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OPPO A9 2020 recensione: un campione d’autonomia

Recensione OPPO A9 2020, smartphone Android di fascia media basato sullo Snapdragon 665 di Qualcomm con 4 GB di RAM e 128 GB di memoria interna espandibile. In Italia a 249 euro.

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Avatar di Lucia Massaro

a cura di Lucia Massaro

Pubblicato il 06/12/2019 alle 14:07 - Aggiornato il 09/08/2022 alle 12:52

OPPO A9 2020 è lo smartphone che vi fa dimenticare dove avete riposto il caricabatteria. Il punto di forza del nuovo dispositivo del produttore cinese, infatti, è proprio l’eccellente autonomia garantita da una batteria da 5.000 mAh e da qualche rinuncia hardware. Con l’ultimo arrivato nella Serie A, il marchio cinese si posiziona in quella fascia di prezzo compresa tra i 150 e i 250 euro dove ora Xiaomi fa da padrona.

Toccando con mano i prodotti a marchio OPPO, il paragone con i terminali dell’azienda di Lei Jun è inevitabile. Questo perché entrambe le società hanno deciso di puntare tutto sulla strategia dell’ottimo rapporto qualità/prezzo uscendo dai confini nazionali. Una filosofia che – a detta delle varie società di ricerca di mercato – sembra ripagare molto bene.

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A9 2020 arriva in Italia a 249 euro, ma è già possibile reperirlo a prezzi inferiori. Come già detto per la linea di smartphone Reno2, l’arrivo nelle catene di elettronica di consumo - come MediaWorld e Unieuro - darà al marchio una maggiore visibilità che potrebbe assicurargli un più alto successo. Il tutto condito con una piattaforma hardware in grado di offrire buone prestazioni al netto però di qualche aspetto meno convincente che vedremo nel corso della nostra recensione.

Autonomia: il vero punto di forza

Senza mezzi termini, OPPO A9 2020 è un vero campione d’autonomia. Lo smartphone è in grado di offrire una durata che può coprire agevolmente anche due giornate lavorative con un utilizzo medio-alto. Dopo oltre 32 ore dall’ultima ricarica e con tempi del display attivo che hanno superato le 7 ore, la percentuale della batteria segnava ancora il 32%. Risultati davvero eccezionali merito di molti fattori.

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Prima di tutto, sotto la scocca troviamo una batteria da 5.000 mAh (senza supporto per la ricarica rapida) più che sufficiente per supportare il SoC Snapdragon 665 di Qualcomm, lo stesso che troviamo su Redmi Note 8T. Parliamo di un processore poco energivoro che – per altro – su A9 2020 è chiamato a gestire uno schermo IPS LCD da 6,5 pollici con una risoluzione HD+.

Si tratta dunque di un pannello che impatta poco sulla batteria, pur offrendo una discreta esperienza visiva: buoni angoli di visuale, neri poco profondi e visibilità all’aperto leggermente limitata durante giornate particolarmente soleggiate. Certo, una maggiore risoluzione sarebbe stata apprezzata e siamo lontani dalla qualità assicurata dai pannelli OLED ma siamo più o meno in linea con la fascia di prezzo nella quale va a inserirsi.

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Per gestire tutte le operazioni, il processore è accoppiato a 4 Gigabyte di RAM (LPDDR4X) e 128 Gigabyte di memoria interna espandibile. La parte grafica è affidata invece alla GPU Adreno 610. Una configurazione in grado di assicurare ancora delle buone prestazioni. In generale, la navigazione risulta fluida e veloce mettendo a disposizione un’esperienza utente abbastanza convincente.

Ho notato qualche esitazione in alcune circostanze (troppe app in background, utilizzo di più app in contemporanea come Instagram e WhatsApp). Non è escluso che OPPO possa migliorare ulteriormente le prestazioni con qualche aggiornamento futuro. Perfetta la dissipazione del calore, praticamente impercettibile attraverso la scocca realizzata in policarbonato.

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Completissima la connettività che non dimentica il supporto Dual-SIM (utilizzabile contemporaneamente all’espansione di memoria grazie alla presenza di uno slot a tre), NFC, jack audio da 3,5 mm e il Bluetooth 5.0. L’audio stereo è assicurato dall’unico altoparlante posizionato in basso e dalla capsula auricolare. La qualità è ottima.

Design e comparto fotografico senza effetto wow

Il design di OPPO A9 2020 è decisamente meno d’impatto rispetto ai fratelli maggiori Reno2 e Reno2 Z che abbiamo avuto modo di testare nel corso delle scorse settimane. Scompare la pinna di squalo in favore di un più classico notch a goccia, le cornici diventano più visibili e le fotocamere posteriori mostrano una sporgenza - pur restando minima - senza creare nessun problema di stabilità se lo smartphone è poggiato su un piano.

La scocca è realizzata in policarbonato ma riproduce dei piacevoli giochi di colore. Due le colorazioni disponibili: Marine Green e Space Purple. Il pannello tende a trattenere un po’ troppo le impronte digitali. La sensazione comunque è quella di uno smartphone solido. Le dimensioni sono importanti (163.6 x 75.6 x 9.1 mm un peso di 195 grammi). Insomma, è facilmente impugnabile grazie anche allo spessore dei bordi laterali che mostrano una certa curvatura, ma non è altrettanto facile da utilizzare con una sola mano.

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Il sensore biometrico di forma ovale è posizionato sul retro, immediatamente sotto il comparto fotografico. Il riconoscimento delle impronte digitali è soddisfacente (rapido e preciso). Non si può dire lo stesso del riconoscimento del volto affidato alla sola fotocamera anteriore da 16 Megapixel. Funziona discretamente in ottime condizioni di illuminazione, ma spesso non riesce a riconoscere immediatamente il volto. Quasi impossibile sbloccare il dispositivo con luce bassa.

Il comparto fotografico si compone, invece, di quattro fotocamere. Il sensore principale è da 48 Megapixel con obiettivo f/1.8 senza stabilizzazione ottica dell’immagine; il sensore secondario è un grandangolare da 8 Megapixel con obiettivo f/2.2; il terzo sensore è da 2 Megapixel con obiettivo f/2.4 per la modalità ritratto e infine un sensore monocromatico da 2 Megapixel (f/2.4). Una configurazione che offre versatilità.

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I risultati sono lontani da quelli dei top di gamma ma sono allineati a quelli dei diretti concorrenti. In linea generale, di giorno la fotocamera si comporta bene riuscendo a catturare una discreta dose di dettagli e garantendo un buon contrasto. Ho notato qualche difficoltà con la gestione di fasci di colore identici, come la chioma degli alberi, dove i colori risultano un po’ più impastati. Effetti che ho riscontrato anche su altri dispositivi appartenenti alla stessa fascia di prezzo.

Il risultato cala molto in notturna dove si registra un’importante perdita di dettagli, i colori tendono a essere un po’ spenti ed entra in gioco un po’ di rumore digitale. C’è una modalità notte che illumina un po’ di più la scena in condizioni di illuminazione molto scarsa, ma tenderà a ricreare colorazioni che virano verso il giallo/arancione. Gli scatti realizzati con effetto bokeh non sono particolarmente convincenti. I bordi vengono scontornati spesso in maniera imprecisa.

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Discorso analogo per la fotocamera anteriore da 16 Megapixel (f/2.0). I risultati sono molto buoni in diurna e l’effetto bokeh funziona abbastanza bene riuscendo a scontornare meglio della fotocamera posteriore. I risultati cambiano drasticamente invece in notturna. Insomma, è un comparto fotografico che resta nella media ma mi sarei aspettata prestazioni migliori dalla fotocamera posteriore.

Conclusioni: chi dovrebbe acquistarlo?

Non ci sono dubbi. OPPO A9 2020 è l’acquisto ideale per chi desidera uno smartphone affidabile senza grandi pretese dal punto di vista fotografico. La nuova proposta del brand cinese offre un’autonomia sorprendente merito non solo della batteria da 5.000 mAh anche di alcuni compromessi hardware, come per esempio il display da 6,5 pollici con risoluzione HD+. Contribuisce agli ottimi risultati della batteria anche il processore Snapdragon 665 capace di garantire prestazioni soddisfacenti. Il tutto a 249 euro, una cifra tutto sommato adeguata considerando anche il calo di prezzo che caratterizza questa tipologia di dispositivi.

Come già detto in apertura, però, OPPO A9 2020 si posiziona in un segmento estremamente affollato dove Xiaomi domina. I diretti concorrenti infatti sono proprio gli smartphone dell’azienda di Lei Jun, quali Redmi Note 8 Pro e Redmi Note 8T, venduti a cifre simili. Senza dimenticare, i dispositivi del sub-brand Realme che sono acquistabili a cifre comprese tra i 200 e 300 euro. Insomma, per cercare di farsi notare in questo segmento bisognerebbe offrire qualcosa in più all’utente, un tocco di personalità proprio come sta avvenendo con la linea OPPO Reno. Staremo a vedere se A9 2020 riuscirà a contrastare l'avanzata di Xiaomi!

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