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11-11: Memories Retold Recensione, gioia e dolore nella Grande Guerra

Abbiamo recensito per voi 11-11: Memories Retold, nuova avventura targata Digixart e Aardman Animations ambientata nella Prima Guerra Mondiale.

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Avatar di Michele Pintaudi

a cura di Michele Pintaudi

Editor

Pubblicato il 12/11/2018 alle 14:00

Ci sono storie che meritano di essere raccontate, non importa come. Quando uno scrittore da vita a qualcosa di eccezionale, non condividerlo con il resto del mondo sarebbe un errore madornale: perché negare agli altri qualcosa che ha richiesto così tanto lavoro, capace di trasmettere qualcosa oltre che ad intrattenere? 11-11: Memories Retold è anche questo, un’opera intima e introspettiva che ci catapulta indietro di cento anni per farci rivivere la Prima Guerra Mondiale. E dopo averlo provato alla Gamescom in quel di Colonia, oggi possiamo finalmente parlarvene in maniera più approfondita.

Sviluppato da DigixArt in collaborazione con Aardman Animations – studio pluripremiato con ben 46 anni di storia alle spalle – il gioco è la nuova creatura dell’autore francese Yoan Fanise, conosciuto al pubblico per il suo commovente Valiant Hearts: The Great War uscito ormai quattro anni fa. Come noteremo anche in questo viaggio, Fanise fa dell’arte il mezzo per raccontare al meglio qualcosa di coinvolgente e allo stesso tempo toccante. Riesce insomma a creare esperienze, sfruttando al meglio tutti i mezzi a propria disposizione: come appare il risultato finale? Scopriamolo insieme!

Francia, 1916.

11-11: Memories Retold ci porta indietro fino al 1916, a due anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale. Qui vestiremo i panni di due personaggi, le cui vicende si svilupperanno in contemporanea fino ad incrociarsi, un po’ per caso e un po’ per volere del destino. Il primo dei due è Harry, giovane fotografo canadese che ci viene presentato intento a immortalare la bella Julia: figlia del proprietario della bottega e della quale il nostro protagonista è segretamente innamorato. Con l’arrivo nel negozio del Maggiore Barrett, celebre ufficiale dell’esercito che riuscirà senza troppi giri di parole a convincerci, partiremo per un viaggio verso la Francia: diverremo il fotografo ufficiale dell’armata canadese a Vimy.

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Nello stesso momento, in Germania, l’esperto ingegnere Kurt viene a conoscenza di un improvviso attacco a seguito del quale molti soldati sono andati dispersi: tra questi, con tutta probabilità, vi è anche il giovane figlio Max. Senza esitare neanche per un minuto, l’uomo decide di arruolarsi partendo anch'egli alla volta della cittadina francese.

Iniziano così le due avventure, due racconti di guerra diversi ma per alcuni punti di vista quantomai simili: nessuno dei due, infatti, è un combattente. Nessuno dei due avrebbe mai pensato di trovarsi catapultato al fronte, ad assistere in prima persona al massacro di migliaia di persone. Questo tema è forse quello più accentuato all'interno della narrazione, scandita passo dopo passo dai pensieri dei nostri protagonisti che si pongono davanti a tutta una serie di riflessioni sui perché del conflitto.

Proprio dalla narrazione vogliamo iniziare questa analisi, perché sin da subito è evidente il grandissimo lavoro di DigixArt e di Fanise stesso, in grado di raccontare ogni aspetto di quella che era la vita in uno dei periodi più drammatici della storia. Tale racconto scorre, in maniera lenta e inesorabile, grazie alle parole di Harry e Kurt che con due toni differenti ci accompagnano nel viaggio che ha segnato le vite di milioni di persone nella prima parte del secolo scorso. La ricostruzione storica - alla quale contribuiscono i vari oggetti collezionabili presenti nel mondo di gioco - è qui minimale ma allo stesso tempo efficace: nessuno si aspetta un alto livello di approfondimento in un prodotto del genere, in quanto i punti di forza vengono dalla capacità di far immergere il giocatore nella vita di trincea grazie ad una serie di espedienti di vario genere.

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In primis troviamo le ambientazioni, che ci riportano indietro a quegli eventi che hanno segnato l’umanità e che oggi tutti noi studiamo sui libri di storia: tra i primi che ci vengono presentati troviamo appunto la battaglia del crinale di Vimy, uno dei crocevia della Grande Guerra che ebbe luogo dal 9 al 12 aprile 1917. A colpire però, più di tutti gli altri elementi che caratterizzano il gioco, è lo stile grafico: il vero punto di forza del titolo, capace di elevarlo almeno parzialmente a vera opera d’arte.

Già perché giocare a 11-11: Memories Retold è come vivere all'interno di un quadro impressionista. Ci muoviamo, interagiamo, viviamo dentro ad una serie di pennellate che evocano in maniera incredibile gioia, dolore, speranza e spensieratezza dei nostri protagonisti. Un comparto artistico così curato non può che dare al gioco quella spinta in più, rendendo il mosaico complessivo ancora più godibile e soprattutto riconoscibile.

Una menzione d’onore va fatta anche all'ottimo comparto sonoro, partendo dalla spettacolare colonna sonora. Registrata presso gli Abbey Road Studios di Londra, l’opera di Olivier Deriviere rende onore al progetto a cui fa da accompagnamento e anzi riesce ad alzare ulteriormente l’asticella. Una serie di melodie orchestrali capaci in ogni momento di emozionare il giocatore, e che meritano senza ombra di dubbio la candidatura come una delle migliori colonne sonore di questi ultimi anni: appena potete provate ad ascoltarla, vi garantiamo che non ve ne pentirete.

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Il sonoro però non è composto soltanto dalla musica, ma anche da una serie di effetti ben curati oltre che ad un doppiaggio davvero eccezionale, che vede i due protagonisti doppiati in maniera magistrale da due attori come Elijah Wood (che presta la sua voce a Harry) e Sebastian Koch (che invece interpreta Kurt).

Questione di scelte...

Semplice, forse anche troppo, è il gameplay che riprende tutti gli elementi di quelle avventure grafiche che abbiamo apprezzato negli ultimi anni: una linearità di fondo che talvolta ci pone però di fronte a dei bivi, tra Quick Time Event da prendere al volo e scelte che determineranno il prosieguo della nostra storia.

Riguardo a quest’ultimo punto, diverse sono le sfaccettature presenti nel gioco. Prendiamo il personaggio di Harry ad esempio, che con la sua macchina fotografica – dotata di un rullino per realizzare sedici foto alla volta – può decidere di immortalare tutto ciò che lo circonda: attenzione però, perché in base al soggetto che sceglieremo ci saranno delle conseguenze sul morale del nostro fotografo. Una meccanica simile la troviamo anche per quanto riguarda l’altro protagonista, che nello scrivere lettere alla sua famiglia dovrà scegliere attentamente le parole da usare, influenzando di conseguenza il nostro cammino. Molteplici saranno inoltre i finali, dovremo dunque prestare molta attenzione alla strada che decideremo di seguire...

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Dovendo trovare dei difetti alla produzione di DigixArt, va detto che il gioco presenta una sfida pressoché nulla ma a onor del vero non è quello che ci aspettiamo da un prodotto del genere e dunque, senza riserve di alcun genere, va bene così. Non manca qualche bug o qualche imperfezione sparsi qua e là per le varie mappe presenti nel gioco, ma nulla che vada a compromettere l’esperienza complessiva. Non ci sentiamo neanche di criticare troppo la longevità del titolo, completabile in poco tempo ma comunque proposto al pubblico a prezzo budget.

11-11: Memories Retold è dunque uno dei titoli più interessanti di quest’ultima parte dell’anno, capace di coinvolgere il giocatore raccontando in maniera sincera e profonda il dramma della Prima Guerra Mondiale. Riallacciandoci alla frase con cui abbiamo iniziato la recensione ci sentiamo di affermare che sì, è una storia che meritava di essere raccontata. Un’esperienza, più che un gioco, che tutti dovrebbero vivere almeno una volta.

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