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Dormire poco accelera il declino cognitivo, uno studio lo conferma

Le scansioni mostrano cambiamenti nel cervello simili a chi è più anziano di quattro anni, specie nei soggetti predisposti.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor

Pubblicato il 17/09/2025 alle 18:45

La notizia in un minuto

  • Le persone con insonnia cronica hanno una probabilità superiore del 40% di sviluppare problemi cognitivi, equivalente a un invecchiamento aggiuntivo di 3,5 anni
  • Lo studio della Mayo Clinic su 2.750 adulti anziani ha rivelato che il 14% degli insonni cronici sviluppa deterioramento cognitivo o demenza, contro il 10% di chi dorme normalmente
  • I portatori del gene APOE E4 (fattore di rischio per l'Alzheimer) mostrano declini cognitivi più pronunciati quando associati a disturbi del sonno
Riassunto generato con l'IA. Potrebbe non essere accurato.

Il sonno non è solo un momento di recupero, ma potrebbe costituire un vero scudo protettivo per la salute del cervello. Una ricerca della Mayo Clinic di Rochester mostra infatti che le persone con insonnia cronica sperimentano un declino cognitivo più rapido, con modifiche cerebrali visibili grazie alle tecniche di imaging. I risultati, pubblicati su Neurology, sottolineano il ruolo chiave del riposo notturno nella prevenzione del deterioramento mentale legato all’età.

I numeri che fanno riflettere

Lo studio ha seguito per sei anni 2.750 adulti sani, con età media di 70 anni: il 16% soffriva di insonnia cronica (difficoltà a dormire almeno tre notti a settimana per oltre tre mesi). Tra questi, il 14% ha sviluppato deterioramento cognitivo lieve o demenza, contro il 10% del gruppo senza disturbi del sonno. Dopo aver corretto per fattori come ipertensione e apnee notturne, i ricercatori hanno calcolato che l’insonnia aumenta del 40% il rischio di problemi cognitivi, equivalente a un invecchiamento cerebrale di 3,5 anni.

L’insonnia non compromette solo il benessere quotidiano, ma può lasciare tracce durature nel cervello

Sono emerse due tipologie di insonnia. Chi dormiva meno del solito otteneva punteggi cognitivi inferiori già all’inizio dello studio e presentava più iperintensità della sostanza bianca e placche amiloidi, indicatori di degenerazione neurologica. Al contrario, chi riferiva di dormire più del normale mostrava meno segni di danno cerebrale, suggerendo un possibile effetto protettivo di un sonno più lungo.

Genetica e vulnerabilità individuale

I portatori del gene APOE E4, già legato al rischio di Alzheimer, mostravano un declino cognitivo più rapido se associato a insonnia cronica. Secondo l’autore principale Diego Z. Carvalho, l’impatto riguarda non solo le placche amiloidi, ma anche i piccoli vasi sanguigni cerebrali.

Sebbene lo studio non provi un rapporto di causa-effetto, conferma la necessità di trattare adeguatamente l’insonnia cronica come strategia di protezione cognitiva. Limiti rimangono, come l’affidamento a diagnosi cliniche che potrebbero sottostimare i casi. Ma il messaggio è chiaro: il sonno rappresenta un pilastro essenziale per la resilienza cerebrale con l’avanzare dell’età.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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