Il jailbreak dell'iPhone, secondo Apple, pone rischi alla sicurezza nazionale. È quanto sostiene di fronte a un giudice (pdf), per osteggiare la richiesta della EFF di rendere del tutto legale la "liberazione" dell'iPhone (pdf).
Il problema starebbe nel fatto che l'operazione di jailbreaking opera sul chip BBP, cuore del sistema telefonico, che permette al telefono di agganciarsi a un ripetitore GSM. Operazione, tra l'altro, necessaria solo se lo smartphone è bloccato e lo si vuole usare con un altro operatore.
Il pericolo del jailbreak è evidente. Chiamate anonime - Clicca per ingrandire.
Maggiori libertà renderebbero l'iPhone roba da terroristi, che potrebbero fare chiamate anonime, o anche per spacciatori di droga, che apprezzerebbero di poter telefonare in pace senza doversi preoccuparsi della polizia. Oppure si potrebbero fare danni più seri, come lanciare comandi e mandare in crash i ripetitori.
Apple, quindi, blocca l'iPhone per evitare che tanto potere venga usato dai super-cattivi del mondo. Da un grande potere derivano grandi responsabilità, lo sappiamo, e non vogliamo certo che Magneto e compari se ne vadano in giro a distruggere il mondo con un Melafonino.
Nel frattempo chi ha usato il jailbreak sul proprio iPhone si sta godendo Google Voice, l'applicazione VoIP bandita dall'AppStore. Si era puntato il dito contro AT&T, l'operatore telefonico, che però ci ha tenuto a specificare di non aver nulla a che vedere con il fattaccio, visto che l'AppStore è di Apple e se lo gestisce lei.
Insomma, tra SMS killer, spacciatori, terroristi, e applicazioni indesiderate, davvero non si capisce perché Apple insista con questo prodotto. Forse perché, a occhio, ha un utile lordo di quasi il 60% su ogni unità? Oppure perché l'App Store è una bella fonte d'introiti?
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