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Fusione nucleare, il Giappone attiva il reattore più grande al mondo (per ora)

Il Giappone attiva con successo il reattore a fusione JT-60SA con magneti superconduttori, un passo importante nella ricerca sulla fusione nucleare per il progetto ITER.

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Avatar di Valerio Porcu

a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Pubblicato il 03/11/2023 alle 12:44

Il Giappone ha attivato con successo il suo nuovo reattore a fusione, JT-60SA, che utilizza magneti superconduttori per confinare plasma caldo in una camera a forma di ciambella. Il reattore, il più grande e avanzato al mondo, esiste per facilitare lo sviluppo del progetto ITER (International Thermonuclear Experimental Reactor). Quest’ultimo, una volta attivato (si prevede nel 2025), sarà l’esperimento di fusione nucleare più grande di tutti, ma per ora il record appartiene al JT-60SA.

Lo scorso 26 ottobre, dopo 15 anni di costruzione e test, il JT-60SA ha prodotto il suo primo plasma, dimostrandosi quindi capace di eseguire le funzioni di base. L’obiettivo è produrre plasma a 200 milioni di gradi Celsius e mantenerlo per almeno 100 secondi. Questo segnerà un passo fondamentale nella ricerca sulla fusione nucleare; uno sforzo teso a dimostrare che questa fonte di energia è davvero qualcosa su cui ha senso puntare, perché se impariamo a gestirla può rappresentare una svolta come se ne sono viste poche nella storia dell’umanità. 

I risultati raccolti dal JT-60SA serviranno poi nello sviluppo del progetto ITER, un programma di cooperazione internazionale grazie a cui si sta realizzando una struttura mastodontica, in Francia. Il reattore JT-60SA, in effetti, esiste proprio come parte degli accordi internazionali che hanno portato alla nascita di ITER. 

JT-60SA è alto circa la metà di ITER e può contenere 135 metri cubi di plasma, un sesto di quanto può gestire ITER. La sua realizzazione ha richiesto più di 15 anni perché ci sono stati incidenti e imprevisti di percorso, tanto che l’accensione in origine era programmata per il 2016. Non tutti i mali vengono per nuocere però: l’incidente di JT-60SA ha fatto perdere due anni e mezzo solo per rifare l’isolamento dei cavi, ma ha anche insegnato qualcosa di importante a chi sta costruendo ITER.

Immagine di copertina: aifarm

Fonte dell'articolo: interestingengineering.com

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