Contact tracing: Apple e Google mostrano come funzioneranno le app

Apple e Google hanno mostrato come appariranno le app di contact tracing che, come Immuni, utilizzeranno il loro sistema. Niente geolocalizzazione e solo un'app per Paese.

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a cura di Lucia Massaro

La scorsa settimana Apple e Google hanno rilasciato le API che servono a sviluppare le applicazioni per il tracciamento dei contatti da Coronavirus. Per facilitare il lavoro degli sviluppatori, i due colossi hanno fornito degli esempi di codice da eseguire ma anche un esempio di interfaccia grafica. Attraverso degli screenshot, hanno mostrato come funzioneranno le app e come appariranno all’utente. Inoltre, sono state sottolineate le politiche che verranno adottate per l’approvazione delle singole applicazioni.

Google e Apple hanno specificato che ci potrà essere una sola applicazione per ogni Paese, al fine di evitare la frammentazione. Questa app (Immuni nel nostro caso) dovrà essere approvata dalle autorità sanitarie. In nessun caso, potranno essere raccolte informazioni relative alla geolocalizzazione dei soggetti e la raccolta dei dati è limitata a quella strettamente necessaria a contenere la diffusione del virus. Le società della Silincon Valley premono sul concetto di privacy e non approveranno le applicazioni che non rispettano i requisiti imposti.

Arriviamo all’interfaccia e al funzionamento delle app di contact tracing. Nel momento in cui viene installata l’app, l’utente dovrà dare la propria autorizzazione (screenshot 1) affinché il proprio smartphone possa condividere un ID casuale (che cambia ogni 20 minuti circa) con altri smartphone tramite Bluetooth. La prima schermata sottolinea, inoltre, che i dati sono anonimi e che non verrà raccolta nessun’altra informazione personale. L’utente dovrà anche attivare manualmente la funzione per ricevere la notifica di esposizione, ossia quando è stata trovata una corrispondenza con qualcuno risultato positivo al COVID-19.

L’utente che è risultato positivo al tampone potrà liberamente scegliere di condividere l’informazione per far sì che vengano avvertiti – in modo anonimo – le persone con cui è entrato in contatto. Se decide di condividere questo dato, dovrà inserire un codice unico (screenshot 2) che gli sarà fornito dall’autorità sanitaria che ha eseguito il tampone. Ciò vuol dire che in qualche modo l’Istituto Superiore di Sanità o il Ministero della Salute dovranno fornire ai laboratori e agli ospedali un sistema che generi la “chiave diagnostica” che dovrà poi essere riconosciuta da Immuni, che utilizzerà il sistema Google-Apple.

Se si ha avuto un contatto con una persona risultata positiva al test, l’app mostrerà la notifica di esposizione (se attivata). Aprendola, si avranno informazioni sulla data di possibile contagio e sugli step successivi da seguire. In qualsiasi momento, l’utente può decidere di disattivare il sistema di contact tracing (e l’app) e cancellare tutti i dati presenti.

Insomma, il sistema di Google e Apple è ormai stato messo a punto. Ora tocca ai singoli Paesi accelerare sullo sviluppo delle proprie applicazioni. Come sappiamo, l’Italia ha scelto Immuni di cui vi abbiamo parlato approfonditamente in un articolo raggiungibile tramite questo link.

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