Call of Duty su Xbox Game Pass, è questo il problema delle antitrust?

Un analista potrebbe aver scoperto il vero motivo della difficoltà riguardante il matrimonio tra Activision e Xbox. E non è direttamente Call of Duty.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Nel corso delle ultime ore, Piers Harding-Rolls, research director e analista di Ampere Games, ha rilasciato una lunga intervista a GamesIndustry, svelando probabilmente il vero motivo l'acquisizione di Activision Blizzard da parte di Microsoft sta incontrando più difficoltà nella sua approvazione. E questo motivo, seppur non detto esplicitamente, non è solamente Call of Duty, ma Xbox Game Pass. Andiamo con ordine e proviamo a capire se dietro le parole di Harding-Rolls sia davvero presente il nodo della discordia.

Perché Xbox Game Pass può essere il vero nodo della discorida

Pierre Harding-Rolls ha cominciato parlando di Xbox Game Pass e di come strategicamente il servizio possa cresce a dismisura con l'inserimento dei Call of Duty all'interno del catalogo. Non c'è ovviamente nessuna certezza che la serie possa essere aggiunta fin da subito al servizio, ma è molto probabile che ciò avvenga, come fatto in passato per esempio con Bethesda.

"L'inclusione di Warzone", continua Piers Harding-Rolls, "può addirittura essere frutto di perk aggiuntive, che aiuterebbero l'engagement e il mantenimento". Esattamente come avvenuto con i giochi di Riot Games, dunque, scaricare uno dei due (tre, contando anche la modalità DMZ) giochi potrebbe avere dei vantaggi per l'utente finale, motivo per cui l'utenza sarebbe ancora più invogliata a iscriversi al servizio. Ed è proprio qui che secondo noi si nasconderebbero i dubbi dell'antitrust.

Call of Duty è solo un cavallo di Troia

Quanti le antitrust parlano di un possibile monopolio, è molto probabile che alcuni dirigenti non si riferiscano solamente a quello dei videogiochi, ma a quello del cloud. Con la chiusura di Google Stadia, se l'acquisizione di Activision Blizzard andasse in posto, Microsoft avrebbe nelle mani un'offerta senza precedenti, che giustificherebbe anche qualsiasi aumento di prezzo. Ed è molto probabile che è qui che si concentrano i maggiori dubbi dei regolatori, che vorrebbero evitare una situazione ambigua.

Come si esce da questa situazione?

Microsoft lo sa bene: per uscire da questa situazione è necessario lavorare di strategia. Lo storico di operazioni simili andate a buon fine gioca a favore della casa di Redmond, ma la realtà è che l'intrattenimento e quello dei videogiochi sono due mercati differenti, che non rispondono alle stesse regole. Citare in causa Disney, per esempio, sarebbe un errore visto che Marvel ha comunque continuato a operare anche su altre piattaforme ed emittenti prima dell'arrivo di Disney Plus e il mercato del cinema ha sempre visto le release dei film nelle sale cinematografiche.

Per riuscire a sbloccare la trattativa, dal nostro punto di vista, servono delle rassicurazioni. E le rassicurazioni che vengono fatte al momento da Microsoft non sono probabilmente sufficienti. Perché sì, il problema sarà anche Call of Duty, ma ancora prima del franchise ci sono le infrastrutture, che potrebbero anche non nascere vista la spaventosa potenza del colosso di Redmond se l'acquisizione andrà a buon fine.

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