The Last of Us: la serie tv ha un buco di trama nell'ultimo episodio, l'hai notato?

Un dettaglio trascurabile crea un'importante incongruenza narrativa nel momento più drammatico dell'episodio 6, stagione 2 di The Last of Us.

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a cura di Giulia Serena

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L'universo distopico creato da The Last of Us (potete acquistarlo per PS5 a prezzo scontato su Amazon) è un terreno fertile per riferimenti culturali che creano un ponte tra il mondo pre-apocalittico e quello devastato dall'infezione da Cordyceps. La seconda stagione della serie HBO ha intensificato questo dialogo con la cultura pop, ma un dettaglio apparentemente innocuo ha creato un curioso paradosso narrativo che sta facendo discutere i fan più attenti.

Il poster di "Matrix" nella stanza di Ellie, affiancato alla presenza dell'attore Joe Pantoliano nei panni di Eugene, ha generato quello che potremmo definire un cortocircuito meta-narrativo, dove la realtà e la finzione si sovrappongono in modo problematico.

Nella serie, il personaggio di Ellie, nata dopo l'apocalisse, si aggrappa avidamente ai frammenti della cultura pre-epidemia che riesce a recuperare. Comics, film d'azione e musica diventano per lei finestre su un mondo che non ha mai conosciuto. In particolare, nella seconda stagione scopriamo la sua passione per "Matrix", testimoniata da un poster ben visibile nella sua stanza nel garage. Ed è proprio qui che nasce il paradosso: Joe Pantoliano, che interpreta Eugene, è lo stesso attore che ha dato vita al personaggio di Cypher in "Matrix", ed è chiaramente riconoscibile nel poster che decora la stanza di Ellie.

Craig Mazin, ideatore della serie, ha rivelato nel podcast ufficiale dello show di aver tentato di rimuovere il poster nell'episodio 3, consapevole dell'incongruenza. Tuttavia, la modifica non è stata effettuata, creando così una situazione in cui Ellie cerca di salvare un uomo che assomiglia inquietantemente a un personaggio di uno dei suoi film preferiti, senza apparentemente accorgersene. Una svista che ha aperto una breccia nella coerenza interna dello show.

The Last of Us non è il primo franchise a incappare in questo tipo di problema. Qualsiasi produzione che decida di incorporare riferimenti a eventi o prodotti culturali reali rischia di creare incongruenze. Un esempio emblematico viene dal Marvel Cinematic Universe, notoriamente ricco di riferimenti alla cultura popolare. In "Captain America: The Winter Soldier", Steve Rogers annota "Star Wars" nel suo taccuino di cose da recuperare, sebbene Samuel L. Jackson, che interpreta Nick Fury nel film, abbia anche vestito i panni di Mace Windu nella saga stellare.

Questi paradossi narrativi, spesso chiamati "celebrity paradox", avvengono quando un attore interpreta un personaggio in un universo fittizio dove esiste anche come sé stesso o come altro personaggio interpretato. Nel caso di The Last of Us, la situazione è particolarmente interessante poiché il personaggio di Eugene viene notevolmente ampliato rispetto alla sua presenza marginale nei videogiochi.

La trasformazione di Eugene da figura sfuggente nel gioco a personaggio tridimensionale nella serie HBO rappresenta uno dei punti di forza dell'adattamento. Joe Pantoliano regala una performance commovente, particolarmente nella scena in cui spiega a Joel perché desidera vedere Gail un'ultima volta. È qui che la qualità dell'interpretazione ci fa dimenticare momentaneamente l'incongruenza del poster di Matrix, dimostrando come una narrazione emotivamente potente possa superare anche le più evidenti falle logiche.

Craig Mazin e Neil Druckmann, creatori della serie, hanno dimostrato una notevole attenzione ai dettagli nell'adattamento del videogioco. Hanno preservato riferimenti culturali come la canzone "Future Days" dei Pearl Jam, nonostante lo spostamento temporale dell'epidemia (dieci anni prima rispetto al gioco), e hanno mantenuto l'importanza delle missioni Apollo che Joel ed Ellie esplorano nel museo in Wyoming. Questa cura rende ancora più curioso che abbiano lasciato passare un'incongruenza così evidente come il poster di Matrix.

Forse è proprio questa l'ironia più profonda: in un mondo post-apocalittico dove la memoria culturale è frammentaria e incompleta, anche le connessioni più ovvie possono andare perdute. Forse Ellie, cresciuta in un mondo devastato, non ha mai avuto modo di associare l'attore al personaggio, o forse questo "errore" è in realtà una riflessione inconscia su come la cultura sopravviva in modi imperfetti e discontinui dopo un collasso della civiltà.

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io neanche ci avevo fatto caso a chi era l ' attore. La seconda stagione è talmente brutta che skippo completamente intere parti degli episodi, tra cui appunto questa puntata in questione che è orrenda. S2 inguardabile, arrivati a questo episodio avrò visto si e no 30 minuti in tutta la stagione, sempre in fast forward. Penso che la terza stagione non arriverà mai. Gli spettatori vogliono gli effetti speciali, gli infetti, le sparatorie, come nella prima stagione, invece ci danno una sitcom woke-culture da spararsi nelle p. Se non avevano i soldi per farla, dovevano finire con la prima, con dignità.
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