7 anni in carcere per pirateria software, sentenza storica

Negli Stati Uniti farà storia la condanna di un cittadino a 87 mesi di prigione per aver venduto copie illegali di diversi software. La stessa pena è stata assegnata da altri giudici per reati apparentemente molto più gravi.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Un cittadino statunitense è stato condannato a 7 anni e 3 mesi di prigione per pirateria informatica. Tra il 2003 e il 2008 Naveed Sheikh ha venduto online copie di Microsoft Office, Adobe Photoshop, Mac OSX, Windows XP e altri software, e secondo le autorità è un "pirata seriale" che ha causato alle aziende danni per quattro milioni di dollari.

Parliamo quindi di pirateria a scopo di lucro e "in leggero favore di Sheikh" scrive Andy di Torrent Freak "il software non era presentato come autentico. I contatti di Sheikh sapevano di comprare copie illegali, e presumibilmente hanno risparmiato cifre sostanziose sulle licenze".

Ad aggravare la situazione del pirata c'è poi il fatto che Sheikh non ha nemmeno pagato le tasse che avrebbe dovuto. Il reato è quindi palese, ma la sentenza è di quelle che fanno discutere; anche perché Sheikh si è dichiarato colpevole in aula. Ora dovrà scontare 87 mesi di carcere, e trovare il modo per ripagare quattro milioni di dollari alle aziende danneggiate.

La decisione del giudice farebbe pensare a crimini ben più gravi di quelli portati a termine da Sheikh. Sempre su Torrent Freak, troviamo un elenco di casi in cui è stata assegnata la stessa condanna: abbiamo un caso di furto allo Stato tramite falsa fatturazione per 9 milioni di dollari; il capo di una gang criminale che si è reso colpevole di sparatorie e spaccio di droga; poi un caso di distribuzione di eroina e sfruttamento di minori; c'è poi una condanna per possesso e distribuzione di materiale pedopornografico e possesso illegale di armi.

Crimini che sembrerebbero ben più gravi rispetto alla vendita di software piratato, ma il giudice Richard D. Bennett la pensa diversamente a quanto pare. Da un punto di vista legale potrebbe anche essere ammissibile che si equipari la violazione di copyright al furto, ma è legittimo metterla sullo stesso piano di crimini come quelli citati?