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Immagine di Serial Cleaners, la banda di pulitori arriva anche su Nintendo Switch | Recensione
Recensione
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Serial Cleaners, la banda di pulitori arriva anche su Nintendo Switch | Recensione

Serial Cleaners è approdato anche su Nintendo Switch, mettendoci nei panni Bob e dei colleghi pulitori di scene del crimine.

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Avatar di Giulia Serena

a cura di Giulia Serena

Editor @Tom's Hardware Italia

Pubblicato il 25/10/2022 alle 10:00 - Aggiornato il 03/11/2022 alle 14:21
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  • Pro
    • - Narrazione interessante
    • - Stile originale che richiama i cult anni '90
  • Contro
    • - Intelligenza artificiale deficitaria
    • - Assenza di modi diversi per completare i livelli
    • - Visuale isometrica scomoda

Il verdetto di Tom's Hardware

7

Serial Cleaners cerca di fare un salto in avanti rispetto al suo predecessore, ma riesce a fare appena un passo: se la grafica e la narrazione vengono effettivamente migliorate, regalandoci un'opera dalle tinte anni '90 colorata e godibile, il gameplay presenta ancora delle carenze. Una volta comprese le meccaniche è infatti fin troppo semplice svolgere il nostro lavoro senza farci beccare dagli NPC, che sono dotati di un'intelligenza artificiale ancora troppo poco sviluppata e facilmente aggirabile. Nonostante ciò, il titolo di Draw Distance riesce a divertirci e a farci immedesimare per qualche ora nei panni di dei lavoratori a dir poco peculiari, quindi non è assolutamente da bocciare — o meglio, da smaltire —.

Informazioni sul prodotto

New York, Capodanno del 1999. Mentre tutta la popolazione della Grande Mela è impegnata nei festeggiamenti in prospetto dell'arrivo del nuovo millennio, tra fuochi d'artificio, feste in discoteca, alcool e film Disney, quattro persone si discostano da chiunque altro, riunendosi per parlare della loro carriera, raccontandosi a vicenda come sono entrati nel settore. Fin qui non c'è niente di male, no? Anzi, sembra quasi una situazione piacevole, l'incipit di un cinepanettone italiano. Peccato però che i protagonisti di Serial Cleaners non siano Massimo Boldi o Christian De Sica, bensì dei pulitori professionali di scene del crimine.

serial-cleaners-252192.jpg

Rappresentando un sequel indiretto di Serial Cleaner, il quasi omonimo Serial Cleaners racconta infatti le storie del gruppo di pulitori capeggiato da Bob, il protagonista del primo gioco e questa volta affiancato dallo psicopatico Hal, dall'hacker Viper e dalla giovane Lati. Viaggiamo dunque attraverso gli anni '70, '80 e i contemporanei '90 alla scoperta di ciò che ha portato questi singolari individui a fare questo lavoro altrettanto singolare, sfruttando nel mentre le loro abilità uniche.

Pulp Fiction, ma dobbiamo pulire il sangue

Fin dai primi momenti di Serial Cleaners il suo rimando al cinema cult degli anni '90 è palpabile: dai classici di Quentin Tarantino agli action di tendenza in quel decennio, il titolo di Draw Distance ne rimescola gli elementi e li fa emergere nelle location, nei personaggi, nelle scene e nei colori accesi di cui possiamo godere durante le storie dei protagonisti.

Nonostante possiamo scegliere l'ordine che preferiamo per scoprire la narrazione dei diversi personaggi, tutte le missioni avranno lo stesso set up: un crimine ha avuto luogo, ci sangue — molto sangue —, prove e cadaveri da smaltire, e il nostro compito è quello di ripulire tutto. Ovviamente ciò va fatto senza farci beccare dai poliziotti, investigatori, guardie di sicurezza, altri criminali o persino passanti che popolano l'ambiente circostante alla scena del delitto.

Qui sorge il primo, e più grande, problema di Serial Cleaners. Dato che non abbiamo alternative se non essere stealth (per dire, non possiamo picchiare a sangue i poliziotti) per riuscire a pulire tutto e completare la missione, mi aspettavo che l'intelligenza artificiale fosse più perspicace. Se nel primo livello il gioco mi è apparso quasi difficile, impegnandomi a non farmi scorgere minimamente dagli agenti e non richiamare la minima attenzione, ho ben presto capito che tutta quella fatica non era necessaria.

serial-cleaners-252193.jpg

Capendo infatti il range d'azione entro i quali non si è visti o sentiti e memorizzando il percorso dei personaggi "nemici" è alquanto facile svolgere il nostro lavoro senza farci beccare. E se un agente ci dovesse vedere, basterà uscire dal suo campo visivo affinché egli si dimentichi tutto e torni a camminare come niente fosse. Anche quando ho spostato cadaveri da una stanza all'altra gli NPC si sono a malapena domandati per un secondo come avessero fatto a teletrasportarsi, senza però amplificare le ricerche o rimanere all'erta.

Più volte dunque mi sono ritrovata a passare affianco agli agenti, con un cadavere in spalla, senza essere vista. Anche le distrazioni previste dal gioco, come spegnere le luci o accendere uno stereo, sono abbastanza inutili, dato che dopo averle spente gli NPC torneranno a fare quello che stavano facendo prima, ripercorrendo esattamente lo stesso percorso. Insomma, dovrete essere stealth, ma non aspettatevi i livelli di serietà di Splinter Cell.

Una motosega, un computer o una bomboletta spray?

Serial Cleaners è infatti un gioco da non prendere troppo sul serio, perfetto da giocare, soprattutto nella versione per Nintendo Switch, in un pomeriggio invernale uggioso con una coperta addosso e una cioccolata calda a portata di mano. La narrazione ha un ruolo preponderante nell'opera, e le storie dei personaggi sono rese interessanti (alcune più di altre) grazie a una scrittura solida; una volta capite le motivazioni dietro le scelte dei protagonisti, impariamo ad apprezzarli e a sostenerli.

Ogni cleaner è infatti unico, non solo per quanto riguarda la sua storia, ma anche per le abilità: anche se tutti devono compiere le stesse mansioni per pulire le scene del crimine, Hal può fare a pezzi i cadaveri con una motosega per poi lanciare le membra agli NPC e metterli così fuori gioco; Viper è un hacker e può usare le sue capacità per manomettere da remoto le luci, oltre a passare per i condotti di ventilazione; Lati può saltare degli ostacoli come recinzioni e muretti e lasciare dei graffiti sul pavimento per attirare l'attenzione della polizia; infine, Bob può insacchettare i corpi per trascinarli in pubblico senza destare sospetti.

serial-cleaners-252195.jpg

Queste peculiarità rendono Serial Cleaners meno monotono, dato che purtroppo non c'è molto margine per sperimentare diverse tattiche durante le missioni. Per quanto l'assenza di fronzoli e filler innecessari sia un fattore positivo, sarebbe stato bello avere più modi per risolvere i problemi; in tutte le situazioni dobbiamo disfarci dei cadaveri e delle prove gettandoli in un punto specifico, aspirare una quantità di sangue e infine darcela a gambe. Una volta capito il tragitto da fare per trascinare i corpi senza farci beccare e memorizzati i percorsi degli NPC, si tratta semplicemente di un lavoro meccanico fino al completamento degli obiettivi.

L'unica difficoltà aggiuntiva in cui possiamo imbatterci è l'arrivo di qualche poliziotto in più, ma nulla che renda l'esperienza davvero più complessa o che ci faccia spremere le meningi per trovare una soluzione creativa. Tutto ciò è un vero peccato, dato che una volta conclusa la storia principale (che dura circa cinque ore), difficilmente avremo voglia di rispolverare Serial Cleaners dalla libreria; se invece fosse possibile svolgere il lavoro in modi diversi — o se, addirittura, fosse presente una specie di modalità arcade con livelli generati casualmente — il titolo di Draw Distance sarebbe molto più longevo e stimolante.

Non abbiamo paura del contrasto

Se c'è però una cosa che il team polacco è riuscita a fare egregiamente è la grafica di Serial Cleaners, che presenta netti miglioramenti rispetto al capitolo precedente: l'estetica in 2D è stata infatti rimpiazzata con il 3D, aggiungendo differenti livelli di texture e caricando gli scenari di toni saturi. Su Nintendo Switch purtroppo il gioco non rende quanto su PC (versione di cui potete trovare la nostra recensione a questo link), e anche in versione docked la definizione non è perfettamente nitida; nonostante ciò, l'opera è comunque piacevole da guardare, soprattutto per la sua originalità e per i suoi toni pop.

Un'altra differenza rispetto al titolo di lancio è la telecamera isometrica, che in Serial Cleaners ci permette di avere una visione purtroppo non totale dell'ambiente di gioco in cui ci troviamo; in nostro soccorso vi è "il senso da ripulitore", un'abilità che ci permette di avere un'idea chiara della situazione, mettendo in evidenza ciò che ancora c'è da fare e la posizione dei vari NPC. Questa funzionalità è utile ma comunque limitante, dato che non è possibile spostare la visuale a nostro piacimento, magari zoomando nelle stanze per poter vedere meglio il posizionamento degli oggetti.

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Insomma, Draw Distance si è adoperata per produrre un seguito più bello, più completo e più longevo, ma ci è riuscita solo a metà: se da una parte donare a Bob dei colleghi rende l'esperienza di gioco più variegata, a livello di gameplay si può ancora fare molto per rendere un eventuale terzo capitolo di Serial Cleaners (sperando non si chiami Serial Cleaners²) ancora più godibile e stealth.

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