Le GPU NVIDIA potrebbero presto essere dotati di sistemi di tracciamento e disattivazione remota. Una proposta legislativa che arriva (ovviamente) da gli USA e sa di film di spionaggio, ma che in realtà riflette quanto l'intelligenza artificiale sia diventata una questione di sicurezza nazionale, trasformando componenti hardware in potenziali asset strategici soggetti a controlli degni di tecnologie militari.
Secondo quanto riportato da Reuters, il rappresentante democratico Bill Foster sta preparando un disegno di legge che imporrebbe ai produttori di chip AI di implementare tecnologie in grado di tracciare la posizione geografica dei componenti e, potenzialmente, disabilitarli se rilevati in paesi sottoposti a restrizioni. La proposta, che avrebbe già ottenuto supporto bipartisan, si baserebbe su tecnologie di tracciamento che, secondo Foster, esisterebbero già e sarebbero parzialmente integrate nei chip NVIDIA attuali.
La misura rappresenta l'ennesimo tentativo dell'amministrazione americana di contenere l'avanzata tecnologica cinese nel settore dell'intelligenza artificiale, dopo le restrizioni all'esportazione imposte nel 2022. Il nodo centrale è impedire che i microprocessori più potenti finiscano nelle mani di Pechino, consolidando un divario tecnologico che Washington considera vitale per la propria sicurezza nazionale.
Le tensioni tra Stati Uniti e Cina nel settore tecnologico non sono una novità, ma la crescente importanza dell'intelligenza artificiale ha intensificato la competizione. Nel 2022, l'amministrazione Biden ha imposto severe restrizioni sull'esportazione di chip avanzati verso la Cina, creando un sistema a tre livelli che classifica i paesi in base alla possibilità di ricevere tecnologia americana. Un sistema che doveva entrare in vigore questo mese, ma che potrebbe essere rivisto dall'amministrazione Trump con l'introduzione di licenze individuali per ciascun paese.
Nonostante gli appelli di NVIDIA a "accelerare la diffusione della tecnologia AI americana in tutto il mondo", appare del tutto improbabile un allentamento delle restrizioni. La situazione ha già impattato negativamente sui bilanci dell'azienda, che ha dichiarato come il primo trimestre potrebbe includere "fino a circa 5,5 miliardi di dollari di addebiti associati ai prodotti H20 per inventario, impegni di acquisto e riserve correlate".
Le preoccupazioni americane non sono infondate. Ci sono state conferme di chip soggetti a restrizioni che hanno comunque raggiunto il mercato cinese, come dimostrato da un caso che potrebbe costare a TSMC oltre un miliardo di dollari dopo che uno dei suoi chip è stato trovato in un processore Huawei. Quando la stessa NVIDIA ammette che "la Cina è appena dietro di noi" nella corsa all'AI, non sorprende che i legislatori statunitensi vadano in allarme.
La soluzione proposta dal disegno di legge di Foster si baserebbe su un sistema in cui i chip comunicherebbero con un server centrale, misurando il tempo impiegato dal segnale per tornare indietro. Questo permetterebbe di determinare approssimativamente in quale paese si trova il componente. La funzionalità di disattivazione remota rappresenterebbe un ulteriore livello di controllo, sebbene rimangano dubbi su come un tale sistema potrebbe essere implementato senza possibilità di essere aggirato.
Il meccanismo di tracciamento proposto non mira a rendere assolutamente impossibile l'acquisizione di chip funzionanti da parte della Cina, ma piuttosto a creare sufficienti ostacoli da scoraggiare i tentativi. Una strategia che potrebbe allinearsi con gli stessi obiettivi di Pechino, che sta cercando di ridurre la propria dipendenza dalla tecnologia americana sviluppando soluzioni indigene per i semiconduttori.
In questo scenario, NVIDIA sembra essere l'unico vero perdente. L'azienda, attualmente la terza più grande al mondo dopo Apple e Microsoft, vede nel mercato cinese un'importante fonte di ricavi. Sebbene la sua posizione dominante nel settore dei chip AI e la sua capitalizzazione di mercato suggeriscono che, nonostante le restrizioni, il colosso guidato da Jensen Huang difficilmente vedrà compromessa la propria stabilità finanziaria, perderlo sarebbe comunque un duro colpo.
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