Twitter: con Search plus Your World Google ci danneggia!

Search plus Your World è il modo di Google per annunciare l'integrazione di Google+ all'interno delle ricerca. Informazioni personali, foto, video e preferenze dei nostri amici avranno peso all'interno delle nostre ricerche. In casa Twitter vanno su tutte le furie, intravedendo pericoli per la concorrenza.

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a cura di Manolo De Agostini

Twitter: con Search plus Your World Google ci danneggia!

Insomma, cambiamenti evidenti e l'uso di tanti dati personali per affinare la nostra esperienza di ricerca e tenerci legati ancora di più all'ecosistema dei servizi dell'azienda - legando l'utenza a Google+, cercando così di allontanarla da Facebook e non solo.

Certo, ad alcuni cultori della privacy non piacerà questo collegamento tra tante informazioni, e a Mountain View (intuendo possibili pericoli) si sono cautelati con le opzioni di personalizzazione. Tuttavia, inutile negarlo o girarci attorno, questa è l'evoluzione che il Web ha preso negli ultimi anni, e la strada sembra tracciata. Difficile stabilire il confine tra invadenza della privacy e indulgenza a offrire informazioni su chi siamo e cosa facciamo per una migliore esperienza online, perché se per noi questo può non essere un problema, per altri potrebbe esserlo.

Il capo del dipartimento legale di Twitter, Alex Macgillivray, parla di un "brutto giorno per Internet"

Il vero punto cruciale del dibattito è sorto tuttavia dopo poche ore. A lamentarsi non è stata Facebook, Microsoft o un'associazione sui diritti digitali o la concorrenza del mercato, bensì Twitter. L'azienda ha comunicato tutto il suo disappunto per le novità presentate da Google.

"Per anni le persone si sono affidate a Google per ottenere i risultati più rilevanti in qualsiasi momento volessero trovare qualcosa su Internet. Spesso vogliono saperne di più sugli eventi mondiali e le ultime notizie".

"Twitter è emersa come una fonte vitale dell'informazione in tempo reale, con oltre 100 milioni di utenti che inviano 250 milioni di tweet ogni giorno su virtualmente qualsiasi argomento. Come abbiamo visto più volte, le notizie fresche arrivano prima su Twitter; il risultato è che gli account Twitter e i tweet sono spesso tra i risultati più rilevanti".

"Siamo preoccupati che in seguito ai cambiamenti apportati da Google, trovare queste informazioni sarà molto più difficile per tutti. Pensiamo che sia un male per le persone, gli editori, le agenzie di stampa e gli utenti Twitter".

La risposta di Google non si è fatta attendere, seppur stringata. "Siamo un po' sorpresi dai commenti di Twitter su Search plus Your World, perché hanno scelto di non rinnovare l'accordo con noi la scorsa estate, e da allora abbiamo osservato le loro istruzioni rel = nofollow". Per completezza, Wikipedia spiega che Nofollow "è un valore assegnabile all'attributo rel dell'oggetto HTML a per indicare ai motori di ricerca che un Collegamento ipertestuale non deve influenzare la classificazione della pagina web del collegamento nell'indice dei motori di ricerca stessi".

Le due aziende avevano siglato un'intesa negli anni passati, terminata nel luglio dello scorso anno, che prevedeva la presenza dei tweet all'interno della ricerca in tempo in reale di Google. La paura di Twitter è sostanzialmente una: perdere il ruolo che ne sta caratterizzando l'ascesa, cioè quello di servizio che oltre a fare da social network, è fonte anche di tanta informazione "dal basso".

Con Search plus Your World, cioè con l'integrazione di Google+ nel motore di ricerca più usato al mondo, in molti potrebbero vedere "l'ecosistema Google" più funzionale per comunicare, ricreando quel circolo virtuoso di legami che tanto sta facendo crescere Twitter nell'ultimo periodo.

A vedere le novità, e poi questa reazione, viene da pensarla come MG Siegler di TechCrunch, il quale pensa che il Dipartimento di Giustizia americano finirà per indagare su questa svolta dei servizi Google, perché sotto il profilo della concorrenza online potrebbe avere effetti dirompenti.

Chiaramente è solo un'opinione, del tutto contestabile (ma il fatto che Google possa fare ciò che vuole sui propri servizi, laddove è in posizione dominante in un settore, non ci trova concordi), perché è complicato capire i meccanismi con i quali si muovono le istituzioni. Di certo dopo questo scambio di battute iniziale ci attendiamo nuovi strascichi polemici, magari su livelli più alti più altri che nel seppur già interessante battibecco tra due aziende.