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a cura di Andrea Balena

Le produzioni americane di alto livello, sia al cinema che in televisione, soffrono spesso di un grande e fastidioso morbo, che ne intacca la godibilità generale agli occhi di uno spettatore europeo: il patriottismo stelle e strisce più becero. Oltre alle centinaia di volte in cui compare la bandiera americana in un film di Micheal Bay - qualcuno l'ha fatto, e ne sono uscite quasi 500 in tutta la sua carriera - l'amore per la patria ha spesso trasformato opere interessanti in blande dimostrazioni di potenza militare e ottusa prepotenza su altre culture, ridotte a stereotipi o peggio ancora demonizzate, in particolare dopo l'11 settembre.

Fortunatamente i tempi stanno cambiando, e anche il colosso dell'Occidente sta cominciando ad ammettere i propri errori passati e li mette in scena persino nelle proprie produzioni televisive.

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Dai russi all'ISIS

Se con il biopic The Looming Tower hanno rivisto la propria storia, con Jack Ryan vediamo questa rinnovata coscienza applicata nel racconto di finzione, in particolare con un personaggio molto amato dal pubblico statunitense, nato dalla penna di Tom Clancy nel pieno periodo della Guerra Fredda, quando la guerra alle informazioni con i sovietici stava raggiungendo il culmine.

Il protagonista, un analista della CIA dal passato militare, risolveva ogni crisi internazionale che gli si parasse davanti con arguzia, tanto da guadagnarsi promozioni su promozioni proseguendo nei libri, fino a diventare il Presidente della nazione. In questo reboot contemporaneo i nemici non sono più spie russe, ma la nuova generazione di terroristi medio orientali che vogliono destabilizzare l'Occidente tramite il microterrorismo e la paura. Il villain di questa prima stagione, lo sceicco Suleiman, è un personaggio più variegato e interessante da seguire di un qualsiasi terrorista televisivo, e la sua caratterizzazione non si ferma solo ad essere un emulo di Bin Laden.

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Un boyscout nell'animo

Chi è Jack Ryan? Il modo più semplice per descriverlo è immaginare una versione verosimile di Capitan America, senza il siero del supersoldato ma con altrettanto senso della giustizia. In questa versione è interpretato da John Krasinski, la star di The Office dall'atteggiamento sornione che lo hanno reso un meme della rete. Paradossalmente è stata questa sua qualità ad essergli valso il posto, oltre a un inaspettato physique du rôle: sotto la sua faccia da bravo ragazzo, il Ryan di Krasinski nasconde bene le cicatrici (reali e spirituali) del suo passato militare che ancora lo tormentano. Nonostante si sia ritirato a una tranquilla vita d'ufficio, una volta richiamato alle armi non si tirerà indietro. Un personaggio che rappresenta in tutto e per tutto l'idealismo americano classico, ma inserito in un contesto (quello dello spionaggio e della lotta al terrorismo) dove il confine fra giusto e sbagliato è labile e confuso. Ma ancora più interessante del protagonista è la sua nemesi.

Jim vs John
C'è speranza per tutti.

I cattivi non nascono per caso

Gli autori Carlton Cuse e Graham Roland hanno appreso una lezione vitale dagli attentati degli ultimi anni: i terroristi sono figli della situazione sociale e culturale in cui crescono. Sin dal prologo del primo episodio veniamo introdotti alla lunga strada che Ali Suliman ha seguito per diventare il signore della guerra che incontriamo nel presente, da quando rimase orfano in tenera età per mano di un attacco aereo da parte degli americani, fino all'estradizione e alla crescita nei rioni di Parigi, il cui razzismo e indifferenza lo ha portato solo sulla strada del radicalismo. Gli sceneggiatori ovviamente non parteggiano per lui né danno un senso alle sue azioni più brutali, ma lo presentano come il figlio di un sistema occidentale corrotto e che ha fallito nell'integrazione dei migranti. Per il nostro Jack si dimostra un avversario tenace e scaltro, le cui mosse sono imprevedibili e ragionate, tanto da rappresentare in più di un'occasione una minaccia reale e tangibile per il mondo intero.

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A caccia di terroristi per il globo

Mentre Netflix ha da tempo abbracciato la filosofia del divide et impera per quanto concerne i suoi prodotti, Amazon Prime Video è stata molto più cauta nel produrre le sue serie originali e Jack Ryan ne rappresenta un caso unico: lo show punta sin dal primo episodio a uno spettacolo visivo di alto livello, con sequenze d'azione più ricercate della media televisiva e un sacco di location diverse in giro per il mondo. Nella sua caccia a Suleiman, Jack lascia gli uffici della CIA per i sobborghi etnici parigini, le Alpi innevate, i deserti dello Yemen e le coste della Siria, mantenendo un ritmo sempre alto e sostenuto per tutte le sue otto puntate, con pochissimi tempi morti a spezzare l'azione.

Un grande merito va all'apertura della sceneggiatura nei confronti di realtà molto diverse da quella statunitense: sia nell'attenta rappresentazione della comunità mussulmana francese - al centro dell'interesse della narrativa dopo la recente stagione di attentati - sia nel rappresentare i fenomeni migratori che interessano il Medio Oriente, dedicando un'intera puntata alla devastante tratta che i profughi dalla guerra e povertà compiono pur di raggiungere le sponde occidentali del Mediterraneo.

Jack e Greer

Jack Ryan non rappresenta di certo una rivoluzione nel mondo della serie TV, ma si rivela uno dei nuovi show più solidi di quest'annata e segno di un rilancio in pompa magna dell'offerta della piattaforma di Amazon. Il suo vero colpo da maestro è stato quello di svecchiare un personaggio e un genere di storie, eliminando quel fastidioso patriottismo che risulta ormai anacronistico nel 2018.


Tom's Consiglia

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