Ubuntu vuole dire addio ai 32 bit, Valve e Wine insorgono

Polemica in corso tra Canonical, Valve e Wine: Canonical prima annuncia l'addio ai 32 bit, poi a fronte delle rimostranze, fa parziale marcia indietro.

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a cura di Manolo De Agostini

Canonical
, sviluppatore di Ubuntu, continuerà a supportare un numero selezionato di software a 32 bit con le versioni di Ubuntu 19.10 e 20.04 LTS. L’azienda l’ha comunicato sul proprio blog, dopo che in precedenza aveva annunciato che Ubuntu 19.10 non avrebbe più supportato pacchetti e software a 32 bit.

La parziale retromarcia è figlia della presa di posizione di Valve e degli sviluppatori di Wine, il famoso layer di compatibilità open source pensato per far funzionare i software Windows su altri sistemi operativi, che nelle ore precedenti si erano detti pronti a interrompere del tutto il supporto a Ubuntu.

Steve Langasek, sviluppatore di Ubuntu, aveva affermato che “il team di ingegneri ha analizzato i fatti e ha concluso che non dovremmo continuare a portare avanti i386 come un'architettura. Di conseguenza i386 non sarà inclusa come architettura per la release 19.10, e inizieremo a breve il processo di disabilitarla per la serie Eoan lungo l’infrastruttura Ubuntu”.

La decisione ha provocato grande tumulto nella comunità di Linux, specialmente in quella di Wine. La maggior parte dei software più usati è oggi disponibile anche in versione a 64 bit. Purtroppo i vecchi giochi a 32 bit sono stati abbandonati dai loro sviluppatori tempo fa, quindi non funzionerebbero su una versione di Wine a 64 bit.

A fare eco a Wine ci ha pensato Pierre-Loup Griffais, sviluppatore di Steam, che su Twitter ha espresso tutto il suo malumore. “Ubuntu 19.10 e le future release non saranno ufficialmente supportate da Steam o consigliate ai nostri utenti. Valuteremo modi per minimizzare i problemi per gli utenti esistenti, ma concentreremo il nostro focus su una distribuzione differente, al momento da definire”.

A fronte di queste prese di posizione, Canonical ha affermato che lavorerà con sviluppatori selezionati di app a 32 bit per assicurarsi che queste continuino a funzionare su Ubuntu 19.10 e 20.04. In che modo? Facendole funzionare in container, qualcosa che potrebbe non far felici gli sviluppatori di Steam e Wine.

Canonical ha ribadito che sul lungo termine i software a 32 bit dovranno cedere il passo, dato che molti non sono più aggiornati e rappresentano un rischio per la sicurezza. “C’è un rischio reale per chiunque faccia girare un gruppo di software soggetto a pochi test. I fatti sono che la maggior parte dei package x86 a 32 bit non è quasi mai usata. Questo significa meno occhi puntati e più bug. Il software continua a crescere in dimensioni, il che rende difficile persino realizzare nuovi software in ambienti a 32 bit. Avrete sentito di Spectre e Meltdown – molte delle mitigazioni per questi attacchi sono indisponibili per i sistemi a 32 bit”.

Ubuntu non è l’unico sistema operativo pronto ad abbandonare i 32 bit. Mojave è l’ultima edizione di macOS a supportarli, mentre Catalina – attesa a settembre – permetterà solo ai software a 64 bit di funzionare. Anche Google si è mossa in quella direzione, imponendo dal primo agosto agli sviluppatori di creare versioni a 64 bit delle loro app, altrimenti saranno rigettate.