The Evil Within: il survival horror del padre di Resident Evil

The Evil Within è il nuovo survival horror di Shinji Mikami, l'autore della celebre saga di Resident Evil che per l'occasione ha deciso di prendere in prestito elementi da titoli del calibro di Silent Hill e The Last of Us.

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a cura di Roberto Caccia

The Evil Within

 

The Evil Within è il nuovo survival horror in terza persona di Shinji Mikami, autore della saga di Resident Evil. Per completare il gioco vi servono nervi saldi e l'esperienza è impegnativa, spaventosa, opprimente e a tratti perfino stressante, ma ne vale sicuramente la pena, soprattutto se siete fan di questo genere, oggi più florido che mai.

CONTRO: Grafica che non fa gridare al miracolo, eccessivamente lineare, sistema di checkpoint da rivedere, storia convoluta e non entusiasmante

VERDETTO: The Evil Within è un gioco horror che prende elementi da alcuni dei rappresentati più celebri di questo genere di avventure. Shinji Mikami è riuscito a integrare un sistema stealth degno di The Last of Us, alcuni richiami alla saga di Silent Hill e le sparatorie tipiche della serie di Resident Evil in un unico gioco ambientato in un modo opprimente e tenebroso. Se i titoli appena citati rientrano nelle vostre corde molto probabilmente avete a che fare con il vostro titolo dell'anno. In caso contrario evitatelo come la peste: l'esperienza di gioco potrebbe risultare eccessivamente frustrante per i vostri gusti.

Introduzione

Ho cominciato a giocare a The Evil Within con aspettative molto alte nei confronti di quest'ultima creazione di Shinji Mikami, padre di Resident Evil e dei survival horror moderni. Un genere che da troppo tempo è virato verso l'azione, e che soltanto negli ultimi tempi è riuscito a recuperare parte dell'antico splendore, grazie a titoli come Amnesia, Outlast e il recente Alien Isolation. The Evil Within aggiunge ulteriore carne al fuoco, anche se non è un gioco esente da difetti.

La storia narra l'avventura del detective Castellanos, alle prese con un misterioso omicidio di massa in un ospedale psichiatrico. Ben presto si scopre che le cose sono molto più complicate e bisogna fare i conti con elementi sovrannaturali e un misterioso nemico che sembra avere super poteri che lo rendono inarrestabile. Tocca a voi cercare di dipanare il mistero e mettere la parola fine a questi eventi surreali. Un'impresa tutt'altro che facile.

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Al livello normale di difficoltà The Evil Within è un gioco complicato e impegnativo. Ogni scontro può essere potenzialmente l'ultimo, le risorse sono scarse e una mossa sbagliata può vanificare anche lunghe sequenze di gioco. Complice un sistema di checkpoint decisamente rivedibile e un sistema di salvataggi che ci trasporta all'era della prima PlayStation, con alcune stanze in cui è possibile fermarsi per riposare un attimo, salvando i progressi.

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Queste stanze sono un elemento chiave del gioco, visto che permettono di passare da una dimensione all'altra attraverso uno specchio. Un'abilità importante, acquisita nella fasi iniziali, e che oltre a permettere i salvataggi consente di potenziare il protagonista, offrendo in cambio un liquido verde che si può trovare nei vari livelli. In parole povere: la valuta del gioco.

In questo modo si possono potenziare parametri come la barra della vita, la durata massima dello scatto, il danno degli attacchi corpo a corpo e il recupero offerto dalle siringhe curative, ma anche moltiplicare i danni delle armi, la cadenza di tiro, il tempo di ricarica, la capacità del caricatore, la precisione e il danno critico. Infine si può scegliere d'investire i sudati risparmi aumentando il numero di munizioni che si possono trasportare, o il numero di granate, di siringhe e di fiammiferi, sui quali mi soffermerò più avanti.

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In questa dimensione surreale si possono inoltre aprire armadietti grazie alle chiavi nascoste nei livelli, accedendo a munizioni aggiuntive e ad altri oggetti utili. Una manna dal cielo considerando le poche risorse che si hanno a disposizione al livello di difficoltà normale.

Con la difficoltà facile le cose si fanno leggermente più semplici, grazie a un maggior numero di munizioni sparse nei vari livelli e alla mira assistita sempre attiva. Completando il gioco si sblocca un livello di difficoltà ancora più impegnativo e decisamente sconsigliato ai deboli di cuore: l'esperienza è già abbastanza impegnativa al livello normale.

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Ispirazioni d'autore

Curiosamente, il passaggio da una dimensione all'altra mi ha ricordato molto la saga di Silent Hill, diretta concorrente della serie di Resident Evil, ma Shinji Mikami sembra essersi ispirato anche a un'altra produzione della concorrenza: The Last of Us.

Se infatti dovessi descrivere The Evil Within a un appassionato di videogiochi direi che si tratta di un gioco che prende il passaggio fra le dimensioni e il disturbo dell'immagine tipico di Silent Hill, le sequenze stealth di The Last of Us e le sparatorie di Resident Evil 4. Tutto questo in un mondo dark e opprimente, uno dei punti di forza del gioco.

Se i titoli che vi abbiamo citato non rientrano nelle vostre corde The Evil Within non è il gioco che fa per voi. In caso contrario, avete potenzialmente a che fare con il vostro personale gioco dell'anno.

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Combattimenti

I nemici sono resistenti e a volte non bastano diversi proiettili in faccia per stenderli. Gli attacchi fisici invece bisogna usarli soltanto come ultima risorsa, visto che sono mosse più difensive che offensive. Per questo motivo la tattica migliore da usare è quasi sempre un approccio stealth, lento e ragionato.

Sorprendendo da dietro i nemici è infatti possibile stenderli piantandogli un coltello in testa, anche se alcune creature non si potranno uccidere in questo modo. Non crediate tuttavia che avere un minimo di pazienza sia sufficiente per avere la meglio su tutti.

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I mostri possono infatti ritornare in vita, a meno che non si riesca a bruciarli usando i pochi e insufficienti fiammiferi che si trovano nei livelli. Il risultato è che bisogna rassegnarsi; nella maggior parte dei casi non si riesce a bruciare tutti i mostri e tornare indietro ad esplorare aree già visitate significa imbattersi nuovamente nei nemici uccisi pochi istanti fa.

Questa decisione degli sviluppatori vi metterà davanti a un dubbio: esplorare a fondo ogni livello o andare dritti verso il vostro obbiettivo, cercando d'incontrare meno mostri possibili e conservando le preziose risorse accumulate finora? A voi la scelta.

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Io personalmente ho preferito il primo approccio, ma seguendo questo stile di gioco bisogna armarsi di pazienza e sinceramente non mi è piaciuto dover riaffrontare nemici uccisi pochi minuti prima. Mi sembra un metodo "furbo" degli sviluppatori per aumentare la difficoltà del gioco.

La prima volta che ho ottenuto una torcia ho pensato "ora posso bruciare tutti i nemici uccisi", ma l'entusiasmo è finito dopo aver dato fuoco al primo cadavere: ecco a voi la prima torcia monouso della storia. Quando ho raccontato l'aneddoto a un amico mi ha risposto: il protagonista non ha un accendino? Devo dire che il mio amico non ha tutti i torti, ma il buon detective Castellanos non è un fumatore, per nostra sfortuna.

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TUTTE LE VERSIONI DI THE EVIL WITHIN
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