Lo scrittore di Dragon Age: "EA ha eroso BioWare"

Il game designer David Gaider ripercorre i giorni d'oro di BioWare e il lento declino in seguito all'acquisizione di Electronic Arts.

Avatar di Andrea Maiellano

a cura di Andrea Maiellano

Author

L'involuzione di BioWare sotto Electronic Arts rappresenta una delle parabole più emblematiche dell'industria videoludica: da studio indipendente celebrato per la qualità narrativa dei suoi giochi a sussidiaria di un colosso con priorità differenti. David Gaider, scrittore principale dei primi tre capitoli di Dragon Age e figura centrale nella creazione di quel mondo fantasy, ha recentemente condiviso riflessioni particolarmente importanti sul graduale cambiamento dell'azienda durante i suoi 17 anni di permanenza. La trasformazione, descritta come un lento processo di erosione dell'indipendenza creativa, offre uno spaccato illuminante sulle dinamiche che governano i rapporti tra gli studi di sviluppo e i grandi publisher.

"Parlare degli anni che hanno portato alle mie dimissioni è davvero difficile," ha confessato Gaider in un'intervista a GamesRadar+. "Nel suo periodo d'oro, lavorare lì era una vera gloria." L'autore, oggi alla guida del suo studio indipendente Summerfall Studios, ricorda con nostalgia i tempi di Baldur's Gate 2, quando BioWare era ancora una realtà autonoma. "Era l'epoca di D&D, io ero nuovo. Mi chiamavano 'la macchina' perché scrivevo velocissimamente. Credo di aver scritto personalmente metà di BG 2, a dire il vero."

Nonostante Gaider descriva gli anni migliori dello studio come "gloriosi", non nasconde che anche prima dell'acquisizione da parte di EA esistessero problematiche. Il crunch era una pratica diffusa, ma all'epoca sembrava parte integrante del mestiere. "Non pensavo fosse possibile metterlo in discussione. Si lavorava finché non si finiva, e così andavano le cose", ricorda lo scrittore.

Ciò che rendeva speciale BioWare era la centralità data alla narrativa. In un settore dove spesso la storia è subordinata al gameplay, "il team narrativo di BioWare era considerato fondamentale per il successo dello studio." Era un ambiente dove gli scrittori potevano creare racconti significativi e con intenzionalità, per pura passione. "Facevamo RPG perché era quello che ci interessava fare, e volevamo realizzarli al meglio delle nostre possibilità," spiega Gaider.

Le cose iniziarono a cambiare gradualmente dopo l'acquisizione da parte di Electronic Arts. Secondo Gaider, i co-fondatori Greg Zeschuk e Ray Muzyka avevano l'ambizione di trasformare il publisher dall'interno – "Era come un serpente che mangia un elefante." BioWare aspirava a creare "giochi di prestigio" concentrandosi su punteggi elevati su Metacritic, nella convinzione che "avrebbero portato profitti, non il contrario." Inizialmente, i vertici di EA supportavano questa visione.

Tuttavia, i cambiamenti nella leadership di EA portarono a un progressivo mutamento delle priorità. "All'improvviso, le cose divennero diverse," racconta Gaider. Zeschuk e Muzyka abbandonarono lo studio poco dopo, presumibilmente quando si resero conto che il loro obiettivo di cambiare EA dall'interno non era più realizzabile. "E da quel momento le cose iniziarono a cambiare più rapidamente."

"BioWare godeva di una certa indipendenza sotto EA," ricorda. "La mia impressione era che ogni volta che BioWare chiedeva qualcosa a EA, come un'estensione dei tempi di sviluppo... doveva cedere qualcosa in cambio." Gaider menziona persino un'email in cui veniva annunciato che il team non avrebbe più ricevuto due settimane libere a Natale, per allinearsi alle politiche di EA. "Sospetto lo abbiano fatto perché avevano chiesto qualcosa, come un'estensione."

"Credo sia andata così," aggiunge Gaider. "E, lentamente, centimetro dopo centimetro, BioWare ha ceduto sempre più della sua indipendenza fino ad arrivare dove siamo oggi. Non posso davvero parlare di ciò che è accaduto dopo il 2016, ma credo sia piuttosto evidente. Jason Schreier ha scritto un articolo significativo su quanto accaduto con Anthem, e il quadro è abbastanza impietoso. E poi si può vedere cosa è uscito dall'azienda da allora, onestamente, ed è un peccato perché... mentre ero lì, nel suo periodo migliore, era davvero glorioso."

La passione autentica che animava lo studio è ciò che Gaider ricorda con maggiore nostalgia. "Mi sentivo al lavoro ma mi stavo divertendo... anche se spesso era difficile, mi alzavo dal letto ed ero ansioso di andare in ufficio. C'era sempre qualcosa di davvero interessante in corso. Avevo un lavoro fantastico e stavo lavorando a progetti che, se anche non erano Shakespeare, sapevo che sarebbero stati divertenti e che era divertente scriverli."

Dragon Age: The Veilguard è stata l'ultima produzione dello studio, e le difficoltà successive al rilascio del gioco testimoniano ulteriormente le sfide che BioWare continua ad affrontare. Gaider ha persino suggerito che, anche se non avesse lasciato BioWare 9 anni fa, probabilmente se ne sarebbe andato comunque quando EA ha spinto per trasformare Dragon Age in un gioco live service: "Sarebbe stato un contratto col diavolo."

👋 Partecipa alla discussione! Scopri le ultime novità che abbiamo riservato per te!

0 Commenti

⚠️ Stai commentando come Ospite. Vuoi accedere?


Questa funzionalità è attualmente in beta, se trovi qualche errore segnalacelo.