NieR: Automata: Yoko Taro vorrebbe i suoi personaggi in Super Smash Bros. Ultimate

Yoko Taro, autore di NieR: Automata, ha espresso la sua delusione per l'assenza dei suoi personaggi in Super Smash Bros. Ultimate.

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a cura di Antonio Rodofile

Già dalla sua uscita nel 2018, Super Smash Bros. Ultimate ha un roster enorme che vanta crossover con tantissimi franchise diversi. A questi, nel corso degli anni, si sono uniti tantissimi altri lottatori per raggiungere un totale di 89 fighter che i giocatori possono utilizzare all’interno del brawler di Nintendo. Tuttavia, a questo elenco mancano i protagonisti di NieR: Automata (che potete trovare su Amazon), cosa che ha generato il dispiacere del suo creatore.

Yoko Taro, infatti, ha detto in una recente intervista di sentirsi piuttosto dispiaciuto per non essere riuscito a prendere parte di Super Smash Bros. Ultimate. L’autore di NieR: Automata e dell’acclamata serie di cui il gioco fa parte, ha rivelato queste informazioni durante un’intervista con NintendoLife in cui, al suo fianco, erano presenti anche il produttore Yosuke Saito, il compositore Keiichi Okabe e il direttore tecnico di Virtuos Shi Qiang.

Il motivo di queste affermazioni è da collegare alle recenti parole di Nintendo. Il publisher, infatti, ha confermato che gli 89 personaggi giocabili di Super Smash Bros. Ultimate non verranno espansi ulteriormente. Dunque, con l’impossibilità di aggiungere altri lottatori, anche personaggi iconici del franchise come 2B, 9S e A2 non troveranno spazio all’interno del gioco. Yoko Taro si è detto deluso, sottolineando la sua intenzione di portare i protagonisti di NieR: Automata all’interno del picchiaduro.

Le parole di Yoko Taro fanno seguito ad alcune dichiarazioni rilasciate nei giorni passati che, tuttavia, hanno un argomento totalmente diverso. L’autore di NieR: Automata, infatti, ha ricevuto molteplici ringraziamenti da parte dei fan i quali sostengono che la sua opera sia stata fondamentale per aiutarli nella loro lotta alla depressione. È una nota a margine che serve a far capire come spesso, oltre alle dinamiche economiche che regolano il mercato, i videogiochi abbiano un potere enorme sia per chi li realizza che per chi li gioca.