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a cura di Dario D'Elia

"Noi riteniamo che un unico player sia meglio di due e siamo estremamente aperti per una collaborazione o una partecipazione con altri, speriamo che anche Open Fiber sia altrettanto aperta al dialogo con noi come noi lo siamo con loro: bisogna essere in due per ballare il tango, noi ci siamo", ha dichiarato ieri l'AD di Telecom Italia Amos Genish, durante un incontro con la stampa.

L'invito a Open Fiber non è mai stato così esplicito, ma la metafora del tango sorvola su uno dei nodi della questione: chi deve condurre? Per una collaborazione il tema non è fondamentale. Telecom potrebbe accordarsi con Open Fiber per sfruttare la rete in fibra FTTH sia nelle aree concorrenziali, come stanno facendo i concorrenti Vodafone, Wind-Tre e Tiscali, che in quelle a fallimento di mercato dove stanno procedendo i lavori grazie ai bandi Infratel. Ovviamente l'ex monopolista giocherebbe la carta della collaborazione là dove conviene. Quindi presumibilmente nelle zone non interessate dal progetto Flash Fiber e nei cluster C e D più strategici e meno infrastrutturati.

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Amos Genish, AD di Telecom Italia

Se si parla invece di "partecipazione" e quindi di una sinergia nel progetto di societarizzazione della rete, la questione si fa più complessa. L'azionista di maggioranza Vivendi ha sempre esplicitato una linea che prevederebbe una Netco a controllo e gestione TIM, con una eventuale partecipazione pubblica. Il Fondo Eliott invece punterebbe a una public company piuttosto aperta a ogni potenziale investitore.

Sul fronte politico, già dalla passata legislatura e trasversalmente, la linea sarebbe quella di ritornare a un'unica infrastruttura nazionale con partecipazione pubblica. Al solito, questa strada sarebbe percorribile mettendo a fattore comune sia la rete Telecom che quella di Open Fiber. E ovviamente stabilendo un valore equo per i rispettivi asset.

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Nel frattempo Genish ha ricordato che l'AGCOM si è già espressa positivamente sulla "decisione di scorporare" e che "entro fine anno sarà pronto il quadro normativo". La separazione della rete di accesso, secondo il manager, dovrebbe avvenire quindi entro il primo trimestre 2019. A breve vi sarà un incontro con i vertici di Open Fiber, ma comunque non  prima della nomina dei nuovi vertici di Cassa Depositi e Prestiti - detentrice del 50% dell'azienda.

Durante l'incontro stampa Genish ne ha approfittato anche per ribadire il suo impegno in Telecom: ha smentito l'ipotesi che di una sua uscita. "Lavoro h24, sette giorni alla settimana e sono determinato insieme al management a portare avanti il piano fino al marzo 2021", ha assicurato.

"Nel cda di Tim ci sono alcuni membri indaffarati a diffondere congetture false e poco attendibili che minano e mettono a repentaglio la capacità di centrare gli obiettivi del management. Ma questo non ci fermerà". Il riferimento sarebbe ai nuovi consiglieri designati recentemente dal Fondo Eliott. Casi isolati comunque.

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"È un consiglio nuovo, alcuni membri devono capire il mandato, che è di consiglieri indipendenti e non esecutivi. Chiunque vi sia dietro si deve allineare, non ci scoraggiano, nulla ci intimidisce né ci impedisce di svolgere il nostro lavoro", ha aggiunto.

Lo sguardo comunque è già al prossimo consiglio di amministrazione fissato per il 25 giugno. Fra i temi da affrontare la valutazione sulla gara per le frequenze 5G prevista per settembre. Il rischio è di un investimento da 1,5 miliardi di euro - tra asta e implementazione - con una prospettiva di ritorno economico fissata non prima del 2020.

Infine c'è stata una battuta sull'avvento di Iliad. "Abbiamo sofferto meno degli altri, e in saldo della number portability del primo trimestre e del secondo sono positivi", ha dichiarato Genish. "Nei prossimi mesi vedremo cosa succederà, l'offerta di Iliad è aggressiva ma non rivoluzionaria. La nostra posizione di forza ci tutela, abbiamo una rete migliore, un'offerta di valore migliore e una rete di negozi fisici".

Iliad, secondo Genish, con un'offerta a 5,99 euro rischia un ritorno negativo di 2 euro a cliente, perché i costi sono risaputi.

E poi c'è la questione della presunta irregolarità dei chioschetti digitali. "Ci aspettiamo che la competizione sia per tutti alle stesse condizioni. Secondo noi Iliad non ha ottemperato alla legge Pisanu. Aspettiamo di vedere cosa deciderà l'authority".