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a cura di Michele Pintaudi

Editor

Bentornati a un nuovo episodio della rubrica dove noi di Game Division, scavando a fondo nei nostri e vostri ricordi da videogiocatore, vogliamo riportare alla mente alcuni dei titoli più emblematici della storia di questo medium. Quei titoli che, per un motivo o per l’altro, sono riusciti a ritagliarsi uno spazio importante nel cuore di chi ha avuto la fortuna, o talvolta addirittura il privilegio, di poterli toccare con mano vivendo appieno l’esperienza che ne consegue. Dopo avervi parlato di SimCity 4, uno dei prodotti che più di tutti ha rivoluzionato l’industria videoludica, oggi cambiamo leggermente genere parlando di un gestionale da sempre ricordato come uno dei migliori esempi del proprio genere: Theme Hospital.

In molti, chi più chi meno, ricorderanno senza ombra di dubbio il titolo targato Bullfrog Productions: si tratta infatti di uno di quei giochi in grado di evocare, alla sola pronuncia del nome, tutta una serie di ricordi piacevoli o anche semplicemente di strappare un sorriso. Sembra passata un’eternità da quel 1997 quando il gioco vide la luce ritagliandosi in poco tempo una nicchia di appassionati che ancora oggi non disdegnano qualche ora in sua compagnia, magari soltanto per ricordare i bei vecchi tempi. Nel raccontarvi di questo titolo quantomai singolare facciamo dunque un passo indietro di più di vent’anni, tornando appunto a pochi anni prima della fine dello scorso millennio…

Theme Hospital: un successo partito da lontano

Nonostante possa sfuggire anche ad alcuni dei giocatori più ferrati, il nome Bullfrog Productions era e rappresenta tuttora una delle realtà più importanti del PC gaming durante gli anni Novanta. La software house fondata da Peter Molyneux – l’uomo che in seguito contribuirà a dar vita a un capolavoro come Fable – si era infatti affermata in lungo e in largo grazie ad una serie di titoli che, seguendo sempre una serie di elementi comuni, andavano man mano ad arricchire l’allora già impressionante offerta in termini di prodotti videoludici.

Non va infatti dimenticato quanto, proprio durante quel decennio, anche il solo gaming su PC offriva una gamma di scelta veramente impressionante con capolavori del calibro di SimCity 2000, Myst, Warcraft e le avventure grafiche targate LucasArts. In un contesto così altamente competitivo, emergere in termini di qualità non era certo una missione semplice: Bullfrog era però riuscita a specializzarsi, con anni e anni di esperimenti, nel genere dei gestionali. L’acquisizione della società da parte di Electronic Arts nel 1995 portò la stessa a poter contare su un quantitativo di risorse ancor più notevole: in tal modo, sviluppare prodotti sempre più specifici e di qualità divenne il mantra centrale del team di sviluppo.

Team che produsse infatti, nel corso della sua esistenza, serie del calibro di Syndicate e Theme Park: due franchise tuttora in grado di rievocare e simboleggiare appieno lo spirito di quel decennio che ammiriamo oggi con così tanta nostalgia. Fu proprio a metà di questi anni Novanta che Molyneux, durante una chiacchierata con un giornalista fortemente interessato al concetto dietro ai titoli della serie Theme, iniziò a concepire l’idea dietro a Theme Hospital. Assieme al designer Mark Webley e all’artista Gary Carr, iniziò dunque a visitare alcuni ospedali americani in cerca di ispirazione. Fu durante una di queste visite che i tre, di comune accordo, decisero di dar vita a un prodotto con un approccio più orientato allo humor che al realismo: il concetto di morte, infatti, era visto da Carr come qualcosa di eccessivamente triste. Il videogiocatore, a suo modo di vedere, avrebbe dovuto giocare a Theme Hospital per rilassarsi e distaccarsi per qualche attimo dalla crudeltà del mondo, godendosi un prodotto che affrontasse tematiche potenzialmente molto forti in un determinato modo.

Mentre Molyneux si discostò dal progetto per lavorare su Dungeon Keeper, Carr e Webley riunirono alcuni dei più validi professionisti di Bullfrog per dar vita a quello che era un concept fino a quel momento mai visto nell’industria del videogioco. Dopo uno sviluppo durato due anni il gioco vide finalmente la luce nel 1997, mostrandosi come un prodotto che andava ad arricchire ulteriormente tutti quegli elementi tanto apprezzati nei titoli rilasciati in precedenza dallo studio britannico.

In Theme Hospital, come già saprete, il giocatore ha il compito di gestire tutti gli aspetti organizzativi e non legati ai reparti di una struttura ospedaliera. Il tutto ha inizio con la costruzione di stanze, che andranno appositamente equipaggiate, e con l’assunzione di professionisti dediti a svolgere le relative mansioni. Dato un budget iniziale, che varierà di livello in livello sulla base degli obiettivi assegnati, il giocatore si troverà a dover gestire pazienti e malattie di ogni genere, prestando attenzione a soddisfare requisiti come equilibrio finanziario, valore economico della struttura, reputazione dell’ospedale e percentuale di persone curate con successo.

Le stanze da costruire sono divise in quattro categorie sulla base delle operazioni svolte all’interno di esse: diagnosi, trattamenti, cliniche e attrezzature. L’approccio umoristico citato in precedenza farà sì che il giocatore, nel gestire le varie situazioni, si troverà ad allestire reparti per la cura di malanni come la testa gonfia – nella leggendaria Sala Pompa che potete vedere nell’immagine seguente – o gravi attacchi di Cespuglite o Gelatinite.

Con l’avanzare dei livelli Theme Hospital si rivelerà una sfida sempre più interessante, capace di mettere alla prova anche i giocatori più abili e navigati nell’ampio e complesso scenario dei titoli gestionali. Le moltissime opzioni di personalizzazione presenti, unite al gran numero di aspetti da tenere sempre in considerazione, rendono il titolo un’esperienza dinamica e divertente: Theme Hospital, insomma, riesce ancora oggi a impressionare per il livello di dettaglio che va a caratterizzare ogni singolo elemento che ne fa parte.

Theme Hospital e la cultura del medical drama

Il successo di Theme Hospital non fu immediato: in un primo momento parte della critica etichettò alcuni elementi come non particolarmente riusciti, evidenziando in certi frangenti scarsa innovazione rispetto ai precedenti titoli dello studio. Ad essere bersagliata in modo particolare fu la versione PlayStation del gioco – uscita circa un anno dopo quella su PC – la quale presentava dei controlli tutto fuorché perfetti, uniti ad un intelligenza artificiale spesso troppo approssimativa.

La maggior parte della stampa specializzata, di pari passo con il pubblico, dimostrò però di apprezzare Theme Hospital in quanto uno dei prodotti più interessanti e genuinamente divertenti di quel periodo. In molti ne lodarono il realismo di fondo, sottolineando come esso si vada a manifestare in un contesto, come detto, che punta moltissimo su un forte senso dell’umorismo.

Il titolo rientra ancora oggi in molte classifiche dedicate ai migliori prodotti del suo genere ma non solo: un risultato figlio dell’enorme successo raccolto soprattutto negli anni seguenti la sua pubblicazione. Fu proprio in quel periodo che si stava sviluppando, all’interno della cultura popolare americana ma non solo, una vera e propria cultura legata ai cosiddetti medical drama: opere di finzione ambientate in contesti ospedalieri, che dagli Stati Uniti vennero presto esportate in tutto il mondo. Prodotti come E.R., Grey’s Anatomy e House, così come una sitcom indimenticabile quale Scrubs, divennero col tempo successi planetari capaci di catturare l’interesse di un enorme fetta di pubblico.

Il tutto divenne dunque sempre più parte dell’immaginario collettivo, dove il concetto di medicina e di vita ospedaliera venne associato con una certa frequenza alle produzioni appena citate. In un contesto come questo furono in molti a scoprire, con qualche anno di ritardo, Theme Hospital in quanto videogioco in grado di rendere interattiva un’esperienza di questo genere: la pop culture, insomma, riuscì in qualche modo a regalare ulteriori ondate di successo al prodotto di Bullfrog Productions, rendendolo di fatto qualcosa di realmente immortale.

Furono in molti, negli anni seguenti, a cercare di rievocare la magia di Theme Hospital: il successo in termini culturali di un prodotto del genere spinse inevitabilmente verso una forte emulazione, con risultati non sempre entusiasmanti. Nel 2007, dieci anni dopo il capolavoro targato Bullfrog, ecco arrivare Hospital Tycoon: titolo pubblicato da Codemasters e sviluppato da DR Studios, team noto al pubblico per produzioni come Vegas: Make it Big e SeaWorld Adventure Parks Tycoon. Il gioco fu un buco nell’acqua, che deluse i fan storici della serie Theme e non riuscì a catturarne di nuovi: la sensazione era che il gioco cercasse di scimmiottare gli standard fissati in passato, con risultati che spesso sfociano addirittura nel grottesco.

L’analisi del codice sorgente di Theme Hospital portò negli anni seguenti a diversi prodotti, sviluppati da utenti in maniera totalmente indipendente, che a dire il vero riescono ad arricchire almeno in parte la già nutrita esperienza di gioco. Progetti come OpenTH e CorsixTH infatti rappresentano soluzioni open source capaci di rendere giustizia al prodotto originale, che resta comunque ancora oggi insuperato.

Nel 2018 Oxymoron Games, una software house della Repubblica Ceca, diede vita a Project Hospital: un seguito concettuale, a dire il vero anche abbastanza riuscito, del tanto amato Theme Hospital. Puntando maggiormente su elementi come realismo e organizzazione, il titolo va a offrire un’esperienza totalmente originale: uno sforzo capace di raccogliere il plauso congiunto di critica e pubblico, che hanno lodato a più riprese Project Hospital come uno dei gestionali meglio riusciti di questa generazione.

Il vero successore spirituale arriva però nell’agosto 2018, e rappresenta sotto tutti i punti di vista il ritorno al passato che tutti sognavano da anni. Dopo ben ventuno anni dall’uscita di Theme Hospital, Mark Webley e Gary Carr uniscono nuovamente le loro forze per dar vita a Two Point Hospital: il vero titolo il grado di incarnare alla perfezione il grandissimo retaggio iniziato più di due decenni prima. Il gioco riesce infatti a riprendere tutti quegli elementi che avevano reso Theme Hospital qualcosa di indimenticabile, andando ad arricchirne l’esperienza adattandola allo scenario attuale: si tratta a conti fatti di un prodotto capace di soddisfare i fan storici e, al contempo, di attirare una nuova schiera di pubblico.

In conclusione, non possiamo dunque che invitarvi a scoprire – o riscoprire – Theme Hospital e il suo degno successore Two Point Hospital. Due prodotti diversi che, incarnando il medesimo spirito di fondo, riescono a offrire due esperienze che meritano di essere vissute almeno una volta da ogni giocatore, anche come semplice passatempo. La natura fondamentalmente “leggera” dei giochi, e la loro precitata capacità di raccontare la quotidianità ospedaliera con un taglio fortemente umoristico, rappresenta infatti un’ottima occasione per chiunque volesse spendere qualche ora con un gestionale divertente ma allo stesso tempo anche molto impegnativo. Insomma, siete pronti a infilarvi nuovamente il camice da dottore?

Theme Hospital è disponibile su GOG ad un ottimo prezzo, mentre su Humble Store trovate il suo sequel spirituale Two Point Hospital: non fateveli scappare!