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Il supercibo dei salmoni è più piccolo di un granello di sale

Microrganismi invisibili producono nutrienti vitali per insetti e pesci, con anche possibili applicazioni ecologiche future.

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Avatar di Patrizio Coccia

a cura di Patrizio Coccia

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 10/09/2025 alle 19:50

La notizia in un minuto

  • Una diatomea microscopica chiamata Epithemia, in simbiosi con batteri specializzati, fornisce fino al 90% dell'azoto necessario agli ecosistemi del fiume Eel in California, creando una "fabbrica di nutrienti" naturale che alimenta i giovani salmoni
  • Questa scoperta potrebbe ispirare innovazioni tecnologiche rivoluzionarie, dalla produzione di biocarburanti più efficienti allo sviluppo di colture agricole capaci di produrre autonomamente il proprio azoto
  • Il fenomeno è presente in fiumi, laghi e oceani di tutto il mondo, suggerendo che molti ecosistemi acquatici potrebbero beneficiare silenziosamente di questa partnership simbiotica ancora poco studiata

Riassunto generato con l’IA. Potrebbe non essere accurato.

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Lungo le sponde del fiume Eel, nella California settentrionale, i salmoni sono da secoli il cuore delle tradizioni tribali e una risorsa vitale per l’economia locale. Proprio qui, i ricercatori hanno individuato un meccanismo naturale che potrebbe cambiare il modo in cui comprendiamo gli ecosistemi fluviali: una fabbrica invisibile di nutrienti che mantiene i fiumi in salute senza bisogno di fertilizzanti artificiali. Pubblicata su Proceedings of the National Academy of Sciences, la scoperta mostra come la natura abbia sviluppato un sistema perfetto per alimentare i propri ecosistemi acquatici.

Il segreto microscopico della produttività fluviale

Al centro della scoperta c’è l’Epithemia, una minuscola diatomea più piccola di un granello di sale e spessa quanto un capello umano. Racchiusa in un guscio vetroso dal colore bruno-dorato, ospita al suo interno partner batterici chiamati diazoplasti. Questi minuscoli compartimenti trasformano l’azoto atmosferico in nutrimento per le piante, grazie a uno scambio bilanciato: la diatomea produce zuccheri dalla luce solare e i batteri li usano per convertire l’azoto in una forma utile.

Jane Marks, professoressa alla Northern Arizona University, descrive questo meccanismo come “una pipeline naturale di nutrienti pulita, dalla luce solare ai pesci, senza i deflussi inquinanti che causano fioriture algali”.

Un ecosistema che si autoalimenta

In piena estate, i filamenti dell’alga Cladophora si ricoprono di Epithemia dal tipico colore rossastro, formando un tappeto vivente di produttività. In questa fase, l’alleanza tra alga e batteri fornisce fino al 90% del nuovo azoto alla rete alimentare del fiume, sostenendo gli insetti acquatici di cui si nutrono i giovani salmoni.

È come un accordo a stretta di mano: entrambe le parti traggono beneficio, e l’intero fiume prospera

Mary Power, coautrice dello studio e direttrice della Angelo Coast Range Reserve dell’UC Berkeley, ricorda che “i fiumi sani non nascono per caso, ma da interazioni ecologiche come questa”. È grazie a tali equilibri che i corsi d’acqua garantiscono biodiversità, acqua pulita e sostegno alle comunità locali.

Tecnologie del futuro ispirate dalla natura

Grazie a tecniche di imaging avanzate, i ricercatori hanno osservato in diretta questo scambio vitale. Mike Zampini, postdoc alla NAU, lo definisce “un accordo a stretta di mano” che rende l’intero ecosistema più efficiente. Un ciclo così ottimizzato di energia e nutrienti potrebbe ispirare biocarburanti più sostenibili, fertilizzanti naturali e persino colture agricole capaci di produrre autonomamente il proprio azoto, riducendo costi e inquinamento.

Questa simbiosi non è esclusiva del fiume Eel: diatomee come l’Epithemia sono diffuse in fiumi, laghi e oceani di tutto il mondo, soprattutto dove l’azoto è scarso. È probabile che stiano già potenziando silenziosamente la produttività di molti ecosistemi acquatici, aprendo nuove frontiere per la ricerca.

Come sottolinea Marks, “quando la natura sviluppa soluzioni così eleganti, ci ricorda le possibilità che emergono dall’incontro tra persone, luoghi e scienza”. Finanziato anche dalla National Science Foundation, lo studio è un esempio di come la collaborazione interdisciplinare possa svelare i segreti più nascosti della natura e ispirare un futuro più sostenibile.

Fonte dell'articolo: www.sciencedaily.com

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