Amber City, una città di luce e meraviglia | Provato

Abbiamo provato Amber City, un videogioco indipendente sviluppato da Irisloft Studios, in uscita il prossimo 9 settembre.

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a cura di Nicholas Mercurio

La luce, secondo la scienza, è un’onda elettromagnetica che si estende nel vuoto, e in Amber City questo accade in maniera coinvolgente. Illumina ombre e luoghi bui, con i suoi raggi che riflettono sullo specchio d’acqua di una pozzanghera mentre ci indica la via per non farci smarrire chissà dove. C’è la luce che arriva all’improvviso, generata artificialmente, creata e sfruttata dall’uomo per i suoi scopi. Poi c’è la luce naturale, la più bella e sacra di tutte, la vera portatrice di speranza per il mondo intero, l’unica guida su cui possiamo contare, vantando della sua protezione.

Amber City, sviluppato da Irisloft, è un videogioco che esprime questa filosofia con la semplicità che contraddistingue tante produzioni indipendenti. In passato abbiamo giocato a HOSTLIGHT, sfruttando i colori a nostro piacimento per avanzare in un’avventura sfaccettata e stimolante. E abbiamo giocato a Vesper, la celeberrima produzione italiana sviluppata da Cordens Interactive, di cui abbiamo parlato a lungo.

Amber City racconta di una metropoli abbandonata che necessita di un po’ di colore per ridare luce al mondo. L’idea del team, infatti, si basa sulla luce e il suo significato nel panorama mitologico odierno, interfacciandosi anche con la religione cristiana. Servendosene, Irisloft Studios ci ha condotto in una metropoli che un tempo ospitava la vita ma che ora, a causa di chissà quale grande calamità, ha perso l’essenza stessa della sua esistenza.

Nessun nome e nessun ricordo: solo oscurità

È accaduto qualcosa, però, e lo avvertiamo sin dai primi istanti in cui muoviamo i nostri passi all’interno di queste rovine tecnologiche e avanguardistiche che raccontano il passato di un popolo ricco e illustre, ora dimenticato a causa del tempo. Per cinquantanove minuti, il tempo necessario per godersi appieno la demo, ci siamo mossi nell’oscurità di un passato sepolto dai ricordi. Là dove un tempo c’erano l’amore, i sentimenti più importanti e il desiderio di scoprirsi migliori, ora ci sono barriere impossibili da infrangere, erette per proteggere il mondo e cosa rimane di noi.

Eppure, c’è molto altro nel contesto, non solo una città abbandonata e silenziosa. A romperlo, quel silenzio, ci sono i nostri passi e il nostro respiro, e poi c’è una composizione musicale dolce che accompagna ogni nostra scoperta. Ritorniamo a rivedere un mondo dimenticato, che adesso è cambiato: ma che ricordi abbiamo di esso? Cosa ci siamo lasciati alle spalle e abbiamo forzatamente dimenticato? Potremmo dire tutto o nulla a seconda delle occasioni per liberare ogni nostro pensiero e giustificare qualunque nostra scelta passata. Ma non abbiamo alcun ricordo, non c’è nulla che si ricolleghi al nostro passato e non c’è altro. C’è solo da scoprire cosa è accaduto.

Come già abbiamo accennato, Amber City è fatto di grandi silenzi e momenti di riflessione. E per tutto il tempo a sua disposizione si fa conoscere in questo modo. Avvicinarlo a Vesper viene inevitabile perché entrambe le opere mettono al centro la luce non soltanto come scelta di gameplay ma di trama, che si traduce e sintetizza con illuminare l’oscurità e proseguire nell’avventura e nelle sue diramazioni per arrivare a un obiettivo (che ancora ci è oscuro). Attorno ovviamente esiste un contesto e, come per Vesper, anche Amber City ne propone uno altrettanto intrigante. Non siamo su un pianeta ma, come accennavamo prima, ci stiamo muovendo in una città. Non sappiamo il perché, non abbiamo idea di come ci siamo finiti e qual è il nostro scopo, eppure sembra chiaro: c’è una città a cui ridare luce.

Impersoniamo una ragazza silenziosa, probabilmente l’ultima persona rimasta in vita in questo luogo ormai dimenticato. Assieme a lei sopravvivono delle macchine, che un tempo generavano energia e la distribuivano per tutta la città. La giovane è vestita di bianco e i suoi capelli sono argentati: ha un corpo esile, braccia che non potrebbero mai alzare pesi ingombranti e non proferisce parola, per il momento.

Questo ci è utile per capire dove siamo finiti e cosa sta accadendo, oltre che per dare ulteriore spessore a quanto ci circonda. Perché è semplice creare una storia essenziale, ma non è lo stesso quando si elabora un contesto intimista e profondo. Nel caso di Amber City, tuttavia, potremmo trovarci davanti tra qualche mese a un’opera che potrebbe persino ricordare GRIS per lo stile grafico e il taglio scelto per l’occasione. Pur presentandosi senza proclami e non facendo troppo rumore, Amber City appare come una produzione che racconta del mondo con la speranza necessaria per rivederlo nuovamente riprendere il suo corso.

Non è detto che accada con l’umanità, come ci siamo abituati in Stray con gli Oltraggiosi o con le biomacchine in NieR, ma il messaggio finale è sempre quello: nonostante non ci sia più nessun uomo sulla faccia della Terra, c’è ancora qualcuno che lo cura e replica i sentimenti umani. La ragazza in questione, al momento, non ne ha esposto neppure uno, ma pensiamo che siano i gesti a contare. Cosa significa riportare la luce nel mondo? Perché farlo, ora che l’oscurità domina il presente di un mondo spento? Forse perché siamo noi quella luce utile a ridare vita a chi abita il mondo al posto nostro, e ciò ci mette nella posizione di poter rimediare agli errori del passato. Se Vesper ci insegnava a ricordare una civiltà passata, Amber City ci chiede di ridare luce al mondo in un mondo totalmente diverso e in una misura che non pensavamo potesse essere così coinvolgente.

Pur essendo solamente una prova, possiamo confermare che siamo già sorpresi per il contesto costruito dal team indipendente Irisoft Studios, che per l’occasione ha avuto la grande capacità di creare un prodotto che ci appare assolutamente ben scritto e preciso.

Muovendo la ragazza, ci siamo sentiti inevitabilmente al centro di un mondo immobile, che si ritrova a dover fare i conti con il passato mentre si interfaccia con un presente che spetta a noi comprendere. E per quanto possa essere difficile, fa parte del nostro viaggio, in un modo o nell’altro: dobbiamo accettarlo, perché adesso tutto è sulle nostre spalle. Anche se Amber City non ci spiega nulla, viene semplice interpretare quale sia il suo scopo: come tante opere che cercano di mettere al centro le emozioni e di sensibilizzare il giocatore, pure il videogioco di Irisloft Studios lo fa in un modo che potremmo considerare persino inedito.

È un’opera semplice, un prodotto indipendente non intenzionato a cambiare il panorama ma neppure a limitarsi a restare in disparte. A differenza di tante opere che potremmo scomodare, Amber City è una produzione da apprezzare anzitutto per il suo approccio e la sua maturità. Irisloft Studios, scegliendo così di ambientare la sua produzione in una città dimenticata, ha ricreato ovviamente un sistema di gioco funzionale all’esperienza scelta. Abbiamo parlato precedentemente di ridare luce al mondo. In Amber City, però, come avviene?

Noi siamo la luce: Amber City è un viaggio per ridare la vita alla morte

Ci risvegliamo in un luogo chiuso e opprimente, circondati da vecchi utensili e stazioni in disuso. Incredibile ma vero, un ascensore è funzionante, quindi decidiamo di prenderlo e di scendere ai piani inferiori, cambiando così area. È qui che abbiamo il primo contatto con il gameplay di gioco, che ci appare ben delineato: muoviamo un piccolo barlume di luce da un lampione all’altro, illuminando un’area o aprendoci il cammino. Compiamo questa azione per due o tre stanze, finché le cose non si fanno più complesse e ci viene chiesto di assorbire – proprio come Vesper – la luce di cui abbiamo bisogno.

Amber City, sostanzialmente, è un’avventura bidimensionale con un gameplay da avventura dinamica, ma è prima di tutto un videogioco rompicapo, dove è importante ragionare piuttosto che muoversi alla rinfusa senza uno scopo. E ci siamo mossi lentamente, sviscerando in questi cinquantanove minuti cosa ha proposto il team.

Avanzando, abbiamo illuminato altri lampioni e aperto altre strade, ritrovandoci successivamente in un’ampia stanza dove abbiamo controllato un robot, muovendolo su una piattaforma. Amber City, non appena ti sorprende, ecco che ti mette davanti a un nuovo enigma, cambiando le carte in tavola. Al momento, la struttura di gioco ci è sembrata convincente, poiché è delineata in maniera tale da apparire ben amalgamata con il contesto che ci troviamo a vivere. A differenza di Vesper, l’esempio perfetto per parlarvi di luce e ombre, Amber City proietta la propria luce su enigmi differenti e alle volte persino complessi da risolvere.

Il giocatore, infatti, dovrà ragionare a lungo prima di mettere ogni tassello al suo posto, scervellandosi e spremendo a dovere le meningi. Niente che però possa mettere in difficoltà, ma è una scelta di game design che premia il ragionamento e la riflessione. Assorbire una luce ci permette di proiettarla poi su altri oggetti, mentre sincronizzarci con le macchine ci dà la possibilità di muoverle da una parte all’altra, usandole a nostro piacimento. Non c’è la morte ma c’è il restart, che è da utilizzare con parsimonia: la produzione, infatti, consiglia di usarlo solo se è strettamente necessario.

Sbagliare corrisponde, inevitabilmente, a dover ripetere delle azioni già fatte precedentemente, e occorre infatti svolgerle con precisione prima di muoversi sragionando e sbagliando. Gli errori non si pagano con la morte ma ripetendo uno scenario, che nella nostra prova erano in totale cinque, un numero ottimo per i cinquantanove minuti che abbiamo passato in compagnia di Amber City, cercando di carpirne l’essenza.

Cosa aspettarsi?

Ci siamo in ogni caso divertiti al suo interno, perché è un’opera che si dimostra forte e semplice, il che è ottimo per un team indipendente alla ricerca del suo spazio in un panorama così caotico. Pur non essendo esageratamente particolareggiata, ha premesse ottime al suo interno, nello specifico per quanto riguarda il contesto e la storia. Ci auguriamo, ovviamente, che la proposta venga approfondita a dovere e con più attenzione nella sua interezza, sia per designare in questo modo un’opera meglio costruita, quanto per arrivare all’obiettivo che si è prefissata.

Una critica che ci sentiamo di muovere, tuttavia, riguarda le ambientazioni: al momento non ci appaiono troppo diverse le une dalle altre, ma d’altronde è stata una demo breve e immaginiamo ci sia tanto altro da esplorare. Pur non mancando molto alla sua data d’uscita, fissata per il 9 settembre 2022 su PC, Amber City ha saputo attirare la nostra attenzione. Quando la città si aprirà totalmente a noi, il viaggio che intraprenderemo ci cambierà per sempre. Ma è un rischio che siamo disposti a correre.