Franceschini e la patata bollente dell'IVA sugli e-book

Domani il Ministro Franceschini incontrerà a Torino i colleghi europei per parlare fra le altre cose di copyright e IVA sugli e-book. La speranza è che si giunga a una posizione comune da giocare sul tavolo della riforma fiscale UE.

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a cura di Dario D'Elia

Domani a Torino vi sarà la riunione informale dei 28 ministri europei della cultura, presieduta dal ministro Dario Franceschini. Si tratta di una delle iniziative legate al semestre di Presidenza italiana del consiglio dell'Unione Europea. Per altro nel capoluogo piemontese sabato scorso è iniziata la "Settimana della Cultura", una manifestazione ricca di eventi, mostre e incontri.

Franceschini

Il tema più caldo di domani però sarà quello riguardante il diritto d'autore e l'IVA sugli e-book. È inutile girarci intorno, non si può parlare di economia digitale ed editoria senza inciampare sulla tassazione. Come giustificare infatti l'IVA al 4% sui libri cartacei e quella al 22% sugli e-book? Impossibile, eppure in Europa la discriminazione tiene duro. Persino Bruxelles in questo caso fa da ostacolo. I francesi, che quando si parla di cultura nazionale si fanno pochi scrupoli, sono sotto procedura di infrazione per aver applicato repentinamente una tassazione del 5,5% ai libri elettronici.

Sarebbe bello se il nostro Ministro della Cultura Franceschini domani rilanciasse su questo punto. Se non altro si farebbe "perdonare" la sortita sull'equo compenso, che oggi grava più di ieri su ogni tipo di dispositivo tecnologico.

E dire che non ci vorrebbero grandi consulenti per spiegare a chi di dovere che un e-book non è un videogioco e neanche un software. E che la riduzione dell'IVA abbasserebbe i prezzi e di conseguenza stimolerebbe le vendite. Gli editori sembrano impotenti e quando dicono che i costi di stampa, stoccaggio e trasporto dei libri non consentono margini di manovra c'è da credergli. Questi pesano per il 13% del listino (cartaceo), quindi sul fronte e-book eliminandoli vi dovrebbe essere un vantaggio. Purtroppo no, perché la differenza di IVA è del 18%, quindi alla fine l'elettronico non è più conveniente.

Non resta che sperare che le chiacchiere fra ministri giungano a un compromesso, da giocare poi sul tavolo della revisione fiscale comunitaria previsto per dicembre.