Microsoft pensa a smartphone con il GPS sempre acceso

Una ricerca Microsoft propone di spostare parte del lavoro di geolocalizzazione su server remoti, e ridurre così i consumi energetici relativi. In questo modo si potrebbe aumentare la frequenza di tali controlli e sviluppare nuove applicazioni.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Microsoft ha ridotto drasticamente il consumo del GPS presente sugli smartphone, prendendo una tecnologia nota e utilizzata nell'ambito degli studi sul comportamento animale. Tutto grazie al cloud computing, nonché al lavoro di Jie Liu di Microsoft Research e la sua squadra.

Le basi di questo progetto prendono il nome di CLEO (Cultivating the Long Tail in Environmental Observations), un sistema pensato per tracciare i movimenti degli animali. CLEO raccoglie solo qualche millisecondo di dati dai satelliti, e può funzionare fino a 18 mesi con due batterie AA. I dati raccolti vanno poi combinati con altre informazioni una volta che il dispositivo è stato recuperato dai ricercatori.

Sembra quindi naturale l'idea di usare lo stesso approccio su uno smartphone, sfruttandone il collegamento a Internet per trasferire i dati su server remoti. Questi ultimi poi si fanno carico dei calcoli necessari, e rimandano al terminale i dati precisi sulla posizione e le altre informazioni geografiche necessarie nel contesto.

Il telefono dovrebbe comunicare frequentemente usando il modulo 3G/LTE, anch'esso una fonte di consumo rilevante, ma il bilancio finale dovrebbe essere comunque positivo proprio considerata la maggiore richiesta energetica del GPS. Senza considerare il fatto che già ora i nostri smartphone comunicano più o meno costantemente per email, social network, notifiche delle applicazioni e tanto altro - quindi potrebbe anche non cambiare nulla, a seconda di come li usiamo.

Questa ricerca - in cui Microsoft non è la sola - non è da prendere in considerazione tuttavia nell'ottica della classica navigazione turn-by-turn, perché in tale contesto nella maggior parte dei casi lo smartphone è collegato a un alimentatore per auto e il problema dell'autonomia non si pone.

Piuttosto, secondo Liu uno smartphone potrebbe eseguire controlli di posizione più o meno costanti senza pesare troppo sull'autonomia. Tale capacità sarebbe un prerequisito per creare sistemi operativi e applicazioni più intelligenti, o almeno più efficaci nell'uso di tali dati. Possiamo immaginare per esempio un'applicazione per smartphone che monitori costantemente il livello di rumorosità delle nostre città. A cos'altro potrebbe servire?