Avatar di Elena Re Garbagnati

a cura di Elena Re Garbagnati

Forse non troviamo altre forme di vita al di fuori della Terra perché qualora esistesse una civiltà così evoluta da intraprendere viaggi interstellari, sterminerebbe tutte le altre. Questa soluzione "alternativa" al paradosso di Fermi è venuta al ricercatore russo A. A. Berezin della National Research University of Electronic Technology (MIET).

Se siete curiosi, è argomentata in un sintetico PDF (un paio di pagine discorsive) pubblicato sul sito ArXiv, dove qualunque ricercatore può pubblicare un suo lavoro prima che sia stato sottoposto alla peer review. Lo studio quindi è da prendere con la dovuta cautela.

Depositphotos 94793306 l 2015

Detto questo, partiamo dall'inizio: per quanto ne sappiamo oggi, la Terra è l'unico posto in cui c'è vita. Tuttavia più studiamo l'universo più appare chiaro che il nostro Sole, il nostro pianeta e la chimica alla base della vita non sono così speciali. Dopo decenni di ipotesi alla ricerca di una soluzione al paradosso di Fermi, Berezin ha pubblicato un documento in cui sostiene che la soluzione "è banale, che non richiede alcuna controversa ipotesi", nonostante sia "difficile da accettare, in quanto predice un futuro per la nostra civiltà che è peggiore dell'estinzione".

L'autore parte dal debellare la definizione comunemente accettata di "forme di vita" per trovarne una che semplifichi le cose: "classificare come forme di vita tutti gli oggetti che esibiscono i seguenti tratti: omeostasi, organizzazione, metabolismo, crescita, adattamento, reattività e riproduzione". Il metabolismo può essere generalizzato come "consumo di energia" che caratterizza qualsiasi forma di vita; l'adattamento è una conseguenza dell'evoluzione, e poiché l'evoluzione è l'unica ragionevole spiegazione per la vita complessa, l'adattamento dovrebbe essere intrinseco. Lo stesso è valido per la reattività agli stimoli: anche se non è direttamente presente a livello individuale, la selezione naturale è di per sé stessa uno stimolo reattivo. Crescita e riproduzione sono gli elementi più importanti perché forniscono un incentivo affinché la vita si diffonda dal suo habitat originario, e inevitabilmente, nello spazio. Da notare che non è stata tirata in ballo l'intelligenza, che "ci risparmia definizioni troppo complicate".

depositphotos 71512677 l 2015 mothman 73438a2b7ec777faa173b916fc742db9e

Foto: Depositphotos / @Mothman

Partendo da questi punti, secondo Berezin una forma di vita può essere un organismo biologico come noi, ma anche una IA che si è ribellata ai suoi creatori, oppure un insieme di menti distribuite su scala planetaria come quelle descritte da Stanislaw Lem in "Solaris". Qualsiasi essa sia, il punto è che per raggiungere un pianeta al di fuori del proprio sistema solare dovrebbe essere talmente evoluta da poter intraprendere viaggi interstellari, il che implica capacità e mezzi tali da poter sradicare qualsiasi forma di vita. Anzi, per dirla tutta, la prima civiltà che dovesse riuscire a intraprendere viaggi interstellari dovrebbe "necessariamente eliminare ogni civiltà concorrente per alimentare la propria espansione, e per non essere distrutta da altre civiltà con gli stessi mezzi.

Insomma, una civiltà più è sviluppata più dev'essere aggressiva? Secondo Berezin la dinamica sarebbe paragonabile al lavoro di "un'impresa edile che stermina un formicaio mentre demolisce un immobile: semplicemente non ha motivi per tutelarlo".

Vi state immaginando nei panni delle formiche? È qui la sorpresa: nella teoria di Berezin non siamo le formiche, siamo i muratori dell'impresa di demolizione. "Siamo qui, il nostro pianeta e la nostra stella sono ancora relativamente intatti e stiamo già pensando alle prime sonde interstellari". Chiamando in causa il principio antropico e supponendo che l'ipotesi di cui sopra sia corretta, allora questo significa che probabilmente saremo i primi a raggiungere il viaggio interstellare. E molto probabilmente anche gli ultimi".

et1 9b96179bad5bc1602ea9194d4f8fcd7f5

Insomma, l'esito di un incontro con gli alieni sarebbe l'opposto di quello che ha ipotizzato Stephen Hawking.  

Siete sollevati? Io in realtà no, perché significherebbe che il futuro della "nostra civiltà è peggio dell'estinzione". Ma "l'unico modo per scoprirlo è continuare a esplorare l'universo alla ricerca di vita extraterrestre".

Magari non la troveremo nemmeno mai perché gli alieni sono tutti morti - come sostiene una teoria formulata in uno studio dell'Australian National University - o sepolti sotto ai ghiacci, o magari il primo contatto avverrà solo fra 1500 anni e chi sta leggendo non si dovrà più preoccupare della questione.


Tom's Consiglia

Se vi piace l'approccio scientifico alla ricerca di vita extraterrestre consigliamo di leggere Alieni: C'è qualcuno là fuori? Del fisico Jim Al-Khalili. Se invece il vostro approccio è più nello stile complottista potrebbe appassionarvi Blue planet project. Il documento più controverso sulla presenza aliena sulla terra.