App Store generico in Europa, Microsoft non è sola

Microsoft ha deciso di rivolgersi all'ufficio brevetti dell'Unione Europea per dirimere la propria diatriba con Apple sul marchio App Store. Questa volta il colosso di Redmond non è solo: HTC, Nokia e Sony Ericsson ne sostengono l'azione.

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a cura di Manolo De Agostini

La diatriba legale per l'uso del marchio "App Store" e "Appstore" tra Microsoft e Apple attraversa l'Atlantico e finisce nelle mani dei burocrati di Bruxelles. La casa di Redmond ha deciso di rivolgersi all'ufficio competente dell'Unione Europea per dirimere la questione, che Oltreoceano è scoppiata a gennaio. 

L'obiettivo di Microsoft non è solamente quello di ottenere una vittoria globale, ma anche di strappare un verdetto favorevole in uno dei due continenti, facendolo pesare se le cose dovessero complicarsi altrove.

In questo ulteriore passo l'azienda guidata da Steve Ballmer non è sola, ma non è stata seguita da quella Amazon che negli Stati Uniti sta combattendo una battaglia simile, bensì da HTC, Nokia e Sony Ericsson, che si sono unite alla considerazione del colosso di Redmond: il marchio App Store (o Appstore) è generico e il diritto all'uso non può essere concesso a una sola azienda.

"Microsoft e altre aziende leader nel campo tecnologico stanno cercando di far annullare la richiesta di registrazione dei marchi App Store e Appstore. Crediamo che non dovrebbero essere concessi in quanto entrambi mancano di un carattere distintivo. I fatti stabiliscono che App Store significa esattamente quello che è, ovvero un negozio che offre applicazioni, ed è generico per i servizi coperti dalla registrazione. App Store, come toy store o book store è un termine che dovrebbe continuare a restare disponibile a chiunque voglia usarlo per un negozio che vende applicazioni", ha dichiarato un portavoce di Microsoft.

Le argomentazioni portate dal colosso di Redmond all'UE sono quindi del tutto simili a quelle che sta verificando l'ufficio brevetti statunitense. Apple ha depositato il marchio App Store nel 2008, a poche settimane dalla presentazione del negozio di applicazioni per iPhone.

Nel gennaio di quest'anno è partita la controffensiva di Microsoft basata sulla genericità del termine. Evidentemente l'azienda è interessata a usarlo, magari sostituendolo alla dicitura Marketplace adottata in questo momento, che francamente ci sembra poco "musicale".

Apple ha risposto che, se il problema è la genericità, allora anche il marchio Windows sarebbe da ritenersi vago, privo di un senso preciso e caratterizzante. La casa di Cupertino ritiene invece che App Store, nell'immaginario collettivo, abbia ormai un chiaro significato: il negozio di applicazioni digitali presente sui dispositivi iOS.

Lo scontro è andato avanti per mesi e prima di oggi ha visto le due aziende sfidarsi a colpi di esperti linguisti. In questa vicenda, anche se su un sentiero separato, si è inserita Amazon. L'azienda ha usato il termine App Store per il suo negozio di applicazioni su Android e Apple l'ha prontamente denunciata. La società di Jeff Bezos si è difesa sposando una tesi del tutto simile a quella di Microsoft (Amazon morde la Mela: app store è generico).

E ora eccoci al capitolo europeo. Anche in questo caso non mancheranno le perizie di esimi esperti, ma poi alla fine quello che conterà sarà il verdetto della corte. Ognuno di noi può farsi un'idea su questa vicenda che apparentemente sembra grottesca, quasi infantile, ma che probabilmente non lo è: sappiamo bene quanto sia forte il potere di un marchio ben congeniato. 

E forse, proprio secondo questo pensiero, Microsoft ha stabilito che valesse la pena alzare lo scudo e affilare la spada. Se la stoccata andrà a buon fine, lo vedremo.