Playstation è a rischio di uscire dal mercato per colpa di Xbox?

La recente acquisizione di Activision-Blizzard pone Xbox in una posizione strategicamente vincente e che mette a rischio il futuro di PlayStation?

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a cura di Andrea Riviera

Managing Editor

Negli ultimi tempi, Microsoft ha intrapreso una strategia ancorata all'acquisizione di studi e publisher in tutto il mondo per espandersi sul cloud e mobile gaming. Al netto di questo, PlayStation rischia di trovarsi in in una situazione di estrema difficoltà e perdere esclusive importanti in grado di spostare gli appassionati di videogiochi su Xbox e lasciare Sony con un pugno di mosche? Cerchiamo di capire come gli equilibri del mercato dei videogiochi stanno cambiando e cosa rischia Playstation come conseguenza delle mosse Microsoft.

Potrei facilitarvi il discorso raccontandovi tranquillamente che no, PlayStation non rischia nulla nel mercato dei videogiochi. Non almeno sul breve periodo.  Tuttavia, la recente acquisizione sposta, e non di poco, gli equilibri del settore e se fino a solo un paio di anni fa il brand gaming di Sony era praticamente intoccabile, ora potrebbe cominciare a faticare un po' per la prima volta dopo anni a causa di molti titoli persi nella propria libreria e la volontà di spostare molte risorse sui game as a service, situazione che non sta affatto piacendo all'utenza fedele al marchio.

Va comunque sottolineato che la mossa messa in campo da Microsoft con ABK (Activision-Blizzard-King) fa riflettere anche su un cambiamento generale dell'intero mercato videoludico.

Cenni storici

Prima di tutto ciò è fondamentale però fare un passo indietro. PlayStation è stata leader di mercato dal 2013 (dal lancio di PS4) fino a oggi (e lo è ancora). Questo risultato è stato ottenuto sia a causa del suicidio comunicativo di Xbox con il lancio di Xbox One sia per meriti propri, grazie all'investimento su numerose esperienze single player di assoluta qualità e un marketing sufficientemente aggressivo.

In realtà non c'è stato un singolo anno da quei tempi che lasciasse trasparire una ripresa da parte di Xbox, una divisione che ha rischiato persino essere venduta ad Amazon. 

A ogni modo, l'avvento di Phil Spencer in sostituzione di Don Mattrick nel 2014 ha davvero cambiato ogni cosa, seppur ci sia voluto davvero tanto tempo prima di cominciare a vedere dei risultati concreti.

Divenuto responsabile di Xbox, Phil Spencer provò infatti una mossa alla vecchia maniera per ribaltare la situazione: dar vita a una line up di livello per il 2015 e il 2016, tagliando al contempo il prezzo di Xbox One. 

Nonostante l'annuncio della retrocompatibilità e un inverno composto da Halo 5 Guardians, Forza Motorsport 6 e l'esclusiva temporale di Rise of the Tomb Raider, oltre a Quantum Break, Recore, Forza Horizon 3 e Gears of War 4, Microsoft non riuscì minimamente a recuperare il treno. Rendendosi conto dell'andamento, Phil Spencer capì che l'unico modo per cominciare a ottenere risultati era quello di andare dalla parte opposta, allontanandosi il più possibile dalla classica strategia ancorata unicamente alle esclusive per vendere la macchina.

Game Pass divenne quindi la soluzione: un abbonamento pensato per apparire come il Netflix dei videogiochi, che per funzionare adeguatamente, però, avrebbe avuto bisogno di un vasto catalogo e soprattutto di una diffusione su larga scala: PC, Mobile e console. 

Vista la necessità di un numero enorme di giochi, il consiglio amministrativo di Microsoft fu costretta all'acquisizione di numerose software house, sia per compensare la mancanza di first party sia per rimpinguare il Game Pass con opere originali e uniche. Ciò che ha portato l'azienda ad accettare la proposta di Spencer fu una visione sul gaming futuro potenzialmente realista: alzamento dei costi di produzione dei videogiochi e costo netto dei singoli in rialzo per il pubblico acquirente; un qualcosa che avrebbe potuto realmente porre Microsoft in una situazione di vantaggio... se si fosse mossa per tempo.

Con Bethesda nel 2020 sembrava che Xbox avesse quasi concluso tutte le sue operazioni principali, invece la mossa di Activision-Blizzard nel 2022 ha davvero scosso il mercato e preoccupato non di poco Jim Ryan di PlayStation, costretto a intervenire in prima battuta per rallentare il più possibile l'acquisizione e trovare soluzioni nel più breve tempo possibile.

Ryan era consapevole che, nonostante Call of Duty non sarebbe mai stata esclusiva Xbox, il suo approdo su Game Pass avrebbe certamente spostato non di poco le vendite. COD fattura infatti miliardi di dollari su PlayStation ed è ancora oggi una delle principali fonti di guadagno software della macchina. Togliendolo o limitandolo, quindi, creerebbe un bel po' di problemi a Sony Interactive, che sarebbe costretta e rivedere le proprie produzioni tripla A single player che già ora costano centinaia di milioni di dollari, finanziante per lo più dai soldi ottenuti da giochi quali FC Sports (ex FIFA) e appunto Call of Duty.

Il rallentamento ha permesso all'ormai quasi ex head of PlayStation di cominciare uno sviluppo massivo di Tripla A game as a service, spostando persino studi focalizzati sul single player come Naughty Dog a videogiochi totalmente online. L'obbiettivo era ed è ancora quello in realtà, di monetizzare il più possibile da esperienze multiplayer, magari trovando una possibile gallina dalle uova d'oro che potesse mettere al sicuro il brand PlayStation sul lungo periodo.

Seppur questa "strategia" non sia chiaramente piaciuta ai fan della console giapponese, è assolutamente comprensibile visto che una volta che Call of Duty arriverà su Xbox Game Pass, sposterà quasi sicuramente un bel po' di utenti su Xbox. Il tutto senza considerare le possibile esclusive quali Spyro, Crash Bandicoot e altri giochi single player destinati a scomparire, con i prossimi capitoli, dalla stessa console PS. 

La situazione attuale

Al netto di questo però, Xbox risulta ancora molto indietro. Acquistare e acquisire è la parte più semplice, gestire invece è chiaramente più complicato. Phil Spencer non dovrà solo garantire costantemente giochi in arrivo nel servizio, ma dovrà stare attento che la qualità si dimostri all'altezza, evitando l'effetto Netflix che vede molte produzioni mediocri ad altre molto interessanti. Al contrario, Sony risulta ancora ben organizzata con i propri studi, creando meno giochi, questo ormai è assodato per questioni puramente numeriche, ma certamente con una qualità più alta (seppur non molto diversificati tra loro). 

Il buon head of Microsoft Gaming, dovrà quindi evitare di ritrovarsi in mano ancora a giochi come Crackdown 3 o Redfall e cominciare a sfoggiare prodotti di buona qualità con costanza e magari non affrettati nello sviluppo. Ciò servirà per migliorare il brand Xbox e porlo sulla stessa forza di PlayStation entro i prossimi 5 anni. Un obbiettivo complesso, ma raggiungibile.

Se per PlayStation Xbox rimane un concorrente, per Microsoft il voler raggiungere la forza del colosso giapponese è solo e soltanto per interesse personale, per espandersi il più possibile e vendere anche al costo di piazzare poche console. Non esiste più, infatti, la cara e vecchia competizione, ormai vissuta solo dai fan boy sui social network; ormai lo scopo è ottenere risultati con il software, attraverso la vendita dei giochi e soprattutto con gli abbonati a Xbox Game Pass, conquistando anche il mercato mobile.

La strategia di Xbox

Activision-Blizzard serve proprio a questo: è quel cavallo di troia pensato per superare il muro dei 25 milioni di abbonati di Game Pass. Un numero da due anni rimasto immobile.

La strategia sembra abbastanza chiara, Microsoft vuole attirare più utenti possibile con giochi molto popolari (Call of Duty è un esempio), così da fargli provare il servizio insieme a giochi quali Forza, Halo, Gears, Hellblade, Starfield e chi più ne ha più ne metta. I titoli citati diverrebbero quindi una forza motrice, capaci di far rimanere gli utenti abbonati.

Proprio per questo motivo ritengo che Phil Spencer non abbia ancora finito con le acquisizioni e anzi ritengo che avrebbe bisogno almeno di un altro grande titolo di richiamo per riuscire a convincere davvero quasi tutti ad abbonarsi, magari Electronic Arts o SEGA, entrambi in possesso di asset molto importanti come FC Sport per l'Europa o Persona, Like a Dragon per il mercato nipponico.

Anche la volontà di permettere agli studi di creare un'opera a propria scelta è qualcosa che PlayStation fatica ormai ad avere rispetto a qualche anno fa. Ormai la maggior parte delle produzioni di casa Sony risultano improntate su un'esperienza fortemente cinematografica, un fattore che ha reso PlayStation un vero e proprio punto di riferimento nel mercato odierno. Tuttavia, c'è poca volontà di distaccarsi per evitare flop rovinosi che potrebbero compromettere la vita degli studi. Dreams, per esempio, non ha fatto bene a Media Molecule e Returnal, che per quanto mi riguarda rimane la miglior esclusiva PS5 presente a oggi sulla console, ha generato poche vendite.

Seppur con qualche risultato negativo, quantomeno Microsoft ha dato carta bianca agli studi e ciò ci ha permesso di giocare a opere abbastanza originali quali Pentiment, Grounded, As Dusk Falls o Sea of Thieves. Ha convinto Kojima a creare qualcosa di diverso attraverso il cloud gaming ed è ora concentrata nello sviluppo che abbraccia praticamente qualsiasi genere presente sul mercato, strategici compresi e ritmici compresi.

Questo è possibile sia per una disponibilità economica nettamente maggiore sia per garantire una diversificazione di giochi più ampia che ogni abbonamento normalmente richiede.

Come il Pass potrebbe salvare il mercato dei videogiochi

Anche se ora non sembra così, sul lungo periodo Xbox Game Pass potrebbe garantire quel respiro di cui l'industria avrebbe bisogno. Lo stesso Spencer ha raccontato, attraverso un'email trafugata durante la causa per ABK, che il mercato tripla A è fondamentalmente in crisi. Lo sviluppo dei giochi è arrivato a cifre spropositate, con ritorni economici minimi, inoltre il tempo richiesto per lanciarli sul mercato sta aumentando sempre di più. Non per altro la stessa Sony si è trovata costretto a lanciare le proprie esclusive su PC per ricavarne più soldi possibili, una scelta che mai in passato avrebbero adottato.

Il pass potrebbe sopperire a tutto questo. Con un ricambio costante di produzioni, gli utenti avrebbero sempre di cui giocare al netto di un costo più piccolo rispetto all'acquisto compulsivo di videogiochi. Ciò potrebbe comportare un continuo flusso economico che lascerebbe tranquilli gli sviluppatori sul lavorare con più calma.

Per farvi un esempio concreto: nel 2023 Sony ha lanciato solo Marvel's Spider-Man 2 come esclusiva principale, un gioco dalla notevole qualità, ma che lascia la line-up sguarnita fino al 2024 inoltrato (senza considerare Helldivers 2, ovviamente). Ciò è accaduto perché i tempi di sviluppo sono aumentati e i team non sono pronti nemmeno per mostrare una piccola anteprima delle loro produzioni.

Al contrario, nonostante un periodo di organizzazione, ora Xbox sembra avere un flusso più continuo di giochi, con già Avowed, Towerborne, Call of Duty, Hellblade II, Microsoft Flight Simulator 2024 già confermati per il prossimo anno. Chiaro che con una lineup di rilascio così piena, gli altri team interni possono lavorare con maggior calma e dedizione, per presentare esperienze migliori e con meno crunch, evitando situazioni come quelle di Halo Infinite.

Che cosa è il crunch?

Si tratta di una pratica aziendal che coinvolge periodi di lavoro straordinari e intensi da parte degli sviluppatori per rispettare scadenze di produzione.

 

Non solo, ciò porterebbe a non alzare più il costo dei videogiochi, dove già ora costano 79.99 euro e che potrebbe arrivare a 99,99 euro già a partire dalla prossima generazione di console.

Un altro vantaggio ricade nelle produzioni indipendenti, ora sempre più a rischio sempre considerando il costo di sviluppo aumentato, che nel game pass hanno già trovato la loro casa ideale per ottenere buoni risultati e soprattutto una buona pubblicità.

Ovviamente tutto questo comporterà dei compromessi. Pensare che il prezzo dell'abbonamento rimanga quello attuale è pura fantasia e mi aspetto un aumento già a partire dal 2024, contornato però dall'introduzione del Family Pass già testato in alcuni paesi.

Due mondi diversi

È possibile comunque constatare quanto i due brand, PlayStation e Xbox siano così diversi nella loro strategia. Da una parte abbiamo Sony concentrata nel vendere il più possibile console, anche al netto di scontarle di parecchio, per aumentare la base installata e di conseguenza il numero di software venduti. Dall'altra una Microsoft che investe praticamente zero di marketing che lavora sul portare i giochi su più piattaforme diverse.

Parliamo praticamente di due mondi diversi con idee differenti, dove un'azienda vuole rafforzarsi come icona pop, investendo per esempio sugli influencer (PlayStation Playmakers) e inserendo il proprio nome su pasta, gelati e biscotti pur di rimanere un nome persistente nella testa delle persone e l'altra che cerca di lavorare maggiormente sul passaparola. Non per altro non vediamo spot Xbox dal 2013 in Italia, ma anche in generale in Europa.

Xbox non era poi così diversa da PlayStation ai tempi di 360, ma è evidente che le cose siano profondamente cambiate. Sony è ormai molto aggressiva con il marketing, ma perché lo deve essere: la vendita dell'hardware rappresenta una componente fondamentale per il successo del brand PlayStation, se vendesse lo stesso numero di console Xbox rischierebbe davvero una debacle non indifferente. Per Microsoft, oltre a a esserci un cuscino economico completamente diverso, c'è anche la volontà di permettere al più alto numero di persone possibili di giocare ai propri videogiochi e ciò implica il non possedere necessariamente una console Xbox, concentrandosi maggiormente sul software e servizi.

Con due visioni così diventa quasi impossibile considerarle in competizione diretta, eppure per l'azienda giapponese rimarrà sempre così, poiché Microsoft rappresenta l'unico vero ostacolo per il successo della propria piattaforma.

PlayStation rischia davvero qualcosa?

In questa momento PlayStation sta vivendo ancora un periodo felice: le vendite vanno bene (anche se va comunque sottolineato un marketing piuttosto aggressivo derivato da scontistiche abbastanza importanti) e i giochi che escono continuano meritatamente a ottenere buoni risultati di critica e pubblico.

Tuttavia le cose possono cambiare in poco tempo ed è chiaro che tutte queste acquisizioni di Xbox, se gestite bene, potrebbero davvero rendere la vita difficile alla console nipponica, ora costretta a investire sui giochi come servizio per incrementare gli introiti e sopperire a una probabile riduzione delle vendite software.

Di sicuro il 2024 di Sony, almeno per ora, risulta abbastanza preoccupante in termini di lineup first party, ma il nostro augurio è che in realtà PlayStation abbia in serbo dei giochi non ancora annunciati (o comunque non datati) che ancora debbano essere presentati al grande pubblico. Se non fosse così, la strada per Xbox da adesso in avanti potrebbe essere spianata verso un sorpasso che potrebbe avvenire in pochissimo tempo e seppur a Microsoft tutto questo importi relativamente poiché concentrata nella sua espansione al mercato mobile, per PlayStation le cose potrebbero essere un problema non da poco sul lungo periodo, potenzialmente costretta a valutare decine di giochi come servizio a discapito delle proprie grandissime produzioni tripla A single player.