Addio pezzotto, i tifosi devono prepararsi a pagare un sacco di soldi?

La nuova legge antipirateria sta facendo sentire i suoi effetti, ed è sempre più difficile vedere il calcio senza pagare il prezzo richiesto

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

La nuova legge “antipezzotto” è attiva e, anche se la piena operatività si raggiungerà tra poco più di un mese, i primi blocchi sono già attivi. È già più difficile vedere partite di calcio senza pagare i necessari abbonamenti, e il blocco riguarderà anche le VPN.

Entro il 31 gennaio 2024, infatti, tutti gli attori coinvolti dovranno attivarsi e seguire le indicazioni di AgCOM per bloccare le trasmissioni pirata. In sostanza, la versione più recente del documento accoglie almeno in parte le lamentele degli operatori telefonici, che si vedevano come gli unici preposti a bloccare i contenuti. Oggi invece AgCOM sottolinea che anche altri dovranno adeguarsi: chi fornisce servizi DNS alternativi, i motori di ricerca e i fornitori di VPN.

Vale la pena ricordare che la richiesta è complessa e onerosa: una volta individuato uno streaming illecito, bisogna adoperarsi per bloccarlo entro 30 minuti. Una cosa (molto) più facile a dirsi che a farsi. E i motori di ricerca, con la stessa tempistica, dovranno eliminare i risultati di ricerca che portano alle pagine incriminate. 

Dunque provider Internet, motori di ricerca e fornitori VPN; dal primo febbraio 2024 tutti questi attori dovranno agire per impedire di vedere eventi sportivi in modo illecito. 

Funzionerà? Difficile a dirsi, ma le premesse non sono delle migliori. Anzi, per come stanno le cose ora sembra che ci siano le condizioni ideali per uno scaricabarile infinito. Se il flusso pirata resta online dopo 30 minuti, si potrà sempre dare la colpa a qualcun altro. E alla fine, forse, sarà nuovamente il classico italiano cambiare tutto per non cambiare niente

Il portafogli dei tifosi

Il punto centrale è naturalmente il profitto: dalle società di calcio agli sponsor, fino alle piattaforme TV, sono tanti quelli che guadagnano con il calcio. Ci sono anche altri sport naturalmente, ma la torta più grossa (e l’unica davvero significativa) è quella del calcio. 

DAZN in particolare paga alla Federazione cifre stellari per avere il diritto di trasmettere le partite. Parliamo di cifre così alte che persino Sky a un certo punto si è tirata indietro perché era troppo. Poi, comprensibilmente, non sono contenti se qualcun altro le trasmette illegalmente. Se poi quel qualcuno ci fa anche del profitto, al danno si aggiunge la beffa. 

Dall’altra parte ci sono i tifosi e gli appassionati di calcio: milioni di italiani che vogliono vedere gli atleti giocare, ma che non vogliono o non possono permettersi di pagare quanto richiesto. Se uno volesse vedere tutto, ma proprio tutto il calcio che c’è da vedere, ci vorrebbero più di 600 euro l’anno. 

Una cifra che pochi possono permettersi in un paese dove gli stipendi sono fermi a 30 anni fa. In altri paesi si paga anche di più per vedere il calcio, ma in linea di massima sono paesi dove mediamente i lavoratori hanno più soldi a disposizione, il che rende il confronto poco sensato.

Per molti italiani vedere il calcio è una questione essenziale, ma non per questo dobbiamo giustificare atti illegali, o ricoprirli di un’immaginaria copertura di “giustizia sociale”. 

Si può vivere senza vedere le partite di seria A, così come si può vivere senza Netflix, senza Disney+, senza la seconda auto (e certe volte senza la prima) e senza tante altre cose. Si può fare tutto, si può rinunciare a tutto, pur di non intaccare i guadagni dei calciatori, delle piattaforme di streaming, dei network pubblicitari e tutto il resto. Ma ha senso farlo? 

Le persone vogliono solo guardarsi le partite senza mettere a rischio le vacanze di Natale, no? Non sembra una richiesta esagerata. Il calcio, soprattutto la serie A, forse è davvero diventato una cosa marcia e corrotta, ma in qualche modo è ancora un pezzo di cultura popolare. E se chiedi un prezzo troppo alto per la cultura popolare, puoi star certo che le persone tenteranno di non pagarlo. Tentare di fermarle con la coercizione non ha mai funzionato e non funzionerà mai. 

E forse, se le persone non vogliono pagare non è nemmeno solo una questione di soldi. Forse sotto sotto c’è una dichiarazione di libertà, una specie di protesta contro il fatto che decine, centinaia di aziende private hanno un po’ di controllo sulla nostra vita, anche sull’intrattenimento. 

È come se il calcio fosse diventato il palcoscenico della lotta tra i giganti della comunicazione e il piccolo uomo che vuole vedere una partita senza dover chiedere un prestito. E così, alcuni di noi decidono di alzare il dito medio e cercano alternative. È come se stessimo cercando di riprenderci un po' di quel potere che sentiamo di aver perso - anche se la verità forse è che non l’abbiamo mai avuto.

Forse c’è una via di mezzo? Forse esiste un modo di vedere il calcio pagando il giusto? Certo che sì: i prezzi dovrebbero essere nettamente più bassi, e la maggior parte sarebbe più che felice di pagarli, così come pagano oggi il pezzotto. Sarebbero pochi quelli che sceglierebbero un’alternativa illegale, semplicemente perché non varrebbe più la pena di prendersi il disturbo.

DAZN se lo può permettere? La Federazione se lo può permettere? Se lo possono permettere i calciatori e gli sponsor? Ovviamente possono rinunciare a una piccola parte dei loro profitti restando ricchissimi. E non ci sarebbe bisogno di licenziare nessuno, visti i profitti impressionanti che hanno registrato le aziende negli ultimi anni. Basterebbe essere un pochino meno avidi.

Immagine di copertina: flisakd