Robot e meccanizzazione...dobbiamo avere paura?

Intervista a Federico Pistono, autore del libro "I robot ti ruberanno il lavoro, ma va bene così".

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a cura di Manolo De Agostini

Robot e meccanizzazione; dobbiamo avere paura?

Finiremo quindi tutti in stato d'indigenza, disoccupati cronici tenuti in vita con un sussidio dallo Stato? È uno scenario che non si può certo scartare, per come stanno evolvendo le cose oggi, ma quello che fa Pistono nel suo libro è lanciare un allarme e indicare una strada possibile, senza però la presunzione di avere la verità in tasca. D'altronde devo ancora conoscere qualcuno che ce l'abbia.

"Nell'attuale sistema economico la perdita del lavoro a causa di macchine, robotica, intelligenza artificiale e via dicendo è certamente una tragedia. Tu perdi un lavoro che non puoi più riavere, allo stesso tempo hai difficoltà nel trovarne un altro in un diverso settore, perché anche quel lavoro probabilmente è già stato automatizzato, o lo sarà a breve", ha affermato Pistono, prendendo ad esempio i progetti di automobili che si guidano da sole, come la Google Car.

 

Apple ci mostra come è fatto un nuovo Mac Pro. Un lavoro certosino, fatto in gran parte delle macchine.

"Se guidi un camion o un taxi per vivere sappi che nel giro di qualche anno gran parte dei veicoli sarà automatizzata.  E se pensi che non sia un problema, e che magari potrai andare a fare il giardiniere, sappi che probabilmente anche quel lavoro verrà automatizzato... e così via. Diventa un gioco impossibile dove rincorri un qualcosa che è sempre più veloce di te".

Basta puntare su lavori ad alta complessità e specializzazione per uscire da questa dinamica senza uscita? Affatto. Secondo Pistono in meno di 20 anni sarà impossibile competere con le macchine a ogni livello. "Quando ne parlavo quattro anni fa mi davano del pazzo, mi dicevano che non ero un economista, che non capivo niente. Adesso Nobel per l'Economia come Paul Krugman e grandi istituzioni come la Oxford Martin School of Economics mi danno ragione e confermano i miei dati. La cosa inizia a essere preoccupante".

Ed è qui che il discorso si è fatto interessante, tanto che gli ho chiesto: ben, allora cosa facciamo? "Quello che tento di fare con il mio libro è mettere in discussione il modello economico attuale", afferma Federico Pistono, che aggiunge "se non lo facciamo la disuguaglianza sociale continuerà ad esacerbare. [...] Bisogna affrontare il periodo di transizione come un passaggio a un altro sistema economico. In particolare penso che ci sia il bisogno di aggiornare le proprie competenze imparando cose nuove. Molti stanno tornando a scuola per imparare perché la loro precedente specializzazione è ormai obsoleta. Le scuole però sono vecchie, ci mettono troppo a cambiare, quando invece dovrebbero aggiornarsi ogni sei mesi".

Cose da cartoni animati? Mica tanto....

"Anche aggiornandosi con nuove conoscenze, un sistema economico dove robotica e intelligenza artificiale crescono in modo esponenziale non è sostenibile. Bisogna chiedersi in che direzione andare e usare le conoscenze apprese per spostarsi verso un differente sistema che io chiamo società open-source. È un sistema in cui tutta la conoscenza  umana - medica, tecnologica e altro - viene resa ad accesso pubblico, rilasciata tramite una licenza libera (es: Creative Commons). Questo ci serve per far sì che nel 2030 nessuno dovrà più lavorare per vivere una vita dignitosa".

Le tecnologie che oggi sono agli albori, come la stampa 3D, secondo Pistono potranno stampare a livello molecolare usando pochissima energia e materiali decomposti dai rifiuti. Le stampanti potranno inoltre ricevere energia dal Sole, grazie a nanotecnologie capaci di catturare energia a un'efficienza impensabile oggi. "Immaginate se tutto ciò che ci serve - dagli oggetti fisici ai servizi - diventa frutto d'intelligenza condivisa. I costi verrebbero abbattuti, portandoli quasi a zero. Tutto questo è impossibile fino a quando esiste un sistema di brevetti o il copyright come li intendiamo oggi".