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a cura di Elena Re Garbagnati

La realtà a volte è più avvincente della fiction: è quello che accadde il 16 luglio 2013, quando l'astronauta italiano dell'ESA Luca Parmitano rischiò letteralmente di affogare durante una passeggiata spaziale a causa di una perdita nella tuta spaziale che portò il casco a riempirsi con 1,5 litri d'acqua.

Un episodio talmente iconico e drammatico che sta per diventare un film-documentario: si chiama "EVA 23" dal nome dell'Attività ExtraVeicolare in questione, e potremo vederlo dal 14 luglio.  

La storia insegna che tutto andò bene e che @astro_luca, grazie al suo sangue freddo e al duro addestramento che ha seguito da militare prima e da astronauta poi, riuscì a gestire la situazione nel migliore dei modi e a rientrare nella ISS. Quello che offre "EVA 23" quindi non è un'avventura che attira per il finale a sorpresa, ma una vicenda che spinge ad essere seguita per capire esattamente come andarono le cose durante quell'evento. E che insegnò a tutti noi che, nonostante le tecnologie moderne, andare nello Spazio resta un'attività che può costare la vita.

Quello che accadde lo raccontò lo stesso Luca Parmitano più e più volte sia sul suo blog, sia nelle numerose interviste che rilasciò (in questa pagina riportiamo quella diffusa dall'Agenzia Spaziale Italiana). Il 16 luglio 2013 Luca aveva in programma la seconda attività extraveicolare della missione Volare. Dopo circa 30 minuti l'acqua iniziò a riempire il casco pressurizzato, prima bagnandogli la nuca, poi arrivando alle orecchie, tanto da rendere difficoltoso sentire le comunicazioni del Centro di Controllo. Nel giro di pochi minuti arrivò a un livello tale da rischiare di impedire a Luca di respirare e di vedere attorno a lui.

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Luca Parmitano. Crediti: ESA

"La parte superiore del casco è ormai piena d'acqua, e non so neanche se la prossima volta che respirerò dalla bocca riuscirò a riempirmi i polmoni di aria e non di liquido. Mi rendo conto che non sono neanche in grado di capire in che direzione andare per rientrare all'airlock. Riesco a vedere solo per poche decine di centimetri intorno a me, e non riesco a individuare le maniglie a cui ci aggrappiamo per muoverci intorno alla ISS".

La spiegazione tecnica dell'accaduto fu inclusa in 222 pagine del rapporto ufficiale, in cui si legge che il problema fu originato da un guasto a una valvola meccanica, che impedì all'acqua di circolare correttamente convogliandola nel circuito dell'aria. Un problema che diede le prime avvisaglie già nella prima attività extraveicolare di Luca, la EVA 22 di qualche giorno prima, e che fu erroneamente imputato alla sacca di riserva dell'acqua. Rimpiazzata la sacca, l'astronauta riusò la tuta per la seconda volta.

Nella EVA 23 non solo il problema si ripresentò, ma rischiò di far perdere la vita all'astronauta. In quei momenti drammatici nemmeno al centro di controllo si pensò a un guasto alla valvola, o al fatto che l'acqua in condizioni di assenza di peso avrebbe avvolto la tesa dell'astronauta. La fisica dei liquidi nello Spazio è nota, ma non fu applicata a quella particolare circostanza. Non sapendo come gestire l'emergenza, l'unico ordine che arrivò a Parmitano fu quello di rientrare nella ISS.

Luca Parmitano si salvò grazie al suo sangue freddo, alla sua capacità di comprendere la gravità della situazione e di gestirla, tanto che la commissione d'indagine scrisse che "il comportamento lucido e pacato davanti all'allagamento del suo casco ha probabilmente salvato la vita dell'Ev2 [Luca Parmitano, N.d.R.]".

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Gli errori che condussero all'incidente e alla sua gestione furono dovuti al fatto che non era mai accaduto nulla di simile in passato, e nessuno aveva messo in preventivo che sarebbe potuto accadere, tanto che non era mai stato simulato a Terra un guasto di questo tipo.

La storia come detto sopra è nota, ma questo nulla toglie al fatto che EVA 23 merita di essere visto, perché un conto è leggere un PDF con un resoconto di terze parti, o leggere il suo libro sulla missione Volare, altra cosa vedere quelle che accadde in sequenze di immagini che probabilmente resteranno impresse a tutti.


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