Capcom ha scatenato una tempesta di polemiche con una decisione che ha colto di sorpresa persino i creatori di Street Fighter 6. La casa giapponese ha annunciato che le finali dei tornei più prestigiosi del gioco saranno disponibili solo tramite streaming a pagamento, richiedendo fino a 35 euro per seguire gli eventi online. Una scelta che ha generato un'ondata di critiche tanto violenta da spingere il direttore del gioco a prendere pubblicamente le distanze dalla decisione aziendale.
Quando i dipartimenti non comunicano
La rivelazione più sorprendente di questa vicenda è emersa dalle dichiarazioni di Takayuki Nakayama, direttore di Street Fighter 6 (acquistabile su Amazon), che ha ammesso su X di essere rimasto "scioccato" nell'apprendere la notizia durante il Tokyo Game Show. Insieme al producer Shuhei Matsumoto, Nakayama ha scoperto la decisione aziendale nello stesso momento in cui veniva annunciata al pubblico, evidenziando una disconnessione preoccupante tra i reparti di sviluppo e quelli commerciali di Capcom.
"Può sembrare strano, ma è la verità", ha spiegato Nakayama rispondendo a un fan che gli chiedeva come fosse possibile una simile mancanza di coordinamento. Il direttore ha sottolineato che "gli obiettivi di ricavo e i compiti assegnati differiscono fondamentalmente tra i vari dipartimenti", ma ha anche assicurato che discussioni interne sono già in corso per affrontare la questione.
La strategia del pay-per-view che divide
I dettagli dell'iniziativa commerciale sono stati svelati durante il Tokyo Game Show: per seguire le finali della Capcom Cup 12 del 14 marzo 2026, i fan dovranno sborsare 4.000 yen (circa 23 euro), mentre per assistere al SFL World Championship del giorno successivo servirà un'altra cifra identica. Capcom ha previsto anche un pacchetto combinato da 6.000 yen (35 euro) per entrambi gli eventi, con la possibilità di rivedere gratuitamente le partite solo una settimana dopo la conclusione dei tornei.
La decisione appare particolarmente controversa considerando che questi tornei servono tradizionalmente come strumento di marketing per promuovere il gioco stesso. Come ha fatto notare un utente di X: "Non è forse l'intero scopo della Capcom Cup e del Capcom Pro Tour quello di fare marketing per il gioco? Perché nasconderlo dietro un paywall?"
Una frattura culturale tra Giappone e Occidente
La reazione della community internazionale ha messo in luce un aspetto culturale significativo: mentre in Giappone il modello pay-per-view per gli eventi videoludici è relativamente accettato e già utilizzato, il resto del mondo ha una percezione completamente diversa di queste pratiche. Diversi commentatori hanno evidenziato come questa strategia rischi di alienare il pubblico occidentale e di compromettere la crescita globale del titolo.
Particolarmente pungente è stata la critica di un utente che ha ricordato come questa decisione arrivi "esattamente un anno dopo che la storia più grande della Cup è stata quella di un prodigio cileno che ha sorpreso tutti", riferendosi al quindicenne Blaz che ha raggiunto il secondo posto nell'ultima edizione. La scelta di Capcom rischia infatti di escludere economicamente proprio quei mercati emergenti che stanno dimostrando il maggiore entusiasmo per il gioco.
Il futuro di una community in bilico
Le scuse pubbliche di Nakayama e la sua promessa di discussioni interne suggeriscono che Capcom potrebbe rivedere la propria posizione, ma il danno reputazionale potrebbe essere già fatto. La comunità di Street Fighter, abituata a seguire gratuitamente i tornei più importanti, si trova ora di fronte a una barriera economica che molti considerano ingiustificata per eventi che dovrebbero celebrare e unire la base di fan del gioco.
Come hanno sottolineato diversi analisti, Street Fighter 6 non può permettersi di sopravvivere contando solo sul mercato giapponese, e questa controversia rappresenta un banco di prova cruciale per la capacità di Capcom di bilanciare le esigenze commerciali con le aspettative di una community globale sempre più esigente.