Lost Judgment | Recensione, la filosofia del prender a pugni l’ipocrisia

Lost Judgment è lo spin-off di Yakuza che finalmente approda su next gen per conquistarci: ora vediamo se è all’altezza della sua nomea.

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a cura di Ecleto Mucciacciuoli

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Lost Judgment mi sprona a riflettere. A volte mi interrogo sulle complessità psicologiche che poi prendono il sopravvento su di noi nei momenti di buio. Rimango stranamente affascinato da tutto quel che coinvolge lo studio della psicologia perché, dopo tutto, si pone l’ardua missione di decifrare le sfaccettature che identificano il nostro animo. Nel prisma emotivo che caratterizza la nostra vita tra luci e coni d’ombra, discutere di etica risulta essere è forse l’unico modo per esorcizzare il disagio che proviamo dinnanzi a certe situazioni. Farsi strada nel fallibile sistema giudiziario è forse ciò che si avvicina di più a comprendere le estensioni della follia umana e le radici che ne alimentano quella densa oscurità.

L’opera videoludica che vuole sviscerare scientificamente le diramazioni dell’etica e della psicologia criminale è nel mio modesto parere Lost Judgment. Non che non ci siano altri titolo con almeno pari ambizioni, non fraintendetemi, ma non ne ho contemplati di così travolgenti. Sebbene siamo al cospetto di uno spin-off di Yakuza, e quindi si può facilmente inciampare nel concetto del “marginale?", l’ultima fatica di SEGA non ha vanificato la sua presa magnetica sullo spettatore. Ci addentriamo con la dovuta cautela in un gioco filosoficamente illuminante e ludicamente ambizioso, che ha sulle spalle un’eredità da rispettare. Vi ricordo che Lost Judgment è atteso su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox Serie X/S e Xbox One, e vi consigliamo dove acquistarlo in calce a fine lettura. Basterà il pugno di ferro del detective di strada Yagami a far pendere la bilancia della giustizia dal lato giusto?

Omertà e ipocrisia come malattie giudiziarie

L’intelaiatura narrativa di Lost Judgment è uno spesso groviglio di mature riflessioni sul sistema sociale e giudiziale odierno. Sin da subito si avverte la fitta coltre di etica e psicologia che ci attanaglia la mente. Le vicende che ruotano intorno all’ascesa dell’agenzia del detective Yagami sono un orrido sipario sul macabro balletto dell’identità umana. Nei casi accettati dal gruppo si comprende sin da subito che la trama si adagerà su note drammatiche e che l’aria è satura di tutti quei casi di cronaca che tendiamo a nascondere con vergogna alla luce del sole. Lost Judgment vuole soverchiare l’ipocrisia che annebbia il quotidiano. Si sfiorano temi che sgusciano tra la prostituzione minorile, il bullismo, le sugar girl, le molestie sui mezzi pubblici e molto altro.

È oltremodo intrigante approcciarsi a tematiche così delicate e controverse giocando. Fa un certo effetto rendersi conto del cinismo e della brutalità con la quale viene rimarcata l’omertà di questi crimini. A tratti ci si fonde quasi con il senso di giustizia sferzante di Yagami e si comprendono dinamiche che si tendono a dimenticare. La truculenta rappresentazione della società odierna, con delle profonde critiche a quella nipponica, è dipinta all’interno di un Giappone cristallizzato nella sua normalità, che però mostra il fianco alle criticità che ne ottenebrano le tradizioni. Lost Judgment non ha interesse nelle edulcorarvi gli scorci di cronaca, ma vuole catapultarvici dentro per sfogare la vostra brama di giustizia. La narrazione è inoltre ben scandita con dei sipari studiati per condannare apertamente alcune abitudini sociali che cerchiamo affannosamente di esorcizzare.

Sebbene il fil rouge principale che unisce tutti i protagonisti sia un caso di omicidio irrisolto, scandito da inchieste a sorpresa, questo non piega la libertà del giocatore a una serie lineare di eventi. Ci si barcamena tra crimini minori e una lunga serie di curiose vicissitudini legali, il tutto impreziosito dal ritmo dei mesmerizzanti quartieri nipponici. L’obiettivo dell’opera è quello di farci comprendere la natura talvolta sfuggente della giustizia, stuzzicandoci su massime di grande interesse sul fronte psicologico. Insomma, il viaggio del detective Yagami è un corollario di casi che richiedono un’armonia tra arti marziali spettacolari e una non poca dose di immedesimazione. Dalla sua piccola agenzia, il protagonista non osserva solo inorridito il marcescente balbettio della crudeltà umana, ma lotta per cambiare anche il più modesto dei destini.

Non nascondo che la maturità calcata del titolo può scoraggiare qualche fruitore meno interessato alle dinamiche umane, che si ritroverebbe tra le mani una creazione desiderosa si urlare a perdi fiato ciò che preferiamo soffocare. A chi deciderà di compiere quest’odissea catartica, raccomando di non perdersi i raffinati dettagli che emergono nei dialoghi e nelle confessioni. Percepirete un brivido e lì forse comprenderete quanto sia complicato giocare a fare gli equilibristi sull’asse della bilancia della giustizia.

L'eleganza dell'eroismo

Il comparto ludico è anch’esso l’anima perpetua di Yakuza e Lost Judgment. La spettacolarità dei combattimenti e seconda solo alla poetica della trama. A spezzare il ritmo delle macabre non è solo il singolare carisma della squadra di detective, ma anche la baldanza dei loro incontri. Ogni conflitto di tramuta in un’occasione golosa per spaccare qualche sedia sui malcapitati. Il core del gameplay si dirama in una serie di tecniche di arti marziali dalla brillante resa in termini di design. Tutti gli elementi ambientali possono tramutarsi in un’arma da un momento all’altro e spesso vantano anche di una conclusione finale decisamente appagante. Non mancano le mosse finali a rendere tutto ancora più esaltante, impreziosite da un moveset variegato e galvanizzante. Impossibile annoiarsi anche semplicemente scorrazzando per la mappa in cerca di teppisti da mettere al tappeto.

È anche a disposizione una serie variegata di oggetti utili non solo come cura, ma anche per apportare dei bonus offensivi degni di nota. La dimensione artistica dei vari oggetti consumabile e non richiede un plauso, anche perché sprizza dettagli appartenenti alla cultura nipponica di buona fattura. Purtroppo però non sempre l’inventario è chiamato in causa e, anzi, talvolta si ha quasi l’idea che il potere dei consumabili non abbia la giusta rilevanza in termini ludici. Si tratta perlopiù di elementi dimenticabili che non sentire quasi mai di spulciare o sfruttare appieno. Ciononostante vi consigliamo di tenere sempre sotto occhio la vostra borsa, perché ci sono comunque una manciata di scontri impegnativi che richiedono nervi saldi, quindi qualche aiutino sarebbe gradito.

La colonna sonora, infine, è l’unico vero condimento capace di avvolgervi e stuzzicarvi durante le lotte. La IA è discreta e comunque garante di un buon livello di sfida: prende vantaggio sfruttando l’ambiente e agisce in ottica di gruppo con acume. Un cocktail di adrenalina ed epicità servito in atmosfere dense di sfida, impossibile non lasciarsi trasportare dal melodico richiamo della giustizia..e delle botte da orbi.

Ho deciso di calcare la mano per testare la profondità ludica di Lost Judgment, analizzando e respirando a pieni polmoni tutte le beltà che la terra virtuale del Sol Levante aveva in serbo per me. Davanti a me mi si è parata una elegante e sublime esposizione degli scorci urbani proposti. La notte e il giorno sono scandite dall’ammaliante luccichio di decorazioni stradali, che sfruttano il brusio dei passanti per decantare il fascino di vicoli gonfi di vita. Il giorno è stretto, invece, in una morsa asfissiante, che stride con il rumore delle auto e il frastornante rimbombo dei fiumi di persone, intente a iniziare la giornata. La città rimane un baluardo si vita e regala atmosfere vibranti, che sicuramente cattureranno più volte la vostra occasione. Le case e i palazzi non sono sempre aree inaccessibili o volgari surrogati di abitazione, ma concedono al giocatore l’opportunità di avventurarsi per anfratti segreti.

Spionaggio d'avanguardia e sale gioco di lusso

Tale profondità ludica è scandita anche da un gameplay orchestrato per aiutare il fruitore nelle tecniche di spionaggio e infiltrazione, che permettono approcci diversi all’esplorazione. Ci sono molte attività, come il pedinare qualcuno o i classici i inseguimenti, che vantano di una peculiare difficoltà e che si aprono a ventaglio a nuove tecniche nel corso dell’esperienza. Si avverte l’ambizione di Lost Judgment proprio nell’arte di saper confezionare un’avventura che desidera spronare il player alla conoscenza anche dopo molte ore. Si aggiungono dinamiche e migliorie di spessore o si introducono altri esaltanti modi di interagire con il luogo. Una lenta e curiosa progressione, che riuscirà a stregarvi per molto tempo e che sicuramente non mancherà di strapparvi qualche risata, ve lo prometto. Ciò che però mi ha conquistato sono i Club Sega sparsi nella mappa.

Queste curiose location non sono altro che una celebrazione della genialità in termini di marketing della società. Ho passato ore solo a dilettarmi in titoli del calibro di Alex Kidd o Virtua Fighter, che potrete scovare come minigiochi bonus nello studio di Yagami o nei circoli ludici locali. La possibilità di immergersi completamente in queste creazioni complete è stato semplicemente un fulmine a ciel sereno. Mi capitava di far correre le lancette all’interno delle sale giochi per come sono ben strutturate e ne soni uscito piacevolmente colpito. Rapito per ore dai grandi classi Sega, vi dispiacerà quasi abbandonarli per tornare alle missioni. A parte la meticolosa costruzione di queste strutture, non vi sono però molti altri punti di interesse che vi ruberanno più del dovuto.

Non fraintendetemi: scorrazzare liberamente per le strade tra i negozi è una sensazione piacevole, ma talvolta si tratta di zone che, seppur aperte e artisticamente incantevoli, appaiono vacue o deludenti. Un peccato non offrire lo stesso livello di qualità in ogni area urbana, sarebbe stato impossibile staccarsi. Lo stesso sistema esplorativo è sin da subito accessibile e ben strutturato, garantendo viaggi rapidi e spostamenti a bordo dello skateboard. Tali premesse ingolosiscono l’utente a spingersi ai limiti della mappa, scrutando cosa abbiano da offrire le strade brulicanti di grattacapi e vortici di sentimenti contrastanti.