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Star Ocean: First Departure R | Recensione

Il primo capitolo di Star Ocean torna con il porting per PlayStation 4 del remake sviluppato per PSP nel 2008: nessuna grande novità e tante conferme.

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Avatar di Mario Petillo

a cura di Mario Petillo

Contributor

Pubblicato il 07/01/2020 alle 17:30 - Aggiornato il 13/01/2020 alle 10:19

Di solito il percorso compiuto dai videogiochi è quello di viaggiare da una console casalinga a una portatile: è un'evoluzione naturale, che il mercato richiede e che spinge verso i porting realizzati per poter donare un'esperienza già consolidata e solida nel soggiorno di casa propria a quella in mobilità, all'aria aperta. Per Star Ocean: First Departure il viaggio è stato inverso, dal portatile al fisso. Il titolo è già di per sé un remake, che è stato pubblicato nel 2008 in Europa, dieci anni dopo l'uscita del titolo originale, chiamato semplicemente Star Ocean e disponibile in esclusiva per il territorio giapponese per Super Nintendo sotto marchio Enix.

Star Ocean: First Departure R è ovviamente basato su quest'ultimo, piuttosto che sul titolo originale, uscito oramai più di vent'anni fa: il risultato è quello di avere tra le mani un prodotto che di per sé non propone nulla di particolarmente nuovo, ma un'edizione perfezionata di quel remake, pensato per PlayStation 4, che permette ai neofiti di affrontare un'esperienza unica.

Viaggio nel tempo

Star Ocean è una serie che non ha bisogno di molte presentazioni, ma per chi si dovesse avvicinare a questo brand per la prima volta raccontiamo rapidamente di cosa si tratta: sviluppato dallo storico team Tri-Ace, la serie di Star Ocean ha sempre avuto un forte stampo sci-fi, prendendo molto dalle fiction del genere come Star Trek, riproponendo quindi vicende che riguardano viaggiatori spaziali che allo stesso tempo vestono i panni di guerrieri: la commistione del genere sci-fi incontra quelli che sono gli stereotipi dei classici titoli giapponesi, con le tradizionali classi come maghi, cavalieri e così via. Diversamente da quanto accadeva, però, per gli altri titoli del genere, Star Ocean riusciva a offrire un gameplay diverso, con un battle system molto più action e meno incentrato sui turni. Per questo il primo episodio di Star Ocean tracciò un importante percorso per tutti i capitoli a venire e a maggior ragione poterlo rigiocare adesso rappresenta un'occasione da dare a una saga che segnò una pietra miliare per il genere. Seguendo quindi le avventure di Roddick, membro della Forza di Difesa che viene dalla città di Kratus, ci ritroveremo fianco a fianco con Millie e Dorne a dover esaminare cosa ha scatenato l'epidemia che sta pietrificando le persone che abitano nel villaggio vicino.

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Come la maggior parte dei jRPG, anche Star Ocean basa moltissimo del proprio sviluppo narrativo sull'attenzione riposta nei dialoghi e nell'intreccio narrativo: diversamente da quello che succede nell'ultimo periodo e nell'ultima generazione videoludica, la proposta narrativa risulta molto più cadenzata, ma con una vena molto meno puerile. Il tutto è affrontato con delle schermate che compaiono a schermo mostrando degli artwork dei personaggi, in contrasto con gli sprite che li caratterizzano per l'intera produzione. Purtroppo per i non aglofoni, i testi non sono stati localizzati e il titolo è rimasto interamente in inglese, sia nei menù che nelle conversazioni: un aspetto che ha sempre caratterizzato la saga di Star Ocean d'altronde è la mancata localizzazione, avvenuta soltanto per The Last Hope, a oggi l'unico in italiano. La non traduzione non deve rappresentare un elemento negativo nella valutazione di un prodotto, ma visto l'investimento non eccessivo nella realizzazione del porting, forse si è persa l'occasione per commercializzare un prodotto più massivo e popolare di quanto non fosse stato Star Ocean ai tempi.

Cosa è cambiato e cosa no

Altro aspetto che è stato mantenuto uguale alla versione per PSP e che rappresenta uno degli stereotipi più forti delle produzioni giapponesi è la presenza delle conversazioni secondarie, le azioni private, elementi che sono alla base, ad esempio, di produzioni come Shin Megami Tensei e lo spin-off Persona: avrete, grazie a queste, l'occasione di approfondire alcune tematiche dei personaggi coinvolti nella vicenda, compresi Ronyx J. Kenny e Ilia Silvestri, i comprimari che accompagneranno Roddick nell'avventura.

foto-generiche-69694.jpg

Star Ocean: First Departure R conferma il suo stile in 16 bit, senza quindi compiere nessun tipo di rivoluzione grafica: non siamo dinanzi a un remake, ma semplicemente tra le nostre mani si presenta un porting della versione che era stata pubblicata su PlayStation Portable, con qualche piccola miglioria. Innanzitutto è stato rivisto il livello di difficoltà delle battaglie, che sono state ribilanciate rispetto alla versione portatile: dal punto di vista tecnico, invece, pur avendo confermato l'assetto tecnico già citato, la nuova versione alza la risoluzione degli elementi in 3D e le permette di risultare più gradevole su PlayStation 4. I disegni sono stati affidati a Katsumi Enami, responsabile già delle illustrazioni di Star Ocean: The Last Hope, il quarto capitolo della saga. Il tratto si rifà precisamente agli originali disegni, fornendo loro però un modello 3D molto più moderno e che traggono ispirazione anche da Star Ocean: Anamnesis, il titolo per dispositivi mobile che già di per sé ritraeva alcuni protagonisti del primo capitolo. Questo ha fornito a Enami una base di partenza importante per lavorare sui nuovi modelli. Sebbene il lavoro sia da apprezzare, è chiaro che il porting risulti, come purtroppo gran parte di quelli di Square-Enix realizzati recentemente, molto pigro: sul grande schermo, d'altronde, le ambientazioni sgranano molto e non offrono un grande colpo d'occhio.

Pigro ma veloce

Tra le varie proposte che aggiungono novità a questa nuova versione del titolo troviamo anche un terzo doppiaggio a disposizione: il primo è quello originale in giapponese, il secondo è quello in inglese già presente nella versione portatile del titolo, che ricordiamo essere la prima che è stata pubblicata sul mercato europeo, mentre il terzo è stato realizzato per l'occasione. Così come nell'edizione PSP è possibile muovere rapidamente il personaggio durante l'esplorazione dell'overworld, il che velocizza molte lungaggini e farragionosità che renderebbero molto prolissa un'esperienza che è comunque di per sé anacronistica per il 2019. Star Ocean, però, resta un'avventura unica, come abbiamo già avuto modo di spiegare poc'anzi: per l'epoca fu una perla e una pietra miliare, che oggi può sicuramente far storcere il naso con il suo fortissimo backtracking e con gli incontri casuali che non possono essere annullati (aspetto che con i porting di Final Fantasy è stato completamente corretto da Square-Enix). First Departure, però, richiede tantissima pazienza, ma che verrà ripagata dalla possibilità di affondare le mani in un pezzo di storia.

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Tirando le somme, insomma, Star Ocean First Departure R pretende un atto di fede da parte del giocatore: contestualizzato a ventitré anni fa è facile immaginare come anche il level up dei personaggi fu davvero rivoluzionario. Il tutto passava attraverso l'assegnazione di SP, così da creare una build personalizzata che permetteva al party di rispondere a tutte le esigenze del giocatore. Ai giorni nostri non sembrerà niente di eccezionale, ma il lavoro di tri-Ace svolto all'epoca fu davvero epocale. Allo stesso modo l'avventura di Roddick seppe raccontare qualcosa di unico, che però non andremo a svelare per supportare l'esperienza di chi si affaccerà per la prima volta a questa avventura.

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