The Plucky Squire: quando una favola è la nostra migliore realtà

The Plucky Squire di Devolver Digital: uno speciale dedicato alla fantasia di All Possibile Futures

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a cura di Nicholas Mercurio

Si racconta di una storia, avvenuta non molto tempo fa, dove il suo protagonista è un impavido scudiero di nome Pennino, un dolce e vivace bambino che sogna racconti fatati e un mondo di giochi. Come per tante matite, penne, scatolette e orsetti parlanti la sua storia è raccontata per noi in The Plucky Squire, sviluppato da All Possibile Futures e mostrato stanotte al Devolver Digital Summer Showcase 2022, l’evento dedicato a tutte le produzioni dell’editore statunitense, celebre per la pubblicazione di opere come Carrion, In Loop Hero e My Friend Pedro.

Si tratta di un videogioco indipendente che proietta un bagliore di fantasia capace di illuminare persino l’oscurità più tetra e tenebrosa, mentre i colori vivaci prendono pieno possesso del libro che si apre per noi per raccontarci trame e misteri dal grande significato autoriale. Non è un mistero che Devolver Digital, puntando su questo progetto, abbia deciso di affidarsi a un taglio classico e autoriale per proporre un mondo colorato racchiuso nella stanza di un bambino.

Di ambientazioni, mondi e luoghi ne abbiamo visti tanti nel corso della nostra carriera da giocatori. Molti di essi hanno saputo coinvolgerci, diventando parte integrante del viaggio, proponendosi e interfacciandosi con una larghissima fetta di pubblico. Prendiamo in esempio It Takes Two, che per raccontare una storia ci ha fatto impersonare i litigiosi sposini Cody e May in una delle esperienze cooperative più significative degli ultimi anni.

Mentre esploravamo il mondo fantasioso di Josef Fares e cucivamo il loro rapporto, abbiamo viaggiato in un mondo di fantasia che avevamo visto soltanto In Alice Madness Returns. D’altronde, le fiabe e le favole sanno sempre come raccontare delle storie, esprimendo attraverso le loro sfumature quanto sia strana la vita.

Dentro la stanza di Sam: come ritornare bambini

Non è un caso che queste storie partano sempre dalla cameretta di un bambino, come se al suo interno ci fosse un mondo da esplorare. Come se da essa, all’improvviso, Peter Pan potesse prenderci, portandoci ben oltre la seconda stella a destra. Davanti abbiamo una porta chiusa con il logo di Devolver Digital e dei simboli che scacciano via gli ospiti indesiderati, simili alle etichette che mettevamo per dire in maniera indiretta ai nostri genitori di non disturbarci. Eppure, per noi quella porticina rossa si apre, come se non ci fossero segreti tra noi e il videogioco, come se tra Sam e Pennino fossimo degli intermediari, mentre quei pupazzetti parlanti, le matite e gli astucci di scuola ci danno il benvenuto.

A colpirci del trailer, mentre venivamo accolti al suo interno, sono stati gli oggetti posizionati in giro per la cameretta. Raccontano la quotidianità di un bambino, come è normale che sia, con i suoi giochi e i suoi sogni che si avverano mentre il resto del mondo procede a un ritmo frenetico, non dando alle speranze lo spazio e il tempo che meritano. All’improvviso la telecamera si sposta su un libro, che si apre una volta che ci avviciniamo alla sua rilegatura, mostrando Pennino armato di spada e coraggio mentre affronta creature di ogni sorta, attraversando a passo rapido le sue pagine ingiallite. Al contempo, l’avventura si apre in diversi scenari proprio come un libro, facendosi sentire come i protagonisti delle storie di Brandon Sanderson e di James Barrie, mentre i disegni ci immergono nella più fervida immaginazione.

Quanto è strana la fantasia, ma quanto sono meravigliosi i videogiochi che la trattano mettendo al centro i nostri ricordi bambineschi cercando di risvegliare quei ricordi che hanno un significato intenso e particolare.

È cosa abbiamo provato nel vedere il trailer di un minuto e mezzo del gioco mentre lo analizzavamo, accorgendoci che questa storia non sembra accontentarsi di tratteggiare un racconto dalle ottime premesse, ma di farcelo vivere come se al suo interno ci fosse quella favola rimasta da tempo nel cassetto e che ora, desiderosa di uscire per stupire il mondo, intendesse sorprenderci allo stesso modo, con i toni e il taglio di chi vuole raccontare la fantasia in ogni sua sfumatura.

È proprio qui che ci accorgiamo come si unisca alla realtà, proponendosi in modo convincente perché coinvolge le emozioni fanciullesche che accennavamo prima. Durante la visione del trailer ci siamo accorti quanto effettivamente i colori fossero vitali e rilevanti mentre lo analizzavamo e cercavamo qualunque significato potesse essere interessante.

Se ci pensiamo, la potenza dei cromatismi è quella che rende un’opera videoludica godibile agli occhi quanto allo spirito di chi la vive. Questo insieme di elementi potrebbe rendere The Plucky Squire un videogioco molto più particolareggiato di quanto dia a vedere nel suo trailer, perché abbraccia uno stile giocoso e vivace che racconta la fantasia nella sua interezza, con il tema – ormai portante – del libro che diventa il punto nevralgico del racconto in cui prendono forma le avventure di Pennino.

Il mondo in un libro

Il mondo è in un libro, letteralmente, e quello di The Plucky Squire sembra cambiare man mano che si avanza nell’esperienza di gioco. È un po’ un’allegoria, se ci pensiamo, tipica della fantasia: se le scale di Harry Potter cambiano e dobbiamo fare attenzione quando lo fanno, questo videogioco passa da una grafica bidimensionale a tridimensionale. È la cosa più piacevole del gioco, se consideriamo i vari modi d’approccio del gameplay che, a sua volta, potrebbe rappresentare una sorpresa gradita e inaspettata per tutti quelli che stanno cercando un'esperienza significativa e memorabile.

Inoltre, il gameplay è a misura d'arte: la fantasia sembra il cuore pulsante dell'esperienza ed è diretta a coloro che dovrebbero provarne un po' di più per essere più felici. Tuttavia, quello che si incastra fedelmente in quello che pare essere una struttura ludica convincente e variegata è il suo modo di proporsi, come se da quelle pagine spuntassero dei nemici inaspettati a spaventosi da un momento all'altro.

Mentre osservavamo il trailer, abbiamo notato un orso spregevole che Pennino malmenava con dei guanti da boxe, e che poi affrontava dei nemici con la spada in pugno, come un guerriero impavido.

Successivamente ci siamo trovati in una cittadina con una visuale isometrica che abbiamo esplorato in lungo e in largo mentre ci rendevamo conto quanto che davanti a noi si stagliava una visione precisa, fatta di scelte coraggiose da parte dello studio di sviluppo. La varietà nel gameplay è difficile da raggiungere se non si hanno delle conoscenze approfondite di game design e una cultura ampia del videogioco.

A quanto pare All Possibile Futures ha deciso di prendersi un grosso rischio, diversificando le azioni di gioco e unendole in un grande insieme per arrivare a quello che potrebbe essere un obiettivo finale dalla grande personalità. Ma oltre alle pagine vuote da riempire con il nostro racconto, le riflessioni e i ricordi che si sono risvegliati all'improvviso mentre osservavamo The Plucky Squire, assorbendolo come si risucchia l'emozione più travolgente, ci siamo accorti che le ambientazioni, decisamente favolose e fantasiose, potrebbero dimostrarsi ben più di quello che sembrano.

Sicuramente è impossibile restare impassibili di fronte a un castello composto da matite colorate, come lo è non lasciarsi coinvolgere dai combattimenti o dagli enigmi di gioco, che se ben congeniati all'interno della produzione potrebbero sorreggere la sua struttura ludica. Nel trailer tutto questo è mostrato per risvegliare la fantasia dello spettatore, nonché per permettergli di immergersi in questo viaggio nella fantasia.

Se da una parte il team di sviluppo sembra di non aver paura di rischiare, dall'altra c'è un videogioco che, a conti fatti, mette al centro il giocatore e le sue emozioni, come se quello che si apre davanti non fosse altro che un modo come un altro per leggere un racconto e farlo proprio.

Forse abbiamo bisogno di storie così, di racconti che non mettano in soggezione e non diano troppe informazioni. Magari necessitiamo di semplicità, una bella storia e di un libro per essere felici. E se è virtuale, come è quello di The Plucky Squire, ancora meglio.