Android ferma solo il 15% del malware e scatta l'allarme

Secondo una recente ricerca la sicurezza di Android lascia ancora a desiderare. Nel test infatti è stato fermato solo il 15% del malware, nonostante Google fosse stata informata in anticipo.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Android 4.2 riesce a riconoscere solo il 15 percento del malware, stando ai risultati del ricercatore Xuxian Jiang dell'Università del Nord Carolina. A quanto pare quindi non sono serviti a molto i recenti sforzi di Google, mirati proprio a ridurre la quantità di software pericolosi presenti sul Play Store. L'azienda di Mountain View ha infatti introdotto uno scanner contro i malware, che teoricamente dovrebbe bloccare la diffusione di applicazioni maligne.

Sicuri che sia sicuro?

Questa misura di sicurezza però non sembra ancora essere efficace, e non è servita a fermare i 1260 malware che Jiang ha provato a caricare su un Nexus 10: il filtro integrato infatti ne ha individuati solo 193, vale a dire circa il 15,32%. Ad aggravare la situazione c'è il fatto che Google era stata avvisata dei test dai ricercatori, ma non è riuscita a intervenire per tempo, oppure non ha voluto farlo.

Il Play Store di Android quindi è ancora un territorio pericoloso, perché un criminale ha ancora buone possibilità di far passare un'applicazione pericolosa "travestita" da software legittimo, per poi convincere gli utenti a installarla. Una situazione che è anche un'occasione d'oro per aziende come Kaspersky, McAfee, Avast e così via.

Resta invece acceso il dibattito su quanto sia reale il pericolo. Da una parte abbiamo ricerche come questa e analisi più o meno di parte, che dimostrano quanto il malware per Android sia diffuso; dall'altra tanti utenti convinti invece che si tratti di semplice allarmismo, buono solo per i fatturati delle aziende che fanno antivirus. Trovare l'equilibrio tra queste due posizioni non è facile. E la questione non è legata solo ad Android: la ritroviamo infatti anche il mondo dei PC, dove al centro dell'attenzione c'è invece Windows.

L'unica certezza è che negli ultimi anni si è fatto strada il modello di "sicurezza per chiusura", una strada ben rappresentata da iOS (iPhone e iPad), ma seguita anche da Microsoft con Windows RT. L'utente e lo sviluppatore hanno meno libertà, ma (in teoria) la sicurezza è maggiore. Credete che sia uno scambio equo?