Il dibattito sulla possibilità di vedere un secondo capitolo di Fallout: New Vegas continua ad animare la comunità videoludica, ma lo studio Obsidian Entertainment sembra avere priorità ben diverse. Nonostante l'entusiasmo dei giocatori e le pressioni che derivano dal successo della serie televisiva su Prime Video, il team di sviluppo preferisce concentrarsi sulle proprie creazioni originali piuttosto che tornare nell'universo post-apocalittico che li ha resi celebri. La questione assume contorni particolarmente interessanti se si considera che sia Obsidian che Bethesda, detentrice dei diritti di Fallout, fanno ora parte della stessa grande famiglia Microsoft.
Justin Britch, vicepresidente delle operazioni di Obsidian, ha chiarito in un'intervista rilasciata a The Game Business che Xbox ha mostrato un atteggiamento favorevole verso i progetti che lo studio desidera effettivamente realizzare.
Questa libertà creativa rappresenta uno degli aspetti più preziosi dell'acquisizione da parte del colosso di Redmond, permettendo al team di perseguire una visione artistica autonoma senza dover necessariamente rispondere alle richieste del pubblico o alle logiche puramente commerciali.
Marcus Morgan, l'altro vicepresidente intervistato, ha riconosciuto con una certa ironia che la domanda su un eventuale seguito di New Vegas emerge puntualmente a ogni annuncio dello studio. "Ogni volta che annunciamo un gioco, su internet tutti ci chiedono: quando arriva il prossimo Fallout: New Vegas?" ha ammesso. Eppure, nonostante questa pressione costante, la direzione intrapresa da Obsidian punta decisamente altrove.
Il cambio di rotta strategico dello studio emerge chiaramente dalle parole di Morgan, che ha evidenziato come nell'anno in corso tutti e tre i progetti in sviluppo siano proprietà intellettuali originali create internamente. Prima dell'acquisizione Microsoft, ha spiegato il dirigente, gran parte dell'attività di Obsidian consisteva nel lavorare su franchise altrui, una situazione che limitava inevitabilmente la libertà creativa e l'identità dello studio stesso.
La storia di Obsidian è infatti costellata di collaborazioni su marchi celebri: oltre al memorabile New Vegas del 2010, lo studio ha realizzato titoli come Knights of the Old Republic II per l'universo Star Wars e South Park: Il Bastone della Verità. Tuttavia, secondo Morgan, l'opportunità di costruire universi narrativi propri rappresenta un valore fondamentale per la crescita dello studio. Questa filosofia ha già dato i suoi frutti con creazioni come The Outer Worlds, Grounded e il recente Avowed.
Il momento storico sembra particolarmente propizio per un eventuale ritorno a New Vegas, considerando che la serie televisiva di Fallout dedicherà parte della sua seconda stagione proprio alla celebre città del Nevada. Inoltre, Bethesda Game Studios procede con estrema lentezza verso Fallout 5, avendo dato priorità assoluta allo sviluppo di The Elder Scrolls VI. Questi elementi alimenterebbero teoricamente le condizioni ideali per affidare nuovamente a Obsidian le chiavi della Zona Contaminata.
Eppure lo studio ha raggiunto una fase di maturità in cui può permettersi di sviluppare seguiti delle proprie serie originali, un traguardo che testimonia il successo della strategia intrapresa negli ultimi anni. Questo passaggio da studio specializzato in lavori su commissione a casa di produzione con un catalogo proprietario consolidato rappresenta un'evoluzione significativa nel panorama videoludico, dove la dipendenza da franchise altrui costituisce spesso un limite alla crescita artistica e commerciale.
La tensione tra le aspettative dei fan e le ambizioni creative dello studio riflette una dinamica comune nell'industria dell'intrattenimento. Fallout: New Vegas rimane considerato da molti il capitolo più riuscito della serie per quanto riguarda profondità narrativa e qualità della scrittura, elementi che hanno contribuito a creare un'autentica venerazione attorno a quel titolo.
Tuttavia, per Obsidian ripetere quella formula significherebbe rinunciare all'identità costruita faticosamente negli ultimi anni, preferendo invece coltivare i propri giardini piuttosto che tornare a curare quelli altrui, per quanto rigogliosi possano essere stati in passato.