Risultati: prestazioni RAID 5

Intel ci ha dato sei SSD DC S3500 equipaggiati con il controller proprietario SATA 6 Gbps integrato. Li abbiamo collegati alle sei porte del chipset C226, abbiamo usato diverse modalità di RAID software e usato due sistemi operativi per scoprire le prestazioni di questa configurazione.

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a cura di Tom's Hardware

Risultati: prestazioni RAID 5

Il RAID 5 può sosterene la rottura di un'unità. RAID 6 - non supportato dal controller integrato di Intel - mantiene l'array anche se si rompono due unità. Se realizzate un volume usando degli SSD, il RAID 5 vi costerà un'unità e la sua capacità. Usando un trio di SSD DC S3500 da 480 GB, perdere un terzo della capacità totale è pesante. Sacrificare un'unità in un array di sei unità è un problema decisamente minore. Se aggiungete unità alla configurazione, la percentuale di capacità che perdete scende.

Solitamente, scrivere ulteriori  dati di parità significa anche che le prestazioni scendono sotto i livelli garantiti da una singola unità, in particolare senza il caching DRAM. La Rapid Storage Technology di Intel si affida alla CPU e non a un controller RAID dedicato, ma può aiutare a velocizzare le scritture in modo rilevante (in particolare quelle sequenziali), a seconda di come è configurato il caching. Detto questo, abilitare il caching è decisamente più utile con insiemi di dischi meccanici, dato che le scritture casuali sono letteralmente casuali. Se un dato è nella cache dell'array, è servito a velocità DRAM. Se non lo è la latenza sale perché le operazioni di I/O si trovano altrove. Tale penalizzazione non impatta sulla maggior parte degli array di hard disk, ma rallenta gli SSD in modo più netto.

È poi un problema che il caching in lettura e scrittura non possa essere completamente disimpegnato dall'RST in RAID 5. Per una velocità potenziale maggiore, gli hard disk dovrebbero leggere dati in prossimità di un settore richiesto e gettare l'informazione in un buffer con la speranza che, se dovesse essere chiamata, sia disponibile rapidamente. Questo è plausibile con un'operazione sequenziale, ma molto meno quando si tratta di accessi casuali. Questo stesso principio si applica agli array RAID. Il caching in scrittura può essere disabilitato per ragioni di sicurezza dei dati, ma RST ha sempre qualche forma di lettura "in anticipo" abilitata, facendo passare il dato in un buffer RAM sull'host per un uso successivo. Il buffer di un hard disk solitamente incamera questa informazione, ma la configurazione RAID passa il dato al controller.

A cosa finisce per assomigliare tutto questo? Nelle ultime due pagine abbiamo toccato circa 1,6 GB/s di throughput usabile con il PCH di Intel. Ora, considerate questa classifica:

Con il comportamento in lettura anticipata che passa dati adiacenti non richiesti alla memoria di sistema, le letture sequenziali godono di un incremento rilevante, fin quando c'è cache DRAM. Come potete vedere le letture da un array RAID 5 a tre unità raggiunge lo stratosferico risultato di 3 GB/s. Il dato non arriva dagli SSD, ma piuttosto dalla DDR3. Insomma, ottenere un grande incremento richiede un notevole uso dell'unità. È molto più facile impilare i comandi su un disco rigido, ma è molto più impegnativo farlo nel mondo reale su un SSD, poiché servono richieste in modo molto più rapido.