Meno tattica, più azione

Recensione - Dragon Age 2, l'ultimo gioco di ruolo di BioWare, rinnova lo stile del primo capitolo.

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a cura di Tom's Hardware

Meno tattica, più azione

Ci si lancia così nell'avventura scegliendo una delle tre ambientazioni prestabilite, che non cambiano significativamente la storia; si possono caricare i salvataggi di Dragon Age 1, ma le differenze sono minime. Indipendentemente dall'opzione scelta, il gioco vi avvolge in un'azione pura e coinvolgente, nella quale però non potrete sfruttare tutte le abilità acquisite in passato.

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É un peccato poiché la bellezza del primo episodio risiedeva proprio nel gameplay complesso, nelle pause tattiche multiple obbligatorie durante i combattimenti, da usare per definire una strategia, e nelle abbondanti missioni.

La pausa tattica è sempre presente durante le battaglie, ma serve solo a scegliere il bersaglio per il personaggio principale. I nostri tre compagni invece riescono a cavarsela molto bene con le capacità prestabilite.

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Per lo meno l'IA alleata è stata rifinita a nostro vantaggio. Non è lo stesso per quella nemica, che attacca a caso senza rendersi conto di essere il bersaglio dei nostri violenti e numerosi colpi. I mostri si avventano senza indugiare e bisognerà attaccare prima i più deboli per limitare il danno. In ogni caso, non rischierete molto in questo Dragon Age 2.

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Non avrete più timore di aprire una porta per paura di trovarvi dietro un gruppo di nemici pronti all'attacco. Si privilegia al 100% l'azione, e non tutti lo apprezzeranno. Si nota anche la scomparsa della visuale tattica, ossia dall'alto. Un altro piccolo dettaglio che fa calare il fascino di questo Dragon Age e fa scomparire tutta l'atmosfera strategica delle schermaglie, che si limitano a eliminare una mezza dozzina di nemici contemporaneamente.