Il mercato delle memorie DRAM e NAND sta attraversando una fase di forte instabilità, con aumenti di prezzo che iniziano a preoccupare l'industria tecnologica globale. Il mese di maggio ha segnato il secondo incremento consecutivo superiore al 20% per i chip di memoria DDR4, portando il costo di 8 GB a 2,10 dollari rispetto agli 1,65 dollari di aprile. Questa impennata segue un periodo di relativa stabilità che aveva caratterizzato i primi mesi dell'anno, dopo i cali significativi registrati nell'ultimo trimestre del 2024. L'aumento repentino dei prezzi sta creando un effetto domino che rischia di ripercuotersi presto sui consumatori finali.
Secondo quanto riportato da Business Korea, la causa principale di questa tendenza al rialzo va ricercata nelle strategie di approvvigionamento. Molte compagnie hanno infatti iniziato ad accumulare scorte di chip di memoria in risposta all'annuncio dei cosiddetti "dazi della Liberazione" da parte del presidente Trump ad aprile 2025. Nonostante il giorno successivo all'annuncio Trump avesse specificato che i chip per computer sarebbero stati temporaneamente esenti dalle nuove imposte, l'incertezza ha spinto molte aziende a tutelarsi.
L'implementazione completa di questi dazi, originariamente prevista per la settimana seguente all'annuncio, è stata poi sospesa per 90 giorni con una decisione dell'ultimo minuto. Tuttavia, la dichiarazione di Trump riguardo l'intenzione di applicare tariffe sui chip ha mantenuto alta la preoccupazione: anche per i produttori che assemblano computer negli Stati Uniti, i costi aumenterebbero inevitabilmente. Questo clima di incertezza ha portato a un accaparramento preventivo di componenti, particolarmente evidente per i chip DDR4 di fascia economica.
Le memorie DDR4 (qui trovate un kit perfetto per il vostro vecchio PC), infatti, sono destinate principalmente a prodotti dal prezzo contenuto che difficilmente potrebbero assorbire aumenti significativi dei costi di produzione senza ripercussioni sul prezzo finale. Questo spiega perché le aziende si stiano affrettando ad acquistare questi componenti mentre sono ancora relativamente accessibili.
Il panorama è ulteriormente complicato dalle mosse strategiche dei principali produttori mondiali di DRAM. Samsung, Micron e SK hynix, che dominano il mercato globale, hanno annunciato l'intenzione di abbandonare progressivamente la produzione di memorie DDR4. Questa decisione è stata motivata dalla crescente concorrenza proveniente dalla Cina, dove aziende come CXMT e Fujian Jinhua hanno adottato politiche di prezzo molto aggressive, offrendo prodotti DDR4 nuovi a prezzi inferiori rispetto alle memorie ricondizionate dei tre colossi.
Un elemento sorprendente in questo scenario già complesso è stato l'annuncio da parte di CXMT di interrompere la produzione di DDR4 nello stesso periodo, apparentemente su indicazione di Pechino. Una scelta che fa nascere alcuni interrogativi sulle strategie industriali cinesi nel settore dei semiconduttori e potrebbe rappresentare un riallineamento tattico in risposta alle tensioni commerciali internazionali.
La combinazione tra riduzione dell'offerta e aumento della domanda sta creando una pressione al rialzo sui prezzi che difficilmente si allenterà nel breve periodo. Se non si verificheranno stabilizzazioni sia sul fronte delle politiche tariffarie globali sia su quello della produzione di memorie DDR4, è ragionevole attendersi che i costi continuino a crescere nei prossimi mesi.
I movimenti di prezzo più significativi prima dell'attuale fase di rialzo si erano verificati a settembre e novembre del 2024, quando si erano registrati cali rispettivamente del 17% e del 20%. Questo aveva portato a un periodo di relativa stabilità tra dicembre e marzo, bruscamente interrotto dagli eventi di aprile. La volatilità attuale rappresenta quindi un'inversione netta rispetto alla tendenza precedente.
Per i consumatori, queste dinamiche di mercato potrebbero presto tradursi in un aumento dei prezzi di computer, smartphone e altri dispositivi che utilizzano memorie DRAM e NAND. Le aziende produttrici potrebbero infatti trovarsi costrette a trasferire almeno parte dei maggiori costi sui prezzi finali, specialmente per i prodotti di fascia medio-bassa dove i margini sono già ridotti.