Altri buoni motivi per continuare a darsele di santa ragione
Diamo adesso una rapida occhiata al resto delle modalità di gioco incluse in questo nuovo episodio della saga picchiaduro, dato che differiscono ben poco da quelle proposte in generale nelle precedenti edizioni uscite per le versioni casalinghe della Playstation.
Oltre all’immancabile match veloce in singolo, disponibile anche in Team Battle, e al classico Arcade mode, strutturato su una serie di nove incontri consecutivi culminanti con la sfida contro il boss finale, sempre lo stesso per tutti i personaggi e sempre Jinpachi Mishima (a dire la verità, anche nel penultimo match si finisce inevitabilmente per incontrare Devil Jin), il poco raccomandabile paparino di Heihachi che non risulta però selezionabile nella rosa dei lottatori disponibili.
Assodata (per fortuna) l’assenza della modalità Devil Within’ o di qualsivoglia Tekken Force, continuiamo la panoramica con la Story Battle, anche questa un’opzione divenuta ormai una componente irrinunciabile della serie in termini di game design, come al solito ben presentata in apertura dalle splendide illustrazioni in due dimensioni che hanno il compito di introdurre ogni singolo personaggio e conclusa, in caso di successo dell’utente, con un breve e demenziale filmato in CG realizzato con la consueta maestria dal team di produzione.
Non finisce qui: l’Attack mode prevede entrambi i classici Survival e Time Attack, unitamente ad una nuova modalità chiamata Gold Rush, dannatamente utile per guadagnare palate di crediti, che possono comunque essere ottenuti vincendo i match in qualsiasi altra modalità di gioco, e del cui utilizzo parleremo più avanti. Una piccola delusione deriva dal fatto che le arene in cui si svolgono gli incontri vengono sempre selezionate automaticamente in rigida sequenza dalla CPU, tutte comunque realizzate in maniera a dir poco superba, seppur strutturate su un solo piano di gioco, interamente in tre dimensioni e complete di pareti ed altri oggetti contro cui bloccare e continuare a pestare di santa ragione l’avversario di turno.