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Manipolare la luce come un software: la svolta della Cornell

I ricercatori di Cornell hanno sviluppato un chip ottico programmabile che cambia il colore della luce unendo fotoni, senza bisogno di nuovi chip.

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Avatar di Antonello Buzzi

a cura di Antonello Buzzi

Senior Editor

Pubblicato il 09/10/2025 alle 08:25

La notizia in un minuto

  • I ricercatori della Cornell University hanno sviluppato un chip ottico programmabile che permette di cambiare il colore della luce attraverso la fusione di fotoni, eliminando la necessità di fabbricare nuovi dispositivi per ogni combinazione di colori
  • Il dispositivo sfrutta la fotonica nonlineare combinando un intenso campo elettrico con tecniche di manipolazione della luce, creando un sistema universale e riprogrammabile per controllare le conversioni di frequenza
  • Le applicazioni spaziano dalle reti di comunicazione classiche alle reti quantistiche, dove potrebbe rivoluzionare l'interconnessione tra sistemi quantistici diversi convertendo la luce nella banda delle telecomunicazioni
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

La sfida di cambiare il colore della luce attraverso la fusione di fotoni ha trovato una soluzione rivoluzionaria nei laboratori della Cornell University, dove un team di ricercatori ha sviluppato un chip ottico programmabile che elimina la necessità di fabbricare nuovi dispositivi per ogni combinazione di colori desiderata. Questa innovazione, pubblicata sulla prestigiosa rivista Nature, rappresenta un salto di qualità nel campo della fotonica nonlineare, aprendo scenari inediti per le comunicazioni quantistiche, l'elaborazione ottica dei segnali e la spettroscopia avanzata. Il dispositivo, sviluppato sotto la guida di Peter McMahon, professore associato di fisica applicata e ingegneria presso la Cornell, promette di trasformare radicalmente il modo in cui manipoliamo la luce a livello molecolare.

La rivoluzione dell'ottica nonlineare programmabile

Il principio alla base di questa innovazione risiede nella capacità di superare i limiti dell'ottica lineare tradizionale, quella che caratterizza la maggior parte dei dispositivi ottici della vita quotidiana, dagli occhiali agli schermi degli smartphone. Mentre nell'ottica lineare i fotoni mantengono invariata la loro frequenza e tendono a ignorarsi reciprocamente, nel regime nonlineare le particelle di luce possono interagire tra loro modificando la propria frequenza. Seguendo le leggi di conservazione dell'energia, un fotone ad alta energia può dividersi in due fotoni a metà energia, mentre due fotoni a bassa energia possono combinarsi per formarne uno ad energia superiore.

La vera innovazione consiste nell'aver reso questo processo completamente programmabile attraverso un approccio interdisciplinare. Il team ha combinato due concetti apparentemente distanti: l'applicazione di un intenso campo elettrico sul chip attraverso sonde ad alto voltaggio, che permette conversioni di frequenza in materiali normalmente inadatti, e una tecnica sviluppata vent'anni fa in un campo completamente diverso per manipolare cellule biologiche utilizzando campi di luce strutturati.

L'architettura del dispositivo universale

Il cuore del sistema è costituito da una lastra cristallina planare nella quale la luce può viaggiare esclusivamente in orizzontale, senza possibilità di movimento verticale. Questo particolare tipo di guida d'onda planare riceve la luce laser e consente ai ricercatori di controllare come fotoni di colori diversi possano essere combinati per produrre luce di nuove tonalità all'uscita del chip. La realizzazione fisica del dispositivo è avvenuta presso il Cornell NanoScale Science and Technology Facility, con il contributo determinante di Benjamin Ash, studente che ha giocato un ruolo chiave nella progettazione del processo di fabbricazione.

Ora abbiamo una sorta di dispositivo universale che permette qualsiasi conversione desiderata, in modo riprogrammabile

Logan Wright, ex ricercatore post-dottorale nel gruppo di McMahon, ha intuito come adattare l'approccio della manipolazione biologica per creare dispositivi fotonici programmabili. "Combinando queste due tecniche, siamo riusciti a controllare un materiale rendendolo nonlineare in alcune regioni e lineare in altre", spiega McMahon. "La teoria dell'ottica nonlineare dimostra che per controllare i colori in uscita è necessario essere in grado di modulare la nonlinearità del cristallo in funzione dello spazio."

Applicazioni future e prospettive quantistiche

Sebbene il dispositivo rimanga ancora a livello di dimostrazione concettuale, le sue potenziali applicazioni spaziano dalle reti di comunicazione classiche a quelle quantistiche. Nelle reti ottiche attuali, diversi colori di luce vengono utilizzati all'interno della stessa fibra per trasmettere informazioni tra computer, e questo tipo di dispositivo potrebbe fungere da elemento fondamentale alle estremità della fibra, consentendo modifiche programmabili delle lunghezze d'onda della luce.

L'applicazione più promettente riguarda però le reti quantistiche, dove la capacità di interfacciare bit quantistici che emettono naturalmente fotoni di colori diversi rappresenta una sfida cruciale. La possibilità di convertire questa luce nella banda delle telecomunicazioni e viceversa, il tutto all'interno di un singolo dispositivo programmabile, potrebbe rivoluzionare l'intero settore delle comunicazioni quantistiche, rendendo più efficiente l'interconnessione tra diversi sistemi quantistici e aprendo la strada a reti di calcolo quantistico distribuite su scala globale.

Fonte dell'articolo: phys.org

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