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La memoria quantistica che dura 30 volte di più esiste davvero

Grazie a un minuscolo dispositivo che usa il suono come “contenitore”, Caltech compie un passo chiave verso computer quantistici finalmente utilizzabili.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 28/08/2025 alle 15:08

La notizia in un minuto

  • Ricercatori del Caltech hanno sviluppato una memoria quantistica che utilizza onde sonore per conservare informazioni quantistiche 30 volte più a lungo rispetto ai metodi tradizionali
  • La tecnologia sfrutta i fononi (particelle di vibrazione) in oscillatori meccanici che funzionano come "diapason in miniatura", evitando la dispersione di energia nello spazio
  • Il sistema rappresenta un passo cruciale verso computer quantistici scalabili, anche se richiede ancora miglioramenti nella velocità di trasferimento dati per applicazioni pratiche

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Un team del California Institute of Technology ha sviluppato una tecnologia che trasforma l’informazione elettrica in onde sonore, prolungando in modo significativo la durata degli stati quantistici. Gli studenti Alkim Bozkurt e Omid Golami, guidati dal professor Mohammad Mirhosseini, hanno dimostrato che questa tecnica può estendere i tempi di conservazione fino a 30 volte rispetto ai metodi tradizionali. Il sistema sfrutta i fononi, particelle di vibrazione analoghe ai fotoni, utilizzati come “diapason in miniatura” capaci di operare alle stesse frequenze dei qubit superconduttori.

Vantaggi di una tecnologia in evoluzione

L’uso delle vibrazioni meccaniche presenta vantaggi notevoli: a differenza delle onde elettromagnetiche non si propagano nello spazio libero, evitando dispersioni di energia e interferenze tra dispositivi vicini. Questo permette di integrare numerosi oscillatori su un singolo chip e di ottenere tempi di archiviazione nettamente più lunghi.

Le onde acustiche viaggiano molto più lentamente di quelle elettromagnetiche

I test hanno confermato prestazioni superiori di tre ordini di grandezza rispetto ai qubit superconduttori più avanzati. Come sottolinea Mirhosseini, la possibilità di “tornare” a uno stato quantistico quando serve è cruciale per l’esecuzione di operazioni logiche complesse.

Prospettive future e sfide tecniche

Il dispositivo funziona collegando un qubit superconduttore a un oscillatore meccanico formato da piastre flessibili che vibrano a frequenze gigahertz. Applicando una carica elettrica, queste interagiscono con i segnali quantistici, consentendo di archiviare e successivamente recuperare i dati. Restano però sfide importanti: per rendere la piattaforma pienamente operativa servirà aumentare da tre a dieci volte la velocità di trasferimento delle informazioni, un traguardo su cui il team è già al lavoro.

La ricerca, pubblicata su Nature Physics con il supporto dell’Air Force Office of Scientific Research e della National Science Foundation, segna un passo decisivo verso memorie quantistiche scalabili. Questi progressi avvicinano l’obiettivo di computer quantistici capaci di affrontare problemi oggi irrisolvibili, aprendo prospettive rivoluzionarie per la scienza e la tecnologia del futuro.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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