Final Fantasy Pixel Remaster | Recensione - Un'enciclopedia sul passato di Square-Enix

Final Fantasy Pixel Remaster è l'edizione definitiva per gli appassionati del brand firmato Square-Enix. Ecco le nostre impressioni.

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a cura di Mario Petillo

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In che modo si potrebbe mai iniziare un articolo riguardante Final Fantasy, a fronte del fatto che la saga è oramai conosciuta da tutti? Solo continuando a incensarne la longevità, la qualità, l'importanza che ha avuto in quanto pietra miliare dell'industria del videogioco, ma per evitare di lanciarci in quello che è il canonico sproloquio di aneddoti, narrazioni prolisse e scontate, proveremo a fare altro, ossia a raccontarvi quanto è stato difficile, ai tempi, poter giocare ai primi sei capitoli della saga. Difficile perché tra release esclusive per il Giappone o per riedizioni che sono rimaste confinate nel Sol Levante (pensare Final Fantasy e Final Fantasy II su Wonderswan Color), fino anche al fatto che Final Fantasy VI negli Stati Uniti è stato per tantissimo tempo Final fantasy III, abbiamo dovuto faticare non poco. Per questo motivo un lavoro come la Pixel Remaster finisce per essere fondamentale in chiave recupero, rinascita e anche di preservazione di opere immortali, che oggi tornano tra le nostre mani in una versione più moderna.

Due maestri all'opera

Kazuko Shibuya e Nobuo Uematsu sono tornati all'opera sui primi sei Final Fantasy per far sì che la Pixel Remaster, ossia una raccolta dal primo al sesto capitolo della saga rimasterizzata in pixel-art, potesse essere fruibile in maniera più aggiornata, più gradevole, adesso. Uematsu ha lavorato a un arrangiamento di alcune sue opere originali, Shibuya ha fatto sì che l'aspetto visivo potesse ben coniugarsi con le esigenze attuali di PlayStation 4 e di Switch, console che ospitano questa collezione. Nessun porting, quindi, nessun lavoro a metà di videogiochi che gradualmente hanno visto delle pubblicazioni complesse e frastagliate, mai del tutto appaganti, da quelle per iPad fino a quelle per DS. Si è deciso di lavorare in maniera molto intensa sui primi capitoli, così da permettere ai più recenti di avvicinarsi a quella qualità che abbiamo già notato su SNES, soprattutto per quanto riguarda le avventure di Tera e Kefka.

Tutti gli sprite sono stati, così, ridisegnati per far sì che vi potesse essere una maggior personalizzazione in tutti i personaggi, esaltando la componente drammaturgica e andando a intensificare il lavoro svolto negli anni da Yoshitaka Amano. Tutti i font, tra l'altro, sono ripresi dalla versione per SNES, così da rispettare anche quella che era una tradizione che la community voleva che fosse mantenuta, andando contro quelle modifiche apportate in quella versione pubblicata per PC prima dell'arrivo della Pixel Remaster su PS4 e Switch.

Rimanendo poi ancorati a quella che è stata la lavorazione, dal punto di vista di riarrangiamento, della colonna sonora da parte di Nobuo Uematsu segnaliamo come sarà accessibile dal menù sia la versione chiptune, quindi quella originale, che quella rimasterizzata, ossia rilavorata adesso, sfruttando tutte le possibilità contemporanee: tra queste il passaggio dall'una all'altra modalità senza dover riavviare il gioco l'esperienza in sé. Provate ad ascoltare, adesso, l'Aria di Mezzo Carattere di Final Fantasy VI: quella che era per anni sembrava vagamente una voce, a causa del sintetizzatore, adesso è qualcosa di davvero udibile. Un altro elemento di grande pregio per i feticisti della musica, desiderosi di godere a pieno di entrambe le strade.

L'approccio moderno ai Final Fantasy

Seguendo lo stile già ben noto che ha spinto le remastered di Final Fantasy VII, VIII e IX a essere rigiocate con grande brio sulle console PlayStation, Square-Enix ha deciso di puntare forte su quelle modifiche al gameplay che possono rendere più rapida l'intera avventura. Possono essere disattivate le battaglie casuali, così da eliminare gli scontri che potrebbero, oggi, risultare anacronistici, soprattutto se siete in fase di esplorazione e non volete essere intralciati ogni momento da qualche avversario. Allo stesso modo si possono modificare sia l'esperienza ottenuta dai combattimenti che i Gil droppati dagli avversari dopo ogni combattimento: sono tre elementi da giostrare in maniera combinata e soprattutto adeguata alle vostre esigenze, soprattutto il disattivare gli scontri casuali, là dove rischiereste di, dinanzi a quelle obbligatorie, essere sovrastati in un sol colpo. La curva della difficoltà, d'altronde, non tiene conto del vostro livello, proprio come erano gli originali Final Fantasy e Kefka si farà beffe del fatto che potreste essere arrivati ad ascoltare Dancing Mad senza nemmeno uno scontro casuale portato a termine.

Per i più esigenti, che vogliono trovare un giusto compromesso tra le due funzioni, sarà possibile attivare un autobattle, in pieno stile Record Keeper su mobile, così da rendere automatiche alcune battaglie e andare a modificare, in ogni momento attraverso il menù, qualsiasi aspetto necessario per avere tra le mani un sussidiario di ciò che può essere l'esperienza di Final Fantasy, plasmandola a vostro totale piacimento. Dal salvataggio rapido, che sostituisce praticamente quello di base, fino alla configurazione dei comandi, al potenziamento e anche lo stile grafico del gioco stesso, che vi permette di rievocare i Final Fantasy del passato proprio nella forma in cui li aveva pensati Amano. Uniti a quegli accorgimenti dal punto di vista visivi, la Pixel Remaster diventerà davvero un compendio dal valore enciclopedico, fondamentale per andare a recuperare dei titoli che oggi sarebbe difficile giocare in totale libertà.

Specifichiamo che, in tutta la collezione proposta, è Final Fantasy VI la vera perla da recuperare, fondamentale nella conoscenza di chiunque voglia approcciare la saga sin dagli albori. Non di meno importanza il quinto capitolo, ma è palese che chi vorrà essere cronologicamente preciso e avviare la propria esperienza dal primo capitolo in poi noterà come, in questi 35 anni, tante cose sono cambiate e quell'idea originale di Hironobu Sakaguchi non è facilmente declinabile alle necessità odierne. Sembra che la stessa Square-Enix voglia confermare questa percezione, dal momento in cui i primi tre capitoli non hanno ricevuto la medesima cura e attenzione che hanno ricevuto i tre più recenti: non sembrano esserci state modifiche al bilanciamento del battle system, né all'apertura all'Active Time Battle. Aspetti che, in ogni caso, non intaccheranno le esigenze completistiche dei giocatori. A tal proposito, segnaliamo che per sei giochi ci sono sei platini diversi, con delle liste trofei molto simili tra di loro e che vendono nella raccolta di tutti gli scrigni l'obiettivo più ostico da portare a termine: buon viaggio, insomma!