Un messaggio anomalo che blocca temporaneamente la schermata principale dello smartphone, un comportamento strano che si manifesta subito dopo aver chiuso le schede di navigazione in Incognito. L'associazione di idee per molti utenti è stata immediata e preoccupante: un virus o un malware contratto visitando siti web poco raccomandabili. La realtà, per fortuna, è molto meno allarmante ma non per questo meno fastidiosa. Non si tratta di un'infezione, ma di un bug software che sembra affliggere il sistema operativo Android 15, con una forte correlazione con l'app Google Chrome.
Il fenomeno è emerso con maggiore insistenza tra gli utenti Samsung che hanno recentemente aggiornato i loro dispositivi a One UI 7, la nuova interfaccia del colosso coreano basata su Android 15. Dopo l'update, un numero crescente di persone ha iniziato a segnalare la comparsa di un pop-up con il messaggio:
"Elaborazione notifica in corso..."
Questo avviso appare per una manciata di secondi, un tempo sufficiente a impedire qualsiasi interazione con le icone delle app presenti sulla home screen o con il cassetto delle applicazioni (l'app drawer).
In un primo momento, i sospetti sono ricaduti su Samsung. La coincidenza temporale tra l'aggiornamento a One UI 7 (il sistema operativo di Samsung Galaxy S25) e la comparsa del problema sembrava un indizio inequivocabile. Molti hanno pensato a un difetto di programmazione nell'ultima fatica software dell'azienda, una delle tante piccole imperfezioni che possono accompagnare le prime versioni di un nuovo sistema. Per una volta, però, Samsung sembra essere innocente.
Un'analisi più approfondita e le testimonianze raccolte su forum e social network, come Reddit, hanno infatti rivelato una realtà diversa. Il medesimo problema affligge anche dispositivi di altri marchi, tra cui Poco e Nothing, che non hanno alcun legame con l'interfaccia One UI di Samsung. Questo ha spostato l'attenzione dal produttore al cuore del sistema: Android stesso, o una delle sue applicazioni più diffuse.
L'indiziato principale è diventato Google Chrome. La maggior parte degli utenti ha notato che il bug si manifesta in modo sistematico dopo aver eseguito una specifica sequenza di azioni. Il metodo più affidabile per "evocare" l'errore consiste nel chiudere tutte le schede di navigazione in Incognito direttamente dal pannello delle notifiche. Subito dopo aver premuto il comando "Chiudi tutte le schede in Incognito", se si tenta rapidamente di avviare un'app dalla home screen, il sistema si blocca per qualche istante mostrando il fatidico messaggio.
Per chi volesse verificare se il proprio dispositivo è affetto dal bug, i passaggi da riprodurre sono i seguenti:
- Aprire l'app Google Chrome.
- Avviare una o più schede in modalità Incognito.
- Tornare alla schermata Home.
- Aprire il pannello delle notifiche.
- Toccare la notifica che permette di "Chiudere tutte le schede in Incognito".
- Immediatamente dopo, provare ad aprire un'applicazione dalla home screen o ad accedere al menù delle app.
Se lo smartphone è vulnerabile a questo bug, l'interfaccia si bloccherà per un paio di secondi, mostrando il pop-up in questione.
Sebbene questa procedura legata a Chrome sia la più citata, alcuni utenti, in particolare possessori di smartphone Galaxy, hanno segnalato che il problema si presenta anche dopo aver utilizzato il pulsante "Chiudi tutto" dalla schermata delle app recenti. Ciò potrebbe suggerire che il problema sia radicato più in profondità in Android 15 e nel modo in cui gestisce la chiusura di processi in background, piuttosto che essere un'esclusiva di Chrome.
Cosa significa questo per l'utente finale? Innanzitutto, è fondamentale ribadire che non c'è motivo di allarmarsi per la sicurezza del dispositivo. Non si tratta di un'infezione o di un tentativo di furto dati. È "solo" un bug, un errore di programmazione che causa un comportamento anomalo ma innocuo. La cattiva notizia, d'altro canto, è che la soluzione non è nelle mani dei singoli produttori come Samsung, Poco o Nothing. Se il problema risiede in Android o in Chrome, l'onere della risoluzione ricade interamente su Google. Gli utenti sono, di fatto, alla mercé dei tempi di reazione di Mountain View.