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Darkest Dungeon II | Recensione - Un incubo assuefacente e totale

La nostra recensione di Darkest Dungeon II, il nuovo videogioco di Red Hook Studios in arrivo proprio oggi su console e PC

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a cura di Nicholas Mercurio

"La vostra fama è come il fiore, che nasce e muore, e si secca allo stesso sole che gli ha dato vita dall'acerba e spietata terra". A dirlo era Dante Alighieri, autore de la Commedia, del De Vulgarti Eloquentia e di molte opere letterarie che hanno dato origine alla lingua italiana. Queste parole, pesanti come macigni, parlano dell'inizio della vita e della morte, di come quest'ultima sia ovunque, in ogni luogo e giunga su ali oscure attraverso delle fredde parole, a dimostrazione di quanto le pene, specie le peggiori, non riguardino soltanto i peccatori ma pure chi ha tentato di essere pio e beato fino alla fine dei suoi giorni.

Darkest Dungeon II  racconta la morte con l'intensità tipica delle grandi tragedie inglesi, pescando dall'immaginario fantasy europeo e da quello nordamericano, prendendo spunto persino dalla fantasia polacca e dalle favole dell'incubo tedesche. Ben prima di essere questo, tuttavia, la nuova iterazione targata Red Hook Studios è l'opera successiva al capitolo che ha raggiunto uno straordinario successo nel 2016, conquistando un numero incalcolabile di appassionati ed estimatori dell'oscurità, assuefatti totalmente dalle morti che solo opere di questo calibro possono garantire a chi è abbastanza folle da essere attratto dalla follia.

Ed è proprio su questo che si è basato Darkest Dungeon: sull'agonia, la perdizione, il peccato e la vergogna, ma soprattutto sulla redenzione, tematica che, a conti fatti, fa sempre comodo quando si parla di mondi fantastici e situazioni ben meno lusinghiere rispetto a moltissime altre. Darkest Dungeon II, annunciato nel 2018, è un'opera che ha fatto tanto parlare di sé nel corso di questi ultimi anni, accendendo una discussione vivace e stizzita sull'evoluzione della serie e sul suo futuro. Se da una parte c'è chi è spaventato, dall'altra c'è chi non vede l'ora di stringere il mouse o il pad verso una nuova avventura che promette faville, tanta disgregazione, perdite, morti e moltissimo altro. Darkest Dungeon II non ha alcuna pietà. E la nostra Giulia Serena, nel video sottostante, aveva già dato una sua disamina.

Fiamme dall'Inferno, Luci del Paradiso...

Già, nessuna pietà. Proprio come il predecessore, Darkest Dungeon II non prova in alcun modo a essere vivace nei confronti del giocatore e a facilitargli la vita. Il mondo è in rovina, sfilacciato e minacciato da forze del male pronte a tutto pur di renderlo un luogo inospitale e dominato da potenze oscure che non attendevano altro che un momento del genere per fare la loro comparsa, cariche di odio quanto di cupidigia e lussuria. Il sangue è sulle strade, sulle mani dei pochi ancora sani di mente da scampare all'oblio e quei sopravvissuti, nascosti tra le macerie di antiche e meravigliose città, ora cercano disperatamente un appiglio per ricominciare a vivere. Una speranza che, tuttavia, non può perdurare in eterno: gli Adepti, figli di una setta oscura, intendono portare il mondo in un abisso fino senza fine, dominato da creature dell'incubo di ogni genere sorta.

Non esiste pace, non esiste rifugio sicuro e non c'è nessun esercito che può frapporsi fra loro e il dominio totale ormai inevitabile. Rimangono dei guerrieri, qualche cerusico, dei criminali e dei veterani di guerra. E con quattro di essi, infatti, l'avventura ha inizio. Non a piedi, sia chiaro, perché ogni via un tempo sicura, ora è occupata dall'oscurità e dai suoi messi oscuri che non attendono nient'altro che seminare panico e distruzione, come veri e propri messi dell'oblio. La trama dell'opera, in tal senso, si fossilizza sui temi classici del dark fantasy e prende a piene mani dalla letteratura dell'orrore, combinando questi due genere in modo unico e peculiare, dando spessore all'intera evoluzione narrativa. Rispetto al passato, infatti, Darkest Dungeon II propone un'avventura carica e densa di sfaccettature e riflessione grazie a un contesto che, oltre ad apparire deciso e folgorante, coinvolge il giocatore in modo inaspettato com'era accaduto in passato con la prima iterazione.

Il contesto scelto, per l'appunto, è da sempre uno dei miei modelli preferiti. C'è la perdizione, che ormai è dappertutto. C'è la follia, che è alla base dell'opera stessa. E c'è la morte, compagna immancabile sia per gli innocenti quanto per gli eroi scapestrati scelti per sorreggere i filamenti narrativi dell'esperienza di gioco. Darkest Dungeon II, rispetto al passato, ha storie dentro la trama che riguardano i vari personaggi giocabili, una scelta che ho trovato azzeccata e consente oltretutto di conoscere ognuno di loro meglio di quanto potessimo immaginare. Ogni scelta, per l'appunto, ha un peso specifico e decisivo che intacca sia il mondo di gioco quanto i legami fra i compagni, questa volta gestiti meglio e con ottimi spunti.

Se qualcuno si aspetta, quindi, di trovare un'opera che non dà peso all'evoluzione dei personaggi o a una storia non totalmente a fuoco, può considerarsi deluso: l'attenzione verso il racconto, stavolta, è del tutto encomiabile. Complice una scrittura sfaccettata, precisa e mai noiosa, grondante di sfumature e tematiche importanti, Darkest Dungeon II si eleva sotto questo aspetto e sottolinea quanto ogni scelta ha delle conseguenze. E in questo caso, credetemi, ognuna può garantire la vittoria o la fine di tutto, pure della compagnia stessa. Bastarsi su essa e la sua evoluzione, infatti, è il colpo di genio del team che, proprio come il passato, mostra tutto il suo straordinario talento e la sua determinazione per offrire qualcosa di più grande, più intenso e migliore. Già, migliore: se in passato era la mancanza di una storia il problema di Darkest Dungeon, ora non c'è più neppure questa problematica, che aveva a lungo allontanato certi giocatori che si aspettavano dei risvolti negativi o positivi.

In questo caso, insomma, non manca affatto il coraggio e il desiderio di offrire un'opera che andasse ben oltre le aspettative dei fan e della casa di sviluppo stessa, che segue a piene mani il proprio percorso senza fare sconti a nessuno. Come accennavo prima, d'altronde, in opere simili contano soprattutto le ispirazioni: in Darkest Dungeon II ce ne sono così tante e sono tutte infilate in maniera geniale nel tessuto narrativo, nella lore del mondo di gioco e, soprattutto, nel contesto da risultare intelligenti e gestite con estrema intelligenza. Parlo della letteratura e delle leggende inglesi, e di una in particolare: Solomon Kane, il pio guerriero ammazza-demoni reclamato dal Diavolo per le sue malefatte e i suoi atti brutali.

In Darkest Dungeon II, oltre a prendere a piene mani da alcuni dei libri più significativi della letteratura europea, c'è una cura al dettaglio maniacale che nel racconto esplode a tal punto da esaltarlo totalmente. Non pensavo, infatti, che mi sarei trovato nettamente qualcosa di meglio rispetto al passato, né che Darkest Dungeon II avrebbe espanso maggiormente una visione così tanto carica di emozioni quanto di riflessioni e originalità da qualunque poro lo si osservi. Non era facile, specie dopo un periodo in Accesso Anticipato, arrivare così in forma, eppure Red Hook Studios non ha badato a spese e ha osato a tal punto da riuscire a fare qualcosa di inaspettato: creare una storia, un mondo e un contesto brillanti e ben amalgamati.

Tutte le sfumature di Darkest Dungeon II

Dimenticate di andare a piedi, in questo viaggio che conduce alla follia e all'oblio. L'unico modo per spostarsi all'interno di questo mondo ottenebrato e completamente avvolto dalle tenebre e dall'oscurità, è attraverso una diligenza, un mezzo di trasporto fondamentale per esplorare in profondità ogni angolo di questo mondo completamente avvolto dalle tenebre. Per chi fosse capitato su queste pagine per caso attirato magari dalla copertina, deve sapere che Darkest Dungeon II è un roguelite vecchio stampo con caratteristiche da gioco di ruolo ottimamente implementate, con una visuale tridimensionale quando si tratta di muovere la carovana da una parte all'altra del level design, trasformandosi in bidimensionale per menare le mani contro le fiere, gli uomini corrotti e le bestialità provenienti dagli angoli più remoti delle viscere del mondo.

Non esiste, quindi, un vero e proprio hub principale. La diligenza rappresenta la salvezza, quella luce che attraversa le tenebre per illuminare la strada e le anime dei pochi sopravvissuti ancora in piedi. A differenza del passato, Darkest Dungeon II diventa un roguelite a tutti gli effetti, cambiando nettamente il proprio approccio dedicato all'esplorazione del mondo e a tutto il resto. Esistono strade alternative e, soprattutto, luoghi e situazioni imprevedibili e brutali al suo interno che non fanno sconti a nessuno. L'ultima parola, dunque, spetta al giocatore: ogni strada conduce alla morte, ma ce ne sono di sicure in tutta questa ordalia che attendono solamente di essere scoperte e approcciate come meglio si preferisce.

Quando prima parlavo di scelte, mi riferivo proprio questo: Darkest Dungeon II non propone un'avventura lineare, ma ramificata e mai uguale alla precedente, con zone più perigliose di altre e momenti che potrebbero sfiduciare i meno pazienti. In parole povere, una volta superato il percorso scelto in precedenza nonché giunti a destinazione, la locanda diventa un punto di ristoro per curare le ferite e rifocillarsi, oltre che potenziarsi e prepararsi al peggio. Oltre a essere un luogo sicuro posizionato alla fine di ogni area, consente di acquistare potenziamenti, dei miglioramenti per la diligenza e molto altro. Come si raggiunge, però, questo luogo? E quanti pericolo sono celati pronti a fare la loro comparsa?

Tanti, tantissimi e innumerevoli. Ve lo assicuro, Darkest Dungeon II non ha alcuna pietà e ciò si avverte sin dalle prime ore di gioco, al primo scontro. Basandosi sulle tipiche regole dei giochi a turno, il party attacca quello nemico e quest'ultimo fa lo stesso. Dimenticatevi azioni istantanee, perché l'opera è a tutti gli effetti una partita a scacchi in cui è meglio sapere dove si sta andando invece di perdersi completamente, andando allo sbando. Oltre ad abilità speciali, affinità dei personaggi principali e a offensive capaci di sgominare intere squadre nemiche, il risultato avvincente è un altro, straordinariamente riuscito quanto efficace in ogni sfumatura: c'è tempo per i veleni, c'è tempo per l'occulto e c'è tempo per la magia. Avanzando nell'esperienza di gioco, acquisendo dai mercanti preziosi intrugli e molto altro, si possono sbloccare anche nuovi protagonisti.

La struttura di gioco, insomma, è l'evoluzione totale di quanto era stato fatto in precedenza. Migliore, caratterizzata e densa di ottime aggiunte, potrebbe risultare differente per molti, delineata probabilmente in maniera del tutto inaspettata rispetto al passato. Invece, ve lo assicuro, ogni decisione a riguarda è stata presa con intelligenza, concentrandosi per sorprendere e intrattenere, lasciare di stucco e affascinare dal primo all'ultimo momento. E non mi aspettavo, infatti, che sarei rimasto completamente assuefatto da questa struttura di gioco, forte di un contesto unico nel suo genere che potrebbe piacere tanto ai fan dei videogiochi hardcore quanto di quelli vecchio stampo, a mio avviso i migliori in assoluto per game design e visione. Darkest Dungeon II, perciò, rappresenta sul piano ludico una scommessa vinta che non si basa soltanto su una struttura strategica o situazionale. Esagera, perché deve farlo, e lo fa pure ottimamente.

Dove, vi chiederete? Proprio nei suoi dettagli. Descritto come ho fatto io, infatti, potrebbe essere un classico videogioco in cui si muove una carovana nel bel mezzo di un contesto unico interessante. Al contrario, Darkest Dungeon II mantiene dei livelli qualitativi soprattutto nelle piccolezze e nella casualità. Se la luce della carrozza si spegne, se quest'ultima non supera un ostacolo e perde una ruota o se accade qualcosa di irrimediabile, lo scontro con i nemici è inevitabile. E mi è capitato così tante volte, nelle mie quarantacinque ore di gioco, che non avrei mai pensato di arrivare a sperare di sopravvivere per arrivare alla locanda più vicina per ristorarmi e ripartire. Ho visto sofferenza, ho provato ansia ed empatia nei confronti dei miei compagni di viaggio, alcuni dei quali ho dovuto lasciare per strada, omaggiandoli quando passavo nelle vicinanze delle loro tombe.

Ben più che in passato, e lo ripeto di nuovo, i legami sono fondamentali per avere la meglio sia negli scontri che nelle decisioni importanti da prendere durante gli incontri con gli Adepti, i rifugiati e tanti uomini o mostri allo sbando totale, sospesi in un mondo che non sembra voler cercare la luce ma soltanto essere avvolto da un'oscurità senza fine. Perché compiere un viaggio del genere, se ormai la speranza è perduta per sempre? La risposta, unica e secca, può essere solo una: perché altrimenti cosa resta del mondo diventa un banchetto per i corvi e gli sciacalli.

Ab honesto virum bonum nihil deterret (Niente trattiene un uomo buono da quello che l'onore gli chiede, Seneca)

In Darkest Dungeon II, però, a nessuno frega molto dell'0nore. Il sangue è la vita, direbbe Dracula, e molte delle bestialità del gioco, contenute per l'appunto nel bestiario dedicato alla lore, sembrano bearsene. A bearsi, oltretutto, dovrebbe pure essere Red Hook Studios, che anche stavolta è stato capace di andare ben oltre le attese e proporre un videogioco carico di attività, situazioni e imprevedibilità che soltanto il genere roguelite sposato con il bello dei giochi di ruolo può arrivare a proporre con intensità e totale profondità. Non voglio basarmi sul lato tecnico, poiché è inattaccabile, ma sull'intera direzione artistica che, come il predecessore, colpisce nel segno e mette nero su bianco quanto questo mondo, ormai in rovina, sia in bilico.

Ogni personaggio, come accennavo poco più sopra, ha una sua storia. Le illustrazioni, disegnate a mano dagli artisti del team, mostrano i loro patemi e la follia che il mondo di Darkest Dungeon propone. Ho visitato città in fiamme, montagne invalicabili circondati da spuntoni rocciosi, una selva oscura degna di Dante e territori sconfinati dominati da creature di ogni genere, pronte a crogiolarsi nell'odio e nella lussuria. Se Darkest Dungeon II arriva all'obiettivo, è perché c'è stato un profondo studio dietro per proporre qualcosa di diverso e fluido al tempo stesso, mantenendo inalterata quella difficoltà che aveva tanto contraddistinto l'opera principale tempo addietro. L'oscurità attende gli stolti, ma non solo. Anche i temerari.

Voto Recensione di Darkest Dungeon II - PC


9.2

Voto Finale

Il Verdetto di Tom's Hardware

Pro

  • Un videogioco con una storia profonda e ben scritta

  • Un contesto affascinante e che arriva all'obiettivo

  • Difficile, sì, ma quanto assuefacente e totale in ogni scelta

  • Il giocatore ha le mani ovunque nelle decisioni

  • Una struttura di gioco più affinata, fluida e migliorata

Contro

  • La complessità potrebbe sfiduciare molti

Commento

In definitiva, Darkest Dungeon II è l'ottima evoluzione del suo predecessore. Migliorato, più profondo e intelligente rispetto al primo capitolo, rappresenta a tutti gli effetti un gioco che arriva nel momento giusto, uscendo finalmente fuori dall'Accesso Anticipato in forma smagliante. Coinvolgente, potente e ben strutturato, il racconto rappresenta un valido motivo per non farsi sfuggire questa occasione. La struttura di gioco, invece, ormai è tanta classica quanto profonda. Insomma, se l'oscurità vale la pena essere vissuta, meglio non lasciarsela proprio scappare.

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