Foxconn: lasciate perdere Galaxy S III e aspettate iPhone 5

Il massimo dirigente di Foxconn è convinto che il prossimo iPhone metterà in imbarazzo il prodotto di punta Samsung. Dichiarazioni pesanti, da inquadrare nell'ambito di una concorrenza spietata condita da vecchi rancori.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Secondo il gran capo di Foxconn, Terry Gou, i consumatori non dovrebbero comprare il Samsung Galasy S III, ma aspettare il prossimo iPhone. L'amministratore delegato di Hon Hai, società che possiede Foxconn, lo ha affermato in occasione di un'intervista (qui una sintesi) con il sapore di un attacco diretto a Samsung, e un retrogusto di scontro nazionale tra Cina e Corea del Sud.

Terry Gou ha infatti parlato anche della collaborazione con Sharp e di come servirà per competere con il colosso sudcoreano. Non è però semplice concorrenza perché, secondo il dirigente cinese, Samsung "ha l'abitudine di fare la spia ai danni dei propri concorrenti", riferendosi alle vicende che portarono a una multa per cartello nella produzione di televisori.

Terry Gou

Secondo Gou l'iPhone 5 farà vergognare il Samsung Galaxy S III. Di certo non sappiamo se sarà vero ma, a proposito d'imbarazzo, qualcuno ha fatto notare che un GS III ha provocato una piccola esplosione con rischio d'incendio, proprio com'era accaduto ad alcuni iPhone. Un caso isolato per ora, e speriamo che lo resti.  

Secondo Gou la partnership con Sharp scuoterà il mercato dei televisori, e Samsung dovrebbe preoccuparsi. "Rispetto i giapponesi e in particolare il loro stile nell'azione e nella comunicazione", spiega Gou. "A differenza dei coreani, non ti colpiscono alle spalle". D'altra parte anche criticare così pesantemente il GS III proprio mentre arriva nei negozi si può definire un colpo basso, come minimo; difficile valutare se avrà un qualche effetto sulle vendite, e in che misura.

Quanto alle critiche, Foxconn ora deve affrontarne una nuova: l'Università tecnologica di XièAn ha infatti deciso d'imporre ai propri studenti uno stage estivo di due mesi negli stabilimenti della fabbrica. Gli studenti sono in rivolta, e affermano che si tratta di un "addestramento militare" e non di formazione lavorativa. Per l'università invece si tratta di dare ai laureandi consapevolezza del lavoro vero; a tutti, da Ingegneria a Scienze Sociali.

Chi ha già partecipato allo stage però dice di non aver imparato nulla che non sapesse già dalle superiori. In compenso Foxconn ha avuto un po' di manodopera gratis: un vantaggio che sfruttano anche le aziende nostrane (anche troppo) ma considerando la bufera che ha attraversato Foxconn proprio sui temi dello sfruttamento e delle condizioni di lavoro, forse sarebbe stato meglio evitare altro rumore. Chissà, magari gli studenti di Scienze della Comunicazione sarebbero stati più utili in questo caso.