NBA 2K23 e il Durag della discordia: costa di più il cosmetico che l'originale!

Il Durag di NBA 2K23 costa (in proporzione) molto di più rispetto alla controparte reale acquistabile su Amazon.

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a cura di Alessandro Adinolfi

Come ogni gioco live service che si rispetti, anche NBA 2K23 è ricco di microtransazioni. Non c'è assolutamente nulla di male: tantissimi giochi sfruttano questo meccanismo di acquisti in-game per sostenere l'economia del gioco. Come è stato fatto notare su Reddit, però, ci sarebbe un piccolo problema di bilanciamento, relativo a un oggetto che si può anche acquistare nella vita reale.

Andiamo con ordine: le microtransazioni in NBA 2K23 riguardando anche alcuni elementi estetici tra cui cappellini, scarpe e il Durag. Per chi non lo sapesse, il Durag è un copricapo utilizzato da tantissimi atleti e cantanti afroamericani e affonda le sue origini nei primi anni del ventesimo secolo. Questo speciale accessorio si può acquistare anche su Amazon (almeno in Nord America) e risulta abbastanza economico: per appena 4 Dollari è possibile portarsi a casa un Durag satinato. Il problema è che nel gioco di casa 2K, beh, costa di più.

Come testimoniato sulla board, infatti, per portarsi a casa un Durag nella nuova simulazione sportiva di 2K (attualmente disponibile in sconto su Amazon) sono necessari circa 15.000 crediti (la valuta in-game del gioco). Il costo totale ammonta a oltre 5 Dollari. Un aumento di prezzo vertiginoso rispetto a quello presente su Amazon.com e come in un cortocircuito, la controparte digitale costa molto di più di quella reale. Inutile dire che i commenti su Reddit sono molto ironici, ma anche di accusa verso gli sviluppatori. "Prima o poi dovrà esserci una class action contro queste pratiche", una delle opinioni più dure in assoluto di un giocatore.

Tra loot box, microtransazioni e pass battaglia, i giochi a servizio sembrano aver trovato la loro strategia di sopravvivenza all'interno del mercato dei videogiochi. Peccato però che a risentire dei costi, molto spesso, siano i giocatori e se da un lato qualcuno preferisce fare un passo indietro come Blizzard (ma non Electronic Arts), altri probabilmente non abbandoneranno molto presto questa filosofia. Sempre, ovviamente, in attesa di eventuali regolamentazioni statali, che sembrano oramai essere necessarie e urgenti per un media relativamente giovane come quello del videogioco.