Il Galaxy Gear viene restituito dai clienti: che flop!

Il 30% dei clienti Best Buy restituisce i Galaxy Gear acquistati.

Avatar di Dario D'Elia

a cura di Dario D'Elia

Il Samsung Galaxy Gear, il primo smartwatch pensato per il grande pubblico, è un flop probabilmente così grande che una cospicua fetta di clienti statunitensi lo restituisce dopo l'acquisto. In Samsung non riescono a capacitarsi eppure, grazie a un documento interno della catena Best Buy, si è scoperto che il 30% dei clienti riconsegna il dispositivo dopo pochi giorni.

E dire che ogni store è stato attrezzato con stand Samsung per aiutare i clienti. Scontata quindi la decisione di avviare un'indagine per fare chiarezza. Com'è possibile una disaffezione di tale portata?

Galaxy Gear

Alcune risposte sono già chiare a tutti, altre invece si potranno sapere solo fra qualche mese. Il primo dettaglio chiave è che il Galaxy Gear come prodotto autonomo è molto debole: nasce infatti per essere abbinato a uno smartphone o un tablet. Il problema è che continuano a mancare gli adeguati supporti, perché Android 4.3 per Note 2, Galaxy S3, Galaxy S4 e Galaxy S4 Active sarà distribuito dagli operatori mobili statunitensi tra novembre e dicembre. Senza questo aggiornamento oggi di fatto il Galaxy Gear funziona solo con Galaxy Note 3 e Galaxy Note 10.1 2014.

In secondo luogo, ma ne sapremo di più una volta terminato il nostro test sul campo, fin dalla presentazione il dispositivo è sembrato un prodotto acerbo. La stampa specializzata d'oltreoceano ha sottolineato infatti che è compatibile con pochi prodotti Samsung, gestisce solo notifiche per testi, mail e chiamate, il supporto social è debole e infine permane il problema di un ecosistema software molto ristretto.

Insomma, Galaxy Gear non convince ed è verosimile pensare che molti consumatori statunitensi si siano lasciati trasportare dall'hype emotivo del momento rendendosi successivamente conto di aver sbagliato acquisto. Bisogna anche ricordare però che negli Stati Uniti la restituzione è una prassi culturalmente e legalmente assodata. Non è come in Italia che spesso bisogna dare spiegazioni o indottrinare il negoziante sui diritti del consumatore.