Il telefono che trasmette emozioni, ti tocca e ti bacia

Un ricercatore tedesco ha mostrato alcuni prototipi di telefoni cellulari che grazie a un sistema di sensori e attuatori sono in grado di simulare il respiro, la stretta delle mani e persino il bacio con l'interlocutore. Tecnologie ancora acerbe, che danno un'idea delle strade che segue la ricerca.

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a cura di Valerio Porcu

Senior Editor

Fabian Hemmert e Gesche Hoost del Design Research Art di Berlino hanno creato un telefono "emozionale", capace di riprodurre sensazioni tattili. Grazie ad alcuni curiosi accessori i prototipi - mostrati alla conferenza Mobile HCI (Human Computer Interaction with Mobile Devices and Services) di Berlino - possono simulare baci, abbracci e carezze.

Uno dei prototipi, per esempio, ha un sensore che misura l'intensità del respiro di chi parla, e dall'altra parte l'interlocutore può "sentirlo" grazie a micro getti d'aria. Un manicotto permette poi di "stringere la mano" a chi ci sta parlando. Ci sono persino due labbra finte che dovrebbero simulare un bacio più o meno intenso, con tanto di sensore di umidità da un lato e una sorta di spugnetta dall'altro. Erano già stati mostrati l'anno scorso al TEDxBerlin.

Questo sistema dovrebbe farci sentire la mano dell'altra persona

Le prime reazioni di chi ha provato i prototipi, sopratutto il bacio, non sono certo entusiaste. Hemmert tuttavia è ottimista, e crede che tecnologie come queste abbiano un futuro più che interessante.

"Come possiamo rendere le telecomunicazioni più emotive, e perché dovremmo farlo?" - si chiede il ricercatore sul palco. "Una ragione è lo scambio d'informazioni, e per quello la parola va benissimo. L'altro è che vogliamo essere in contatto, perché l'altra persona non è con noi. È un bisogno emozionale più che uno razionale".

"Come comunichiamo con i cellulari?", continua Hemmert. "Possiamo usare i messaggi, o mandare un bacio durante una videochiamata. Ma per quanto riguarda il contatto messaggi, voce e video sono tutto ciò che possiamo fare. Forse possiamo permettere alla gente di entrare in contatto fisico".

Fabian Hemmert, alla presentazione dell'anno scorso

Per chi si occupa dell'argomento si tratta dopotutto di un problema ben noto. Nella comunicazione umana meno del 20% del messaggio è veicolato dalle parole di per sé. Tutto il resto è linguaggio non verbale: tono, espressioni, distanza tra le persone, vari codici culturali e naturalmente contatto fisico.

L'idea di rendere le comunicazioni a distanza sempre più simili a quelle faccia a faccia non è certo nuova, quindi. E di certo non sarà una spugnetta umida la meta finale, ma tutt'al più una tappa intermedia, se non un punto di partenza.

D'altra parte l'idea di riprodurre il contatto fisico ha implicazioni da prendere in considerazione. C'è chi si chiede se in futuro non saremo spinti a vivere ancora più isolati l'uno dall'altro, se non finiremo per sostituire una conversazione in una caffetteria con una chiamata multisensoriale.

Preoccupazioni che tuttavia possono attendere. La comprensione della sfera emotiva, del linguaggio e dei suoi meccanismi e di buona parte del cervello umano ancora ci sfuggono. Comprenderli è una base fondamentale per chi aspira a simulare l'essere umano: fino a che non saremo un po' meno ignoranti, non c'è pericolo.