La membrana cellulare, quella sottile barriera flessibile che delimita ogni cellula vivente, potrebbe essere molto più di una semplice frontiera passiva tra l'interno e l'esterno. Un nuovo modello teorico sviluppato dal gruppo di ricerca guidato da Pradeep Sharma suggerisce che i continui movimenti molecolari di questa struttura potrebbero generare autonomamente segnali elettrici significativi, aprendo prospettive inedite sulla comprensione dei meccanismi bioelettrici fondamentali. La scoperta si inserisce in un filone di ricerca che sta progressivamente ridefinendo il ruolo attivo delle membrane biologiche, tradizionalmente considerate elementi strutturali inerti piuttosto che generatori dinamici di fenomeni elettrici.
Il cuore del meccanismo proposto risiede in un fenomeno fisico noto come flessoelettricità, che si manifesta quando la deformazione o la curvatura di un materiale produce una risposta elettrica. Nel contesto cellulare, le membrane sono sottoposte a continue sollecitazioni meccaniche generate dall'attività metabolica interna. Le proteine cambiano continuamente conformazione, interagiscono con altre molecole ed eseguono reazioni chimiche come l'idrolisi dell'ATP, il processo attraverso cui le cellule scompongono l'adenosina trifosfato per liberare energia utilizzabile. Questi processi biochimici non sono eventi isolati: esercitano forze reali che spingono, tirano e deformano la membrana, provocandone piegamenti, increspature e fluttuazioni su scala nanometrica.
Il modello matematico elaborato dai ricercatori dimostra che tali deformazioni membrane possono tradursi in differenze di potenziale elettrico misurabili tra l'interno e l'esterno della cellula. L'aspetto sorprendente emerge dall'ordine di grandezza di questi voltai: secondo i calcoli teorici, le tensioni generate potrebbero raggiungere valori fino a 90 millivolt, una cifra paragonabile alle variazioni di potenziale osservate nei neuroni durante la trasmissione degli impulsi nervosi. Non solo l'ampiezza, ma anche la dinamica temporale di questi segnali risulta compatibile con i fenomeni neurofisiologici: le oscillazioni di voltaggio possono verificarsi nell'arco di millisecondi, allineandosi perfettamente con la forma e la velocità tipiche delle curve di potenziale d'azione neuronale.
Il quadro teorico proposto va oltre la semplice generazione di voltaggio, prevedendo che queste tensioni indotte meccanicamente possano svolgere un ruolo attivo nel trasporto ionico. Gli ioni, atomi elettricamente carichi essenziali per la segnalazione cellulare e l'omeostasi, normalmente si muovono lungo gradienti elettrochimici, ovvero dalle regioni ad alta concentrazione verso quelle a bassa concentrazione. Tuttavia, secondo questo modello, le fluttuazioni attive della membrana potrebbero spingere gli ioni nella direzione opposta, contrastando i gradienti naturali. I ricercatori collegano questo comportamento controcorrente a proprietà intrinseche della membrana, tra cui l'elasticità meccanica e la risposta ai campi elettrici, parametri che determinerebbero sia la direzione del movimento ionico sia il tipo di carica trasportata.
Le implicazioni di questo framework teorico si estendono ben oltre la comprensione della singola cellula. Gli autori suggeriscono che applicando gli stessi principi fisici a popolazioni cellulari coordinate, diventi possibile esplorare come l'attività sincronica delle membrane generi pattern elettrici su scala tissutale. Questo approccio potrebbe fornire una base fisica rigorosa per fenomeni complessi come la percezione sensoriale, l'attivazione neuronale e persino i meccanismi interni di raccolta energetica cellulare. La capacità delle cellule di "raccogliere" energia dal proprio ambiente metabolico attraverso fluttuazioni membranali rappresenterebbe un meccanismo di conversione energetica finora sottovalutato.
Dal punto di vista applicativo, il modello apre prospettive interessanti nell'ambito dei materiali bio-ispirati e della cosiddetta materia intelligente fisicamente. Comprendere in dettaglio come le proprietà meccaniche ed elettriche delle membrane biologiche si integrino per produrre segnali elettrici potrebbe guidare lo sviluppo di sistemi artificiali capaci di imitare il comportamento elettrico dei tessuti viventi. Questi materiali di nuova generazione potrebbero trovare applicazioni in biosensori avanzati, interfacce cervello-macchina di prossima generazione o dispositivi protesici più integrati con i sistemi biologici naturali.
Naturalmente, questo lavoro costituisce un'elaborazione teorica che richiederà validazione sperimentale approfondita. Sarà necessario sviluppare tecniche di misurazione sufficientemente sensibili per rilevare le tensioni elettriche generate dalle fluttuazioni membranali su scala subcellulare, distinguendole dai molteplici altri processi elettrochimici che avvengono simultaneamente. Gli esperimenti futuri dovranno verificare se i valori di voltaggio predetti dal modello matematico corrispondano effettivamente a quelli misurabili in cellule viventi, e se le proprietà meccaniche ed elettriche della membrana influenzino effettivamente il trasporto ionico nelle modalità teorizzate.