AgCom chiude la piattaforma per condividere Netflix, chi sarà il prossimo?

La condivisione di abbonamenti è diventata una cosa brutta, ma non è sempre stato così

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Agcom ha ordinato il blocco dell’accesso a Gamesgo, un sito che aiutava gli utenti a condividere gli abbonamenti. Qualcosa di simile al più famoso Together Price, o a Spliit, Diveedi e altri; tutte piccole imprese che, a questo punto, forse stanno guardando al futuro con preoccupazione.

La misura tuttavia è stata presa per tutelare in particolare DAZN, quindi gli altri servizi potrebbero pensare che togliere quella piattaforma sia una buona soluzione per uscire dai radar della vigilanza. Ma non è detto che funzioni.

La notizia arriva in concomitanza con la nuova politica di Disney, che alzerà i prezzi di Disney+ e si attiverà per ostacolare la condivisione degli account. Che è quanto ha fatto Netflix nell’ultimo anno.

Proprio l’esperienza di Netflix è il motore che, forse, ha messo in marcia tutto questo: molti pensavano che l’azienda ci avrebbe rimesso, che gli utenti avrebbero cancellato l’abbonamento. Ma non è stato così, anzi è successo l’esatto contrario: Netflix ha visto crescere abbonati e fatturato, anche se è un effetto a breve termine e non ci dice nulla su come andranno le cose nei prossimi anni. Questo ha probabilmente incoraggiato Disney, che negli Stati Uniti controlla anche Hulu, un’altra piattaforma di streaming molto grande.

E questi cambiamenti, forse, hanno in qualche modo invogliato le autorità a bloccare Gamesgo. Dopotutto, la condivisione dell’account è in violazione del contratto, quindi una cosa illegale a meno che non si stiano violando clausole vessatorie - cosa decisamente poco probabile.

Secondo il Consiglio di Stato (sentenza 7512 del 3 agosto 2023) ha deliberato che “lo sfruttamento in qualsiasi modo realizzato di un abbonamento, stipulato da un utente con un operatore economico [...] all’insaputa del primo operatore economico (nel caso di specie, DAZN), costituisca un’attività illecita in violazione delle regole, anche eurounitarie, sulla tutela del diritto d’autore”, fa sapere Massimiliano Capitano (Commissario AgCom) su Linkedin.

Molti lettori senz’altro sapranno che non è sempre stato così, come ci ricorda il famoso tweet dove Netflix diceva che “amare è condividere una password”, e che per qualche ragione non è mai stato cancellato.

Naturalmente la condivisione degli account è stata determinante per permettere a questi servizi di crescere e di diventare i colossi che sono oggi. Se non fosse stato possibile condividere la password di Netflix, forse sarebbero falliti già da qualche anno.

Ma non ci possiamo fare proprio niente, a meno di voler rinunciare completamente ai servizi che ci piacciono. Si tratta di quel fenomeno che Cory Doctorow chiama enshittification (qui una traduzione in italiano di Paolo Attivissimo), e che si verifica sempre. Un servizio parte bene, con tante cose belle per gli utenti e un prezzo basso o persino gratis, poi comincia a peggiorare, a diventare più costoso, e alla lunga diventa pessimo.

A ben guardare, con Netflix o Disney+ non siamo messi nemmeno tanto male: accettare un prezzo più alto è fastidioso e magari ti viene voglia di disdire, ma se si pensa a cosa sia la enshittification di Twitter, Facebook o altro, forse c’è poco da lamentarsi.

Immagine di copertina: kunilanskap